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“Turismo più ecocompatibile o niente turismo”: intervista al meteorologo Luca Mercalli

Se un tempo Ariminum dovette intervenire per regimentare e imbrigliare l’abbondanza dei corsi di acqua dolce che l’attraversavano, la Rimini del futuro dovrà invece tenere d’occhio soprattutto il movimento delle acque salate. L’innalzamento del livello del mare infatti, insieme a crisi idriche, tempeste e prolungati periodi di siccità, è tra le conseguenze più preoccupanti del cambiamento climatico.

Amir SpA, nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione sulle questioni ambientali, ha scelto di affrontare il tema invitando a Rimini Luca Mercalli e facendogli incontrare trecento studenti delle scuole superiori. Il professore, docente di Sostenibilità Ambientale, presidente della Società meteorologica italiana, voce autorevole del settore, lo ha spiegato bene ai ragazzi nella lezione di ieri mattina al Teatro degli Atti di Rimini: “Siamo alla resa dei conti con la Natura. Abbiamo avviato la sesta estinzione di massa. L’era delle conseguenze è già iniziata. Possiamo scegliere d’intervenire subito per ridurre i danni oppure di continuare come se niente fosse avviandoci inesorabilmente al collasso”. Non c’è più tempo (Einaudi Editore) s’intitola, non a caso, il ultimo libro. Si tratta di problemi globali certo, forse proprio per questo più difficili da mettere a fuoco nelle loro macro conseguenze. Ma provando ad inquadrarli da vicino vengono i brividi.

Alessandro Rapone di AMIR, l’Assessore all’Ambiente del Comune di Rimini Anna Montini e il meteorologo Luca Mercalli (Ph © Giorgio Salvatori)

Professore, quale futuro ci si può immaginare per una città costiera come Rimini, che sulle acque – prima dolci, già al tempo dei Romani, poi salate, con il boom economico di metà Novecento – ha costruito tutta la sua storia?

«Dipende anche da noi, da quel che scegliamo oggi di fare. Stiamo vivendo anni decisivi. Se non interveniamo in alcun modo entro la fine del secolo rischiamo un aumento di tre gradi delle temperature e un innalzamento del livello del mare di mezzo metro, con tutto quel che ne conseguirà. Ci saranno da gestire fenomeni come l’ingressione marina nelle falde idriche, l’erosione, la subsidenza… Per Rimini e per tutto il delta del Po occorrerà ragionare di importanti operazioni strutturali. Bene ha fatto l’amministratore unico di Amir Alessandro Rapone, nel corso del suo intervento introduttivo all’incontro con i ragazzi, a porre l’attenzione sul valore dell’acqua e sull’impatto sociale che potrebbe avere una crisi idrica».

Che ne sarà del turismo così come lo conosciamo oggi?

«Stiamo già vivendo il periodo più caldo degli ultimi duemila anni. L’andamento dell’ultima estate, con i record di giugno, luglio e settembre, non è che l’ennesima conferma. Dal 2003 in poi, l’anno più caldo in assoluto, stiamo assistendo ad un ripetersi di condizioni nuove, indici di una tropicalizzazione del clima. Se non cerchiamo subito di ridurre il surriscaldamento globale c’è da chiedersi come si resisterà in spiaggia dal 2100. Forse si sposteranno i flussi turistici, magari le condizioni giuste per fare il bagno le avremo in un altro periodo dell’anno. Ammesso che si trovi il modo per ripulire il mare dalle zuppe di plastica che si vanno formando un po’ ovunque. Il turismo stesso, nella sua complessità, deve adoperarsi per diventare più ecocompatibile».

Lei in nome della sostenibilità ambientale ha scelto di non viaggiare più in aereo privilegiando treno e macchina elettrica. Ma nell’era di Internet come si può smettere di volare da una parte all’altra del mondo?

«Non dico di chiudere tutti gli aeroporti dalla sera alla mattina. Però limitarsi agli spostamenti strettamente necessari sì. Un conto è se si tratta di un viaggio per motivi di salute, ragioni familiari, un soggiorno studio all’estero di un anno… ma c’è chi si concede il lusso di un volo solo per il gusto di andarsi a vedere una vetrina che magari è la stessa che c’è qui a Rimini. Cerchiamo di recuperare un po’ di sobrietà. Poi mi auguro che si trovi un’alternativa, ma purtroppo ad oggi gli aerei viaggiano consumando un cherosene altamente inquinante per le emissioni in atmosfera».

Lei sostiene che, con un forte impegno da parte di tutti, i danni fatti dall’uomo all’ecosistema possono essere solo in parte contenuti. L’amministrazione comunale di Rimini nel corso di quest’estate ha dichiarato lo stato di emergenza climatica, ha anche aggiornato il Piano Strategico per introdurvi proprio questo tema. Nel frattempo ha adottato alcune ordinanze, dalle limitazioni antismog al più recente divieto di somministrare bevande in bicchieri di plastica monouso in spiaggia. Quali misure strutturali mancano ancora?

«Quel che più manca è un’intesa mondiale. Ci sono Paesi che pesano tantissimo sullo stato di salute del pianeta, sia per produzione di CO2 che di rifiuti. Chiaramente si tratta dei Paesi più ricchi. Mentre i più poveri, che finora hanno inciso pochissimo, proprio adesso rivendicano anche loro possibilità di sviluppo. Quel che non va è il modello economico di riferimento. Dobbiamo accelerare la transizione da quello attuale a uno completamente nuovo, sostenibile, tutto ancora da progettare. Solo con una forte intesa internazionale le azioni dei singoli governi e delle amministrazioni locali troveranno più efficacia».

(Ph © Giorgio Salvatori)

C’è anche un grosso impegno che spetta a ciascuno di noi. Da dove cominciare?

«Certo, ognuno di noi può contribuire a ridurre il consumo di combustibili fossili a favore delle fonti rinnovabili. A partire dalla casa, puntando sulla riqualificazione energetica. Poi i trasporti, più bici e mezzi pubblici, lasciando perdere suv e aerei, come dicevamo. Anche variare la nostra dieta può pesare sul carico di immissioni inquinanti in atmosfera, semplicemente riducendo il consumo di carne e privilegiando prodotti da agricoltura biologica locale. Poi c’è una regola d’oro generale da adottare nella vita quotidiana, evitiamo sprechi e inutili consumi».

Tra i punti su cui batte spesso nelle sue tante conferenze c’è la necessità di fare informazione, purché scientifica, sulle emergenze ambientali. Tra indifferenza e negazionismo una battaglia non semplice. Qual è il messaggio che si sente di consegnare ai giovani che ha incontrato al Teatro degli Atti?

«Quella che abbiamo di fronte è la più grossa delle sfide. Ed è soprattutto la loro. Quindi leggete, studiate, informatevi sempre in maniera critica. Tutte le materie scolastiche possono essere affrontate in chiave ambientale. Così come tutti i mestieri e le professioni. Mettiamo insieme la complessità dei nostri saperi e troviamo il modo di garantire un futuro vivibile alla Terra».

Cecilia Cappelli

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