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Un voto locale mai così nazionale: la posta in gioco

Pensare che le amministrative del 3-4 ottobre siano solo un fatto locale è negare l’evidenza. Si vota per Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli solo per citare 5 capoluoghi di regioni. Si vota per oltre mille comuni italiani, per una regione, la Calabria, per due seggi parlamentari, per uno dei quali si mette in gioco il segretario del Pd Enrico Letta. Un voto che arriva nel mezzo di una competizione politica che deve decidere chi è il capo nel centrodestra tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Campagne elettorali che hanno visto i leader nazionali impegnarsi in veri e propri tour de force in giro per l’Italia.

La posta in gioco è in realtà molto alta: riguarda sì chi governerà le grandi città italiane nei prossimi cinque anni e non è poco, ma influenzerà anche le prossime scelte di politica nazionale, ad iniziare dalla presidenza della Repubblica e finendo con le prossime elezioni politiche, nel 2023 o prima.

Enrico Letta e Giuseppe Conte affrontano la prima prova elettorale da quando sono alla guida dei rispettivi partiti. Per il Pd sarebbe un successo indiscutibile se riuscisse a vincere le elezioni a Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli. Per Conte si tratta di limitare il danno. Il leader dei 5 Stelle sa benissimo che non vi sono le condizioni per ripetere il risultato del 2016 che ha visto il Movimento di Grillo vincere a Torino e Roma. È auspicabile, come ha detto il ministro grillino Federico D’Incà, che i 5 Stelle sostengano i candidati del centrosinistra al ballottaggio. Sarebbe un bel segnale per vincere nelle grandi città e in altri comuni, nonché una prospettiva politica per il futuro. Non sarà semplice superare le rotture di questi anni in più di una realtà comunale. Proprio per questa ragione Giuseppe Conte ha subito raffreddato gli entusiasmi.

Il centrodestra ha concluso una campagna elettorale caratterizzata dalla ricerca di candidati esterni e civici che in molti casi si sono dimostrati inadeguati, a cui si sono aggiunti gli scandali del consulente di Matteo Salvini, Luca Morisi, e dell’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Fidanza. Alla fine, il centrodestra rischia in tutte le grandi città. In alcune, come Bologna e Milano, potrebbe perdere al primo turno. Le probabilità più concrete di un successo sembrano limitarsi all’elezione della regione Calabria, uno dei casi dove il centrosinistra si presenta diviso. Oltre al candidato ufficiale di tutto il centrosinistra e 5 Stelle, Amalia Bruni, sono in campo Luigi De Magistris sostenuto da liste civiche, Sinistra Italiana e l’ex presidente della regione per il centrosinistra Mario Oliveiro. Il centrodestra candida unito Roberto Occhiuto. Vince chi prende un voto in più al primo turno. Difficile che sia il centrosinistra.

Il voto di Rimini è dentro questo quadro nazionale. Non vi è un’alleanza con i 5 Stelle. A Cattolica il centrosinistra è in competizione con il sindaco uscente dei 5 Stelle Mariano Gennari. A Rimini i 5 Stelle sono in competizione con il centrosinistra, accanto alla candidata a sindaco Gloria Lisi, per dieci anni vicesindaca di Andrea Gnassi. Il centrodestra è formalmente compatto sulla candidatura di Enzo Ceccarelli, arrivata quasi fuori tempo massimo. Un’unità appunto formale; in realtà tra gli esponenti di primo piano il malcontento è notevole. Pronta la resa dei conti in caso di sonora sconfitta, soprattutto in casa della Lega. Le decisioni del forlivese onorevole Jacopo Morrone coadiuvato dalla riccionese onorevole Elena Raffaelli hanno incontrato parecchie freddezze nelle fila del centrodestra, stessa Lega compresa. La sconfitta del centrodestra avrebbe un nome e cognome: Jacopo Morrone.

Il centrosinistra ed in particolare il Pd è stato alle prese per settimane in un dibattito interno e anche aspro tra primarie sì, primarie no, continuità o discontinuità dopo i 10 anni del sindaco uscente Andrea Gnassi. Con il senno del poi,  molti tra gli elettori e sostenitori del centrosinistra avrebbero preferito le primarie. A Bologna sono state fatte ed il risultato è stato positivo. Matteo Lepore potrebbe vincere al primo turno con un centrosinistra compatto. Alla fine, a Rimini si è scelta la soluzione di compromesso. La presentazione all’elettorato non solo di un candidato a sindaco ma di un tandem: Jamil Sadegholvaad e Chiara Bellini. Una decisione condivisa dai vertici nazionali del Partito Democratico.

Una soluzione che unisce esperienza ed innovazione, continuità e discontinuità. Nulla di nuovo, anche nel passato le candidature a sindaco del centrosinistra, nei cruciali passaggi da un sindaco a un altro, hanno cercato di coniugare innovazione e continuità. Questa volta però il centrosinistra ci è arrivato con un percorso più tortuoso e non sempre compreso da tutti. Anche per il centrosinistra la posta è alta. Rimini non è Bologna e nemmeno Ravenna, dove la vittoria al primo turno è pressochè scontata. Pesa la candidatura di Gloria Lisi, arrivata inaspettata con una coalizione di liste civiche alleate ai 5 Stelle. Importante, poi sarà il risultato del Pd. La lista “Rimini Rinata” che ha ereditato “Patto civico” di cinque anni fa cerca di ottenere un risultato elettorale di primo piano, ma in competizione proprio con il Pd. Una parte dei candidati di “Rimini Rinata” proviene infatti dall’area del Partito Democratico. Alcuni dirigenti di primo piano del Pd hanno svolto un ruolo attivo e importante nel sostenere la lista civica. Un risultato deludente del Pd aprirebbe un dibattito interno anche in vista del prossimo congresso.

A Cattolica non è stato possibile un accordo fra Pd e i 5 Stelle del sindaco uscente Mariano Gennari. Il centrosinistra punta su Franca Foronchi. Il centrodestra anche qui propone un civico, Massimiliano Gessaroli. Sarà ballottaggio? Tra chi? Domande che troveranno risposte solo nel tardo pomeriggio di lunedì 4.

Negli altri quattro comuni al voto vi sono quattro sindaci che chiedono la riconferma. A Montescudo-Montecolombo la sindaca uscente Elena Castellari  è sostenuta da una lista civica sostenuta dal centrosinistra (non tutto). Nel comune di Novafeltria il centrosinistra con la candidata Ottavia Borghesi cerca di scalzare il sindaco di centrodestra Stefano Zanchini. A Pennabilli Cristina Ferri sfida il sindaco leghista uscente Mauro Giannini. Da ultimo c’è il comune di Sassofeltrio che vota per la prima volta dopo il passaggio di regione. L sfida è fra due liste civiche: Fabio Medici (Insieme di può) e il sindaco uscente Bruno Ciucci (Progetto Comune).

Stefano Cicchetti

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