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14 gennaio – “Zner aier”

Oggi 14 gennaio la Chiesa celebra San Felice; sacerdote e confessore di origine siriana che agli albori del IV secolo rifiutò la carica episcopale di Nola scegliendo di vivere da eremita. Avrebbe così sopportato tante privazioni da meritare il titolo di “martire” anche senza essere stato ucciso dai pagani.

E le privazioni erano la norma in questo periodo dell’anno in cui in Romagna cade la festa di Sen Feliz. 

Tutti i proverbi parlano di come i più poveri rasentassero la vera disperazione; “Zner l’è un fred arabì, tot i purét s’augura d’ murì”, gennaio è un freddo arrabbiato, tutti i poveri si augurano di morire, recita un adagio cesenate raccolto a fine ‘800 da Umberto Foschi.

“Zner e fa e pont, fabrer ul romp”, gennaio fa il ponte, febbraio lo rompe, dove il ponte è la lastra di ghiaccio che ricopre (o ricopriva) i terreni.

Non resta che aspettare e sperare: “Zner inussè, fabrer un vo amachè; zner inussè l’è za, fabrer  ul amacarà; se fabrer u ne po amachè, merz u i ven a aiutè”, gennaio duro come l’osso, febbraio lo vuole schiacciare; gennaio duro come l’osso è già, febbraio lo schiaccerà, marzo lo viene ad aiutare.

In questa condizioni, anche le piante rischiano grosso: “Zner quand l’è arivè, la pianta l’as vo agiazè; intat che merz un vnirà, e’ sugh l’la pianta un intrarà”,  gennaio quando è arrivato la piante si vuole ghiacciare; fintanto che non verrà marzo il succo nella pianta non entrerà.

Unica eccezione è l’aglio, che proprio ora vuole essere piantato: “Chi vol un bel aier, sia piantè e’ mes ‘d zner”, chi vuole una bella porca d’aglio, lo pianti nel mese di gennaio.

Non fosse abbastanza chiaro, il saggio ammonisce: Se t’vu un bel aier, piantal del mes ad zner; ‘d fabrer s’ t’al piantarè, poc ai t’arè; ‘d merz s’ t’l’ è da piantè, la fadiga t’at pu arsparmiè”, se vuoi una bella porca d’aglio piantalo nel mese di gennaio; se lo pianterai di febbraio ne avrai poco; se l’ha da piantare in marzo, ti puoi risparmiare la fatica. In estrema sintesi, “Zner aier, fabrarol aiol, merz aiaz”, gennaio “agliaro” (molto aglio), febbraio “agliolo” (così così), marzo “agliaccio”(poco buono).

E come va piantato? Ce lo ricorda Gianni Quandamatteo: “L’ai l’ha da santì è son dal campeni!”, l’aglio deve sentire il suono delle campane; ovvero, non va troppo interrato.

Nella nostra regione l’aglio più rinomato è quello di Voghiera, in provincia di Ferrara, che si è conquistato la tutela di un marchio Dop. Sulle sue infinite qualità si è favoleggiato da sempre. Non solo per le riconosciute proprietà antibatteriche e come antidoto infallibile contro streghe e malocchio, ma addirittura per i potenti effetti afrodisiaci che quello coltivato nelle argille ferraresi possederebbe oltremisura. Così almeno si riteneva alla corte estense; per questo i signori di Ferrara avrebbero quindi destinato le terre di Voghiera alle piante da orto, erbe aromatiche e soprattutto all’aglio.

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