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Vittorio Reta: «Il cromosoma della violenza è ultra fluorescente invece»

Il cromosoma della violenza è ultra fluorescente invece
decifrando una nebbia di equinozi nei planetari
muovendomi con la probabilità degli encefalogrammi diventati cine
resisto in agguato mi immagino dietro la pietra lanciata il nostro
embrione
senza respirare, dietro agli occhi un problema di dosaggi
mi programmo il condizionamento della fascia satellite
della molecola della vita
il cromosoma della violenza è un capitolo dell’avventura
che contiene la filosofia dei vaccini
al di là dell’immunizzazione permanente
delle malattie metaboliche, la rivoluzione è

(forse ho già vissuto nel tuo corpo con la testa rivoltata come un polipo)
saboto le urla che si accendono come luminose
intermittenti sulla parola FINE
forse i valori della specie potranno essere accresciuti
si potrà
pensare a commissionarci la fascia
naturale chiamata DNA satellite
lasciare sospeso
il gesto applicato
e perde il suo sangue
la città è qui male illuminata, in disordine,
(ti immagino dimora del fuoco, decifro nel buio i punti grigi l’imboccatura
della tua silhouette)
Perché piangi?
È l’afa dei lacrimogeni, a seconda di come li porta il vento,
accantoni l’infanzia quando occupi una città,
i cromosomi della violenza, come li porta il vento,
i piedi affondano nei tappeti, in un tappeto pelvico strappano
vedi, il tuo gesto alla finestra, che alza un braccio mima un gesto
compiuto prima a 500 m di distanza quando una mano ha raccolto una pietra
perciò hai il volto ricoperto di mappe epiteliali
ti si sono stampate addosso le impronte digitali in una immensa circolarltà

ecco, ora asciugati, senza male le radici
aspetta un poco
una scarica motoria
che faccia rifluire l’eccitazione
prima che venga toccato il punto zero
ecco, vedi, abito questo episodio al punto di non poterlo descrivere
seguendo una curva, piano, di spalle prima che venga toccato il punto zero
molte volte si contrae la muscolatura liscia

l’afa dei lacrimogeni, la biologia di una lacrima,

quel movimento in cui si è trascinati via,
guarda sta per finire
per raddoppiare la parola che ha provocato
guarda, vedi, forse, sanguino.

Vittorio Reta (Genova, 1947 – Megli, 1977)

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