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Verucchio, alla Rocca Malatestiana il processo a Federico da Montefeltro

Si avvicina il dodicesimo evento / quarta serie, de i “Processi alla storia” curati dall’Avv. Lorenzo Valenti. L’appuntamento è per domenica 16 ottobre 2022 alle ore 17 alla Rocca Malatestiana di Verucchio, l’imputato è Federico da Montefeltro Duca di Urbino. Questo processo alla storia è promosso e sostenuto dal Comune di Verucchio insieme a Riviera Banca, con il patrocinio di Rocca Malatestiana e Ama Parco.

“L’inganno di Verucchio”.
L’eminente figura rinascimentale infatti, sarà alla sbarra per la lettera fasulla firmata Domenico Novello Malatesta con cui annunciava l’arrivo di rinforzi da parte del fratello Sigismondo Malatesta, stratagemma grazie al quale, il 31 ottobre 1462 il condottiero urbinate espugnò la Rocca Malatestiana di Verucchio.

I Processi alla Storia sono simulazioni processuali che uniscono il fascino del rito giudiziario all’approfondimento di eventi e figure storiche di rilievo. Personalità di chiara fama nel campo del diritto indossano la toga dell’Avvocato Difensore e del Pubblico Ministero per affrontarsi in vivaci duelli dialettici al fine di ottenere dal pubblico la condanna o l’assoluzione degli imputati, fornendo una originale e avvincente chiave di lettura di alcuni passi cruciali della nostra storia. (si veda elenco eventi precedenti in calce).

Per la difesa dell’eminente imputato è stato chiamato il brillante e notissimo docente di Storia medioevale presso l’Università di Urbino Prof. TOMMASO DI CARPEGNA FALCONIERI, al quale spetterà di sostenere la difesa di un imputato il cui mito persiste a tutt’oggi ed è oggetto di continuo studio e approfondimento. Ad esempio è di pochi giorni fa l’uscita del volume Le lettere di Federico da Montefeltro alla comunità di San Marino (1441-1482), curato con Michele Conti, San Marino, Centro sammarinese di studi storici, 2022. L’Avv. LORENZO VALENTI, solitamente presidente della Corte, stavolta sosterrà invece l’accusa.

A presiedere la Corte d’Assise e la giuria popolare è chiamata l’Avv. STEFANIA SABBA Sindaca di Verucchio, coadiuvata dal Giudice a latere Avv. GIANGUIDO MAGGIOLI e dalla (vera) Cancelliera TERESA GIOTTI.

Quali testimoni sono stati convocati il soldato mercenario al soldo di Federico interpretato da Marco Pier Giulio Magnani, mentre il Castellano di Verucchio sarà Alberto Guiducci e nelle vesti del Duca Federico vi sarà  Olivier Fabrice Gasperoni.

Al pubblico, vero protagonista dell’evento, sarà affidato il delicato compito di pronunciare il verdetto di assoluzione o di condanna. 

LA VICENDA

L’inganno di Verucchio

L’ultradecennale lotta fra i due nemici giurati, Federico da Montefeltro signore di Urbino e Sigismondo Pandolfo Malatesta signore di Rimini, nel 1462 ha una svolta importante. Nella battaglia del Cesano dell’agosto di quell’anno Federico, che combatteva anche per conto del Papa Pio II, aiutato da Napoleone Orsini, sbaraglia le truppe malatestiane di Sigismondo.

Battuto così sonoramente Sigismondo, Federico comincia la conquista sistematica dei castelli malatestiani intorno a Rimini per conto della “Chiesa”, fra i quali vi era Verucchio. Nell’ottobre dello stesso anno si passò appunto all’assedio di Verucchio “il qual luogo, per esser munito di due forti rocche, fece addilungo gagliarda resistenza.” Nondimeno, alla fine, la prima rocca, difesa solo dal popolo di Verucchio, fu presa. L’altra, situata su di “un alto sasso” e sufficientemente presidiata dalle truppe malatestiane comandate da un Castellano di fiducia di Sigismondo e munita di ogni ordigno necessario per la sua difesa, resistette per lungo tempo a Federico e agli assalitori.

Sicchè Federico studiò il seguente stratagemma. Mandò alla Rocca assediata un soldato “scaltro, ardito e ben informato, assuefatto a fingere”, facendogli molte promesse di denaro ed altri benefici, ad incontrare il Castellano per consegnargli una lettera finta, nella quale aveva contraffatto il “carattere” di Malatesta Novello fratello di Sigismondo e signore di Cesena, apponendovi persino il suo sigillo.

La lettera falsa aveva questo tenore:

Malatesta Novello al Castellano di Verucchio, salute.

Noi essendo stato fatto consapevole, come ora sei costretto dall’esercito Ecclesiastico: prima ti preghiamo, non voler mancare d‘usare la solita prudenza, e fortezza, aspettando la venuta del signor nostro fratello, di già in procinto per dar ogni necessario soccorso. Fra tanto, occorrendoti cosa alcuna pertinente alla costante difesa, non mancar di darcene avviso, e se per sorte non ti trovi aver numero bastevole di soldati a tanto importante custodia, facendone avvisato con prestezza ne saranno mandati. Sta sano.

