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E Milano “scippa” a Morciano Boccioni e Pomodoro

Il campanilismo fa brutti scherzi. E non risparmia neppure il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera. Il quale oggi sotto il titolo “Boccioni, un milanese al Palazzo di vetro per celebrare il seggio italiano”, annuncia l’imminente esposizione nella sede dell’Onu a New York dei dipinti “Dinamismo di un corpo umano” ,”Elasticità” e quattro disegni del maestro del Futurismo. Occasione della mostra, il prossimo ingresso dell’Italia nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

L’articolo si dilunga, con soddisfazione, sul fatto che la scelta non sia ricaduta sui “soliti” geni toscani del Rinascimento:  “La consueta cartolina della «camera con vista» di Firenze avrebbe sprigionato un fascino un po’ ingiallito, non più adeguato a descrivere l’ottava potenza industriale del mondo”. Invece, “il testimone è passato alla Milano futurista che esaltava la velocità, l’elettricità, la modernità”. E poi le opere di Boccioni, inviate negli Usa dal Comune di Milano, provengono dalla mostra “che lo scorso marzo, a Palazzo Reale, ha celebrato il primo centenario della morte di Umberto Boccioni”.

Già. Ma quel “milanese” riferito a Boccioni sulle pagine cosmopolite del “Corrierone”? Nella capitale morale non si ignora certo che Umberto Boccioni nacque nel 1882 a Reggio Calabria da una famiglia originaria di Morciano di Romagna e che trascorse la sua infanzia a Forlì.

Non bastasse, l’articolo ricorda che “all’esterno del Palazzo, invece, già dal 1996 l’Italia è ben rappresentata dalla super fotografata scultura di Arnaldo Pomodoro (altro artista, come Boccioni, milanese d’adozione). Ma un altro artista, però, che ha qualcosina con cui spartire, di nuovo, con Morciano di Romagna, essendoci addirittura nato, il 22 giugno del 1926. 

Certo, un titolo come “due morcianesi al Palazzo di vetro” sarebbe risultato alquanto criptico al lettore non romagnolo. Ma Milano si ritiene davvero così povera di gloria da doversi intestare perfino i personaggi “adottivi”?  Semmai son cose per noi, gente di provincia.

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