Cerca
Home > Cultura e