Brutto spettacolo per chi ha effettuato un intervento di pulizia dai rifiuti e una visita guidata domenica scorsa sulla sponda sinistra del Torrente Conca, organizzati dal WWF Rimini. Il WWF Italia ha infatti promosso nei giorni scorsi in tutta la penisola iniziative per la conoscenza e la tutela delle zone umide, importantissime per la lotta ai cambiamenti climatici e la difesa della biodiversità. Sul Conca però i partecipanti hanno trovato ancora rifiuti vari – pneumatici, bottiglie, bidoni e teli di plastica – nonostante le pulizie degli anni passati. “E ciò testimonia la inciviltà di molti cittadini ma anche l’inefficienza delle istituzioni preposte ai controlli su raccolta e abbandono rifiuti”, protesta l’associazione
“Ma ciò che colpisce di più sul Conca – scrive Claudio Papini del WWF Rimini – è la totale assenza di acqua in quello che è il secondo impianto di raccolta della Romagna dopo Ridracoli. Oltre che un’oasi di protezione della fauna, o dovrebbe ancora esserlo. L’invaso è infatti completamente asciutto, una distesa di fango… condita da rifiuti. Colpa del climate change e della siccità sempre più grave o anche di scelte gestionali tese solo a progettare nuovi invasi in Appennino, con pesanti costi ambientali oltre che economici, ed a succhiare sempre più acqua dal Po che è però in secca già da gennaio? Perché non valorizzare ed ammodernare un invaso già esistente come quello sul Conca e puntare sul riuso a fini agricoli delle acque dei depuratori?”.
“Le risorse idriche sono un bene prezioso – prosegue Claudio Papini – non solo per l’agricoltura e le necessità civili, servono anche a contrastare il cambiamento climatico ed a mantenere vivo il territorio. Non possiamo pensare di prosciugare corsi d’acqua e zone umide per tutte le nostre necessità trasformando il territorio in un deserto. Per questo come WWF a fronte della siccità ormai drammaticamente crescente, sosteniamo la necessità urgente di tutelare il reticolo idrografico esistente e le superstiti zone umide, ridurre e razionalizzare i consumi di acqua anche limitando e riconvertendo le attività più idroesigenti, in agricoltura come nei settori civili e industriali, ed avviare concretamente progetti di riuso a fini agricoli dei molti milioni di metri cubi di acque rilasciate ogni anno dagli impianti di depurazione, migliorandone ove necessario il grado di finissaggio”.
“Sono da prevedere costi elevati? Anche la costruzione di nuovi invasi in Appennino comporterebbe spese rilevanti ed in più pesanti impatti ambientali. Sono in arrivo i fondi del PNNR, una occasione irripetibile per avviare l’ammodernamento degli impianti di depurazione e progetti concreti di riuso delle acque depurate… Si avvierebbe cosi una vera riconversione ecologica, portando il principio della economia circolare nella gestione della risorsa idrica. Ma i tempi stanno scadendo – conclude Claudio Papini del WWF Rimini –. Il tempo di decidere è ora… Sapranno le nostre istituzioni cogliere questa drammatica urgenza? Lo stato in cui si trova oggi l’invaso del Conca… una distesa di fango cosparsa di sterpaglie, detriti vari e rifiuti…alimenta i dubbi e lo sconforto”, è l’amara conclusione.