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Reedo Lab, a Rimini un laboratorio di moda eco-sostenibile

L’arte di creare. L’arte di trasformare una materia in qualcos’altro. No, non stiamo parlando di chimica o di scienze applicate, ma qualcosa di più artistico, ovvero di design e moda. Un taglio qui, una cucitura là ed ecco che un pezzo di semplice stoffa diventa un vestito all’ultima moda. Ed è per questo che gli stilisti sono considerati degli artisti nel vero senso della parola. Ma prima di essere tali, però, vestono i panni degli artigiani che sapientemente tagliano e cuciono per confezionare vere e proprie opere d’arte. E proprio per non far scomparire questa tradizione artigiana tutta italiana, che a Rimini, è nato Reedo, in cui, oltre a imparare come si produce un abito dalla a alla z, si insegna l’arte del riciclo, della produzione alternativa che diventa ancora più importante quando parliamo di moda. Reedo ed è diretto in maniera appassionata e scrupolosa da Cristiana Curreli, sarta di 35 anni, originaria di Cagliari.

Cristiana, quando è nato Reedo Lab e perché?

«ReeDo Lab è nato il 26 ottobre 2013. ReeDo nasce da un gioco di parole, mentre si cercava il nome a un progetto sul riuso che sarebbe stato portato all’esame di Sociosemiotica della moda da un gruppo di studenti.  ‘Ri-fare’, in inglese ‘Re-do’ ma con una ‘e’ in più che prolunga la sillaba e nella pronuncia la fa assomigliare a un più italiano e scanzonato ‘rido‘. Insomma, un suono divertente, a cui il gruppo di lavoro si affeziona e attorno al quale nasce un logo e una volontà di fare le cose esplorando i terreni del riciclo, del recupero creativo, delle nuove forme di produzione alternativa. Il primo allestimento che porta il marchio ReeDo e ne decreta ufficialmente il debutto in società, è un intero negozio messo a disposizione dal centro commerciale I Malatesta di Rimini, nel 2010, per recuperare uno degli spazi sfitti in modo creativo. Gli studenti che partecipano al progetto, coordinati  dai docenti e dai professionisti che si avvicinano a questo grande esperimento, curano la realizzazione dell’arredo, i prodotti esposti, la comunicazione e la programmazione di eventi periodici in questo spazio che resterà allestito per 6 mesi. Da quel momento il progetto si amplia, coinvolge gli studenti degli anni successivi e diventa oggetto di tesi di alcuni di loro che portano avanti il marchio ReeDo anche in esperienze lavorative e di stage».

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«ReeDoHub è il nome che viene dato alla cooperativa nata dal gruppo di lavoro più consolidato (2011), composto da studenti, ormai laureati, e docenti che decidono di dare una possibilità concreta alla realtà che ReeDo ha saputo far crescere attorno a sé, fatta di professionalità diverse, buone relazioni, stima da parte del territorio. Alla parola ‘ReeDo’ , che rimane a sottolineare la vocazione sostenibile delle attività dell’azienda, si aggiunge ‘hub‘ , ‘perno’ , perché ReeDo nasce con l’idea di aggregare attorno a sé competenze e servizi diversi e integrati, dalla comunicazione alla realizzazione concreta di prodotti, in sinergia reciproca. Si associano per costituire ReeDo Hub Giampaolo Proni ed Elio Marini, ex docenti degli studenti coinvolti e tra i primi ideatori del progetto ReeDo, e un gruppo di ex studenti dei corsi di moda di Rimini: Giulia Ripalti e Fabio Testa, entrambi esperti di fotografia e styling, io e Marianna Balducci, disegnatrice con competenze ed esperienza nel mondo della comunicazione, attualmente al mio fianco come supporto della promozione di ReeDoLab. ​ La cooperativa a dicembre 2015 chiude, ma il ReeDolab continua a esistere, diventa ditta individuale di Cristiana Curreli, cioè mia».

Quali sono le attività principali di Reedo?

«Sartoria classica su misura, corsi professionali di modellistica e confezionamento e la sartoria a noleggio; opzione per cui, pagando a ore, si impara ciò che si vuole, utilizzando attrezzature e macchinari del lab e avvalendosi dei consigli della sarta».

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Da quante persone è composto il vostro laboratorio?

«L’attività è portata avanti da me in tutti gli aspetti, mi occupo io anche dei corsi di modellistica e confezionamento».

Quanti allievi avete per corso?

«Massimo 6 allievi a corso».

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Esistono molte realtà come la vostra nella provincia di Rimini?

«Orgogliosamente posso affermare che siamo gli unici».

Sono più allievi maschi o femmine che si avvicinano al mondo della moda?

«Su 6 persone a corso, cinque sono donne e un solo uomo».

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L’attività sartoriale, quella artigianale intendo, si è un po’ persa negli ultimi anni, secondo voi?

«Purtroppo sì. Nel made in italy c’è una grandissima carenza di sarti giovani, non esiste successione generazionale in Italia, soprattutto nel mondo della moda, e nei dipartimenti più prettamente manuali».

Siete soddisfatti dei traguardi che avete raggiunto in questi pochi anni di attività?

«Certamente, soprattutto per quanto riguarda la sartoria su misura».

Quali sono i prossimi obiettivi di Reedo Lab?

«Aumentare il fatturato, in modo da poter creare una piccola azienda con più sarti e rispondere meglio alle richieste che sono in continua crescita e dare modo a nuove start up di riportare in auge il ‘fatto a mano’ e il ‘creato da sé».

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Se volete saperne di più su Reedo Lab, visitate il sito: www.reedo.it.

Nicola Luccarelli

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