Il soldato inviato da Federico riuscì ad entrare nella Rocca e fu sottoposto ad un serrato interrogatorio. Rispose con tanta astuzia che fu creduto veramente per emissario malatestiano e venne presa per buona la lettera. Il Castellano scrisse allora una lettera di risposta con la quale dava assicurazioni a Sigismondo della costanza del suo impegno a difendere la rocca e chiedeva sedici o venti soldati “eletti” per continuare la resistenza. Spezzò quindi una moneta a metà, dandone una parte al soldato e mentre l’altra la tenne per sé affinché i soldati inviati in aiuto potessero essere riconosciuti.

L’incaricato dell’inganno tornò presso l’accampamento di Federico e del Legato della Chiesa e riferì lo stato in cui si trovava la Rocca e il Castellano, consegnando la sua lettera. Federico scelse allora sedici soldati “fidatissimi e valorosi”, consegnò loro la mezza moneta e li armò di tutto punto, fornendo loro insegne malatestiane catturate altrove. Tre notti più tardi, intorno a mezzanotte i sedici prescelti si appressarono alla porta del Soccorso della Rocca, fingendosi di essere “spaventati ed affannati nella calca”, mentre il resto dell’esercito di Federico aveva “levato un certo romore per maggiormente colorire il fatto”.

Il Castellano che attendeva speranzoso questo soccorso, interrogò ad alta voce chi fossero ed essi risposero di essere gli inviati del Malatesta. Il Castellano tuttavia rimaneva sospettoso. Ma ricevuta la metà della moneta che combinava perfettamente con la metà che aveva trattenuto, li introdusse dentro la Rocca. Nel mentre i sedici entravano, un paggio che aveva una torcia in mano, osservato bene un soldato dei sedici, disse: “Ho veduto costui nella Corte di Urbino”. Ma il soldato, prontamente e senza perdersi punto, rispose: “E’ vero io son soldato di ventura e servo secondo l’occasione ed in particolare ove corre la moneta più vantaggiata, come ora Malatesta, che mi tratta benissimo.” Questa pronta risposta convinse ancor più tutti di trovarsi in presenza di soldati malatestiani.

Giunti però nel salone grande della rocca i sedici soldati si disvelarono e fecero subito prigionieri il Castellano e chi era con lui. Poi al grido di “Chiesa! Chiesa!” venne aperta la porta principale della Rocca presso la quale attendevano pronti ad entrare i capitani della Chiesa e Federico.

I sedici soldati che avevano fatto l’operazione, quale compenso, “si divisero quanto di buono trovarono nella Rocca”. 

I PROTAGONISTI DEL PROCESSO A FEDERICO DA MONTEFELTRO

Tommaso di Carpegna Falconieri (Difesa). Dottore di ricerca alla Cattolica di Milano, è professore di Storia medievale alla Carlo Bo di Urbino, dove he ricoperto l’incarico di presidente della Scuola di Lettere, Arti e Filosofia. Attualmente è presidente della Società romana di storia patria e presidente dell’Unione internazionale degli istituti di Archeologia, Storia e Storia dell’arte in Roma. Ha vinto un premio della Cultura della Presidenza del Consiglio e ha al suo attivo circa 250 pubblicazioni. Le sue ricerche vertono prevalentemente sulla Storia di Roma, della Chiesa romana, del Montefeltro e dell’Italia centrale; inoltre indaga il tema della testimonianza storica, soprattutto in relazione al falso e all’impostura. I suoi studi più recenti sono dedicati all’invenzione del medioevo dopo il medioevo e alla sua rappresentazione nella contemporaneità (medievalismo). Tra i suoi libri più noti: Medioevo militante (Einaudi 2011, tradotto in spagnolo, francese e inglese). Il suo ultimo libro s’intitola Nel labirinto del passato. 10 modi di riscrivere la storia (Laterza 2020).

Avv. Lorenzo Valenti (Accusa) studia e indaga con passione i temi politico-sociali di storia contemporanea dell’appennino romagnolo e marchigiano. Ha rappresentato le parti civili dalla Provincia di Forli, Rimini e Pesaro nei processi per le stragi naziste del 1944. Ha svolto nel Montefeltro una intensa attività di animazione nelle associazioni culturali e turistiche della zona, collaborando con Tonino Guerra.  Ha organizzato diverse edizioni di Processi alla storia. E’ stato vice presidente della Società di Studi Storici del Montefeltro. Sulla Valmarecchia e il Montefeltro ha pubblicato numerosi saggi fra i quali “Criminalità e giustizia nel Montefeltro romagnolo”, ed. Il Pontevecchio, Cesena 2018, vincitore del premio nazionale di cultura Frontino Montefeltro ed. 2019. E’ stato Presidente Comunità Montana Altavalmarecchia dal 2008 al 2010 e Sindaco di Pennabilli dal 2011 al 2016. Attualmente è nominato all’Ente Parco Sasso Simone e Simoncello in rappresentanza della Regione Emilia Romagna.

Avv. Stefania Sabba (Presidente della Corte d’assise) è sindaco di Verucchio, la cui amministrazione organizza da anni il seguitissimo Festival della Storia.

Avv. Gianguido Maggioli, (Giudice a latere), giovane avvocato del foro di Rimini è appassionato di temi storico-giuridici e di cold case.

Cancelliere Teresa Giotti, Cancelliera presso il Tribunale di Rimini, ora in quiescenza, ha collaborato con i giudici riminesi nei principali processi riminesi dal 1980 al 2020.

Marco Pier Giulio Magnani, Alberto Guiducci e Olivier Fabrice Gasperoni sono attori professionisti con alle spalle numerose esperienze artistiche

 

 

 

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