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Un giorno al supermercato

Sono alle Befane e mi capita una storia. Nella foto non ne vedrete i protagonisti. Vado a prendere il biglietto con il numero per la coda e c’è una ragazzina mora che avrà tredici o quattordici anni.

Su di un triciclo automatico, disabile, tenuta per mano da una sua amica biondina in piedi, stessa età, che ridono come matte. L’amica in piedi ha preso tre numeri, e l’altra ride insieme a lei prendendola in giro. Mi vedono e continuando a ridere quella in basso mi dice “abbiamo preso tre numeri, adesso glielo diamo. Fammi vedere  -rivolta all’amica – ok dagli questo”.

L’altra allunga verso di me un numero. Lo prendo, e la biondina mi dice: “È quello rimasto dove lo metto?”.

“Mettilo lì”, le rispondo. E lei lo appoggia da tutt’altra parte.

Allora le dico: “ma non lì, guarda, qui” e faccio per prendere il numero.

Lei ridendo – persino gli occhi le ridevano – mi dice: “Può fare lei?”.

Rido anch’io e la guardo. È cieca, e l’amica moretta dal basso del suo triciclo sottolinea sempre ridendo aggiunge:  ”Sa, facciamo fatica”.

Mentre metto a posto il biglietto, prendono le loro cose e con un sorrisone mi salutano, una con la mano sulla spalla dell’altra.

Avrei voluto fare una foto con loro, e avrei chiesto anche l’autografo. Loro sono le mie nuove eroine. Come mi sono sentito disabile voi non potete saperlo.

Samuele Zerbini

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