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Uno spettro si aggira per il Santarcangelo Festival: lo spettro del gender. E fa infuriare i soliti noti

Continuano le polemiche sul Santarcangelo Festival.

Polemiche che partono da gruppi ben specifici e che si propagano in un tam-tam sia mediatico che interno ai partiti  – Fratelli d’Italia e Lega Nord in particolare – che ha addirittura portato l’ultima edizione del Festival all’attenzione di Franceschini tramite un interrogazione dell’Onorevole Fedriga (Lega Nord).

Un’attacco, quello al Festival, che è stato costante e sistematico ed è iniziato ben prima che Countagious Energy aprisse i battenti. Ma andiamo con calma. Le prime polemiche arrivano da parte del consigliere santarcangiolese di FdI Matteo Montevecchi, 22 anni, (già finito agli onori della cronaca nel 2015 per una mozione non accolta contro “l’ideologia gender“) in occasione dell’opening del “Museum of Non Humanity”, progetto delle artiste finlandesi Terike Haapoja e Laura Gustafsson, colpevole di promuovere contenuti scandalosi  con soldi pubblici. E colpevole, soprattutto, di essere stato inaugurato dall’altrettanto scandalosa Cécile Kyenge e dal Sindaco del PD Alice Parma.

Il secondo bersaglio di Montevecchi, a cui fa eco il Popolo della Famiglia di Rimini, è don Andrea Turchini della parrocchia di San Michele Arcangelo, che “deve dare urgenti spiegazioni”, dopo aver concesso l’uso al Festival e ai suoi ospiti, di parte dei locali della parrocchia. Per il Popolo della Famiglia infatti:  “il Festival di quest’anno esprime e veicola in modo del tutto evidente anche ai più distratti, valori e stili di vita anticristiani, contrari all’insegnamento della Chiesa, del tutto alieni rispetto alla vita e agli interessi delle comunità parrocchiali.”  Alle accuse risponde direttamente don Andrea Turchini, con un’invito (ragionato) al dialogo:” A chi vuole strumentalizzare me o la parrocchia per le proprie battaglie personali che poco hanno di cattolico – almeno nello stile – o per mettersi in evidenza, chiedo sinceramente di lasciar perdere.”

Nel frattempo il Festival, sotto la direzione attenta di Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino, fa il suo corso: nelle due settimane di attività risultano sold-out la maggioranza degli spettacoli, di artisti nazionali e internazionali, e il centro Storico della città si anima di iniziative gratuite come i mercatini o il cinema in Piazza Ganganelli. Nello specifico,  i numeri della 47esima edizione del Festival risultano più che positivi, capaci di portare un pubblico vario e vasto a Santarcangelo: 11.204 i biglietti totali venduti, con un incremento del 45% rispetto all’edizione 2016;per un totale di 236 appuntamenti complessivi, di cui 118 a pagamento e 118 gratuiti; non meno di 12.000 spettatori agli eventi gratuiti; 66 gli artisti coinvolti per 169 repliche di spettacolo; 16 concerti, 5 habitat, 3 laboratori, 6 incontri, 15 proiezioni di film e 12 dj per il lancio di Imbosco, il Dopofestival in un tendone da circo che ha animato le notti di Santarcangelo ai piedi del Parco dei Cappuccini.

Countagious Energy chiude i battenti il 16 luglio, e il 18 arrivano nuove polemiche, in forme istituzionali, come l’interrogazione del piacentino Tommaso Foti (Fratelli d’italia), che chiede spiegazioni sulla sponsorship alla Regione Emilia-Romagna; e in forme meno ortodosse e più social. Proprio il 18 luglio inizia infatti un azione vera e propria azione di disturbo e boicottaggio alla pagina facebook del Festival, recensita da moltissimi utenti con una stellina sulle cinque possibili. A motivare il voto scarso, ragioni che riecheggiano le accuse di Montevecchi: Festival dai contenuti immorali, vergognoso che sia finanziato da soldi pubblici.

Un’azione coordinata e simultanea di molti utenti che fa pensare ad un’organizzazione concordata in precedenza, sospetto che sembra trovare conferma nel commento di un utente, che si tradisce giustificandosi con un Marco Montevecchi che nella fretta della risposta viene chiamato Matteo, proprio come il giovane consigliere santarcangiolese di Fratelli d’Italia:

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Un totale di 180 recensioni negative (numero ancora a salire nel momento in cui l’articolo viene scritto), che hanno generato una una reazione uguale e contraria dai tanti che, addetti ai lavori o meno, hanno colto e apprezzato il programma delle due settimane di contagiuos energy, lasciando una parola gentile e un commento di eccellenza (per un totale di 559 valutazioni a cinque stelle).

