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IN VALCONCA ABBIAMO AVUTO PIU’ AUTONOMIA, VOGLIAMO USARLA?

Dalla Valconca abbiamo sostenuto, dando battaglia, che il riconoscimento dell’Ambito amministrativo autonomo fosse una battaglia strategica per lo sviluppo del nostro territorio. Oggi non possiamo mollare sedendoci sul risultato ottenuto. Quel risultato, che risale già a 7 mesi fa, è solo il punto di partenza per impostare una strategia di sviluppo, che però ancora non vedo. Il processo aggregativo in atto fra comuni che, se va in porto tutto, ridurrà gli Enti da nove a quattro entro il 2018, non sarà sufficiente a dare tutte le risposte necessarie.

Certo, con le fusioni si daranno risposte importanti alle problematiche gestionali degli enti, al problema gigantesco degli investimenti, al tema della razionalizzazione e dell’efficientamento dei servizi. Tuttavia ci sono funzioni e politiche che vanno e andranno comunque affrontate a livello di Ambito, ed altre addirittura fra più ambiti. Pensiamo alle politiche economiche e turistiche, alle politiche urbanistiche e territoriali, all’infrastrutturazione, alle politiche dei servizi, della sicurezza sociale, territoriale e di ordine pubblico.

Sono temi e funzioni che hanno bisogno di risposte di Ambito (e quindi di Unione) e non di Comuni, ancorchè accorpati. Già oggi l’Unione d’Ambito Valconca gestisce con piena responsabilità funzioni strategiche come il SUAP (Sportello Unico Attività Produttive), la Polizia Locale, la Protezione Civile, l’Informatica, ed altre funzioni a responsabilità limitata come i Servizi Sociali, l’informazione turistica.

Cosa cambia in meglio con il riconoscimento dell’Ambito? Tutto o nulla. Dipende da noi amministratori locali e dalla nostra reale volontà di buttare il cuore oltre l’ostacolo di un malcelato municipalismo.

Prendiamo ad esempio il settore economico e turistico. Oltre che offrire servizi sempre più efficienti alle imprese, l’abbiamo fatto ad esempio con l’informatizzazione del SUAP, dobbiamo darci una politica di sviluppo economico e sociale. Qualificare le nostre aree produttive, sviluppare e valorizzare le nostre produzioni tipiche, specie nel settore agricolo e vinicolo, mettere in rete i nostri diversi prodotti e le nostre diverse offerte proponendo un “marchio” di vallata.

Per questo però serve una strategia d’insieme, serve una visione unitaria del territorio che ancora non abbiamo.
In settembre partiranno i bandi GAL (Gruppi Azione Locale) per i finanziamenti europei con la sua idea strategica di sviluppo che si fonda sulla proposta, per me geniale, della sharing economy. 9,5milioni di euro distribuiti fra Valconca e Valmarecchia nei prossimi 5 anni. Serve subito un tavolo che metta insieme i soggetti pubblici e privati per condividere una strategia e lavorare sui progetti.

Un esempio? Lo sviluppo della sentieristica. Dobbiamo abbandonare lo strabismo che ci fa guardare solo alla costa come una nostra opportunità riflessa, dobbiamo alzare lo sguardo e riflettere sulle occasioni mancate e sulle opportunità in campo. Il turismo dei parchi, delle riserve naturali, delle tipicità, il turismo “multisensoriale” e “multiesperienziale”, sono alla nostra portata.

Pensiamo al valore di un progetto che cuce, mettere in rete, attrezza, mantiene e promuovere la nostra rete sentieristica intorno al fiume Conca. Un progetto col quale dare una classificazione ai percorsi: per gerarchia, percorsi principali, di collegamento, locali e alternativi; per categoria, percorsi da fare a piedi in bicicletta oppure a cavallo; per funzione, storico testimoniale, naturalistica e tipicità locali, paesaggistica; per difficoltà, passeggiate in famiglia, per gli amanti dell’escursionismo oppure dell’avventura.

Pensiamo alla possibilità di intercettare il percorso naturalistico lungo l’Appennino settentrionale che parte da Berceto, nel parmense, e, passando per l’Appennino modenese, scende verso Faenza, la Vena del Gesso Romagnola, per poi risalire al passo del Muraglione, fino al passo dei Mandrioli. Oltrepassato il Savio arriva in Carpegna e si ferma lì, nel punto alto di congiunzione fra il Marecchia e il Conca, a ridosso dei due percorsi fluviali. Per fare questo serve alzare lo sguardo, serve una vision d’ambito e lavorare subito ai progetti Gal. Non c’è tempo per distrazioni, nemmeno se si tratta delle fusioni.

Riziero Santi

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