Come tutti gli anni, anche il 2017 non può fare a meno della babele di numeri, cifre, previsioni, barometri che circondano il mondo del turismo. Da una stagione turistica che doveva essere straordinaria, fino al punto che non vi era neanche sufficiente personale per bar, ristoranti, alberghi e stabilimenti balneari, siamo passati alle prime preoccupazione sul perché “la stagione non decolla”.
Ma andiamo con ordine.
Oggi, Patrizia Rinaldis, in una intervista al Resto del Carlino analizza questo primo scorcio di stagione senza tanti giri di parole:” Eravamo partiti bene in occasione del ponte del 2 giugno, poi invece il mese ha deluso, ancora l’estate non è decollata, cosa che dovrebbe accadere nei prossimi giorni. Certamente queste di giugno sono settimane sottotono…. Il mese di giugno va rivisto in un’ottica di rilancio come negli ultimi anni è stato fatto, ottenendo buoni risultati con il mese di luglio”.
Solo che appare oggettivamente complicato caricare di altri eventi un mese di giugno, quando già a Rimini si volgono per esempio Rimini Wellness, Al Meni, la Molo oltre a numerose manifestazioni sportive.
Ancora più singolare la polemica sulla presunta mancanza di personale per mille posti di lavoro vacanti. Qualche settimana fa molti operatori lamentavano proprio questo. Tanti posti di lavoro, soprattutto negli alberghi, ma pochi candidati. I motivi? La burocrazia, la cancellazione dei voucher, la preferenza dei ragazzi a cercare lavori estivi all’estero. Questi gli argomenti più usati dagli imprenditori turistici.
Motivi tra loro abbastanza contraddittori.
La cancellazione dei voucher (ora in parte ripristinati) non incide sull’occupazione stagionale ma su quella occasionale (almeno questo doveva essere la regola, anche prima delle vicende referendarie). La burocrazia esisteva anche le estati scorse e proprio per affrontarla da sempre ci sono i commercialisti e/o le strutture di servizio delle associazioni di categorie.
Il fatto poi che i giovani cerchino di fare la “stagione” all’estero dovrebbe essere motivo di seria riflessione, più che di lamentela, per i nostri imprenditori. A parità di condizioni economiche (ma spesso un lavoro stagionale all’estero è molto più remunerato) un ragazzo di queste parti ha l’opportunità di imparare le lingue straniere, confrontarsi con altri ambiti, fare una esperienza sul campo che magari gli sarà utile anche in Italia, insomma arricchire la propria formazione e non solo a vantaggio suo. Semmai, bisognerebbe forse chiedersi come mai non sono i giovani stranieri a cercare lavoro nel turismo da queste parti, se non per le mansioni meno qualificate: qui non trovano niente da imparare? O le retribuzioni, le condizioni di lavoro e gli inquadramenti non sono proprio attrattivi?
La Cgil fa notare che i lavoratori stagionali lamentano spesso di essere sottopagati, di lavorare a volte anche 10 o 12 ore al giorno, spesso senza giorno libero e senza riconoscimento degli straordinari.
Sicuramente non tutta la ragione (o il torto) sta solo da una parte. Ma e si vuole davvero comprendere al meglio i problemi del settore turistico, si fa fatica a scorgere l’utilità degi annunci ad effetto – “mancano 1000 lavoratori stagionali” – con il consueto corollario di perle di saggezza – “oggi i giovani non hanno voglia di lavorare“, “le stagioni non sono più quelle di una volta”, eccetera.
Anche sulle aspettative dell’andamento della stagione turistica sarebbe utile evitare di commentare, in modo quasi sempre entusiastico, la percentuale di riempimento della settimana in corso. Dire che va sempre tutto bene molte volte serve per una intervista, ma alla lunga stanca.
Basta fare una verifica sulla disponibilità di sistemazioni per scoprire che anche nel prossimo fine settimana il tutto esaurito in riviera non ci sarà: a oggi sono ancora tante le camere disponibili. E allora? Meraviglierebbe il contrario e non si vede perché ogni weekend debba essere presentato come un altro ferragosto.
D’altra parte la crisi economica non è ancora alle nostre spalle, tante sono le famiglie preoccupate del loro futuro ed il numero di chi si può permettere più di una vacanza all’anno non è in crescita.
Le difficoltà della Riviera risentono poi della crisi del mercato Russo (solo in minima parte recuperato rispetto a qualche anno fa) e dei collegamenti (viari, ferroviari ed aerei) poco efficienti rispetto ad altre località turistiche estere, che ci penalizzano su alcuni mercati come quello tedesco o di lingua inglese.
Come ha evidenziato Massimo Ferruzzi di JFC nell’analisi della stagione balneare 2017 per l’Italia si prevede un incremento complessivo delle presenze del +4,7% e degli arrivi del +4,8%. Positivo anche il dato relativo al fatturato del comparto balneare italiano, che aumenterà di 4,5 punti percentuali. Le località che segneranno i maggiori indici di crescita – flussi turistici e fatturato – saranno quelle della Puglia unitamente al litorale abruzzese, all’area sud della Sardegna, alla costa nord della Sicilia, al Veneto ed al litorale nord del Lazio. Per le spiagge dell’Emilia Romagna si prevede un incremento delle presenze di circa il 4% ed un incremento analogo di fatturato.
Un dato di previsione positivo che andrà valutato a fine stagione.