Solidarità che rimbalza anche tra le bacheche di chi il Festival l’ha vissuto sia come spettatore che come agente attivo, come i Motus, compagnia di teatro riminese che non solo ha presentato il proprio Uber Raffiche (nude expanded version) nella palestra dell’ITC Molinari, ma ha anche contribuito alla direzione artistica del Festival. Motus, che portando avanti un lavoro incentrato sul corpo come campo di condizionamenti di genere, politici e sociali è stato al centro delle polemiche di Montevecchi, risponde agli attacchi sulla propria pagina facebook, ringraziando il Festival per il suo coraggio e chi c’era per la sua energia. E ancora solidarietà arriva da tanti addetti ai lavori, come il blog di critica Il tamburo di Kattrin, o da attori, artisti e registi, ma anche da chi semplicemente è passato per Santarcangelo. Solidarietà istituzionale arriva anche da parte del Presidente della Provincia di Rimini, Andrea Gnassi, il cui intervento integrale è riportato alla fine dell’articolo.

Polemiche dunque, quelle attorno al Festival, che non accennano a diminuire, e che sembrano trattarne i contenuti come pretesti per attacchi politici dagli obbiettivi chiari, come la stessa Amministrazione del Comune di Santarcangelo, guidata dalla giovanissima PD Alice Parma, o ancora la Provincia o la Regione.

Polemiche che, in realtà, con quello che davvero è successo al Santarcangelo Festival sembrano avere poco a che fare: non è chiaro ad esempio chi, tra gli autori della recenti cattive recensioni su facebook, abbia visto davvero gli spettacoli e si sia informato a fondo, e chi abbia semplicemente fatto il suo “dovere”, premendo il bottone che gli era stato chiesto di premere.

 

Di seguito, l’intervento integrale del Sindaco di Rimini e Presidente della Provincia Andrea Gnassi:

Ci sono un’idea di libertà di espressione e un concetto di cultura, che emergono dalle parole scritte dall’Onorevole Fedriga al ministro Franceschini nella sua interrogazione sul Festival di Santarcangelo, che trovo sinceramente sconcertanti. Quando si domanda “se il Ministro non ritenga di dover assumere iniziative per definire un sistema di vigilanza su eventi culturali realizzati da parte di enti ed associazioni, che utilizzano finanziamenti statali in modo tale da evitare un uso improprio delle risorse pubbliche per eventi […] che per l’interrogante si qualificano come propaganda politica e di diffusione di ideologie totalmente scollegate dalla realtà e dai problemi di concreto interesse dei cittadini”, in poche righe si stabilisce l’opportunità, se non la necessità, di un controllo dello Stato sulla libera manifestazione del pensiero. Quando si chiede che uno Stato vigili sulle attività culturali e che queste, qualora ricevano fondi pubblici, siano conformi ad una linea prestabilita, non è necessario essere laureati in Storia o storici dell’arte per andare con la mente e con la memoria al contesto proprio dei regimi. Quando si biasima infatti l’arte scollegata dai problemi concreti della gente, vien da pensare all’arte come strumento di educazione delle masse (e di costruzione del consenso) che ci rimanda a tempi e situazioni francamente ‘dimenticabili’ e spesso tragiche. E quando si fa un elenco degli spettacoli come fosse quello delle “cose che non vanno bene”, il pensiero della famigerata arte degenerata non pare poi così peregrino. L’idea che le forme di espressione artistica necessitino di una sorta di controllo preventivo, che debbano soggiacere ad un placet politico per essere meritevoli, è semplicemente ripugnante. L’arte, nei Paesi liberi, è libera, e noi tutti – l’on. Fedriga e i detrattori del Festival compresi, ne sono certo – siamo orgogliosi di vivere in un Paese libero e di batterci per la libertà e per le sue forme di espressione, non certamente per la loro arbitraria riduzione. Il Festival di Santarcangelo è un Patrimonio del nostro territorio, è un evento di portata internazionale che fa sold out, che unisce lo spirito della sperimentazione ad una storia ed una tradizione ormai cinquantennali. Piuttosto che farne l’oggetto di polemiche inutili, andrebbe indicato come un modello da esportare per l’evidenza del suo successo: il successo di un evento rivolto specialmente ad un pubblico di nicchia ma capace al contempo di portare a Santarcangelo migliaia di persone attratte dall’atmosfera di una festa che, celebrando le differenze, il genio e la follia, riesce ad unire tutti nell’allegria. E’ l’esaltazione della cultura e del Borgo, della valorizzazione della bellezza e della creatività dei nostri paesi attraverso un modello di sviluppo fondato sulla cultura e non sul cemento o sulla paura e la chiusura. Santarcangelo e il suo Festival sono e saranno in questo senso esempi virtuosi, come San Leo, come Verucchio e i Borghi della Valconca. Lo ripeto, l’arte, nei Paesi liberi, è libera: può essere di nicchia, può essere provocatoria, persino disturbante. Può essere infine “perfettamente inutile”, secondo la celebre massima di Oscar Wilde, che pagò la sua diversità con la prigione. Che fa, Onorevole Fedriga, li caccia tutti in gattabuia?”.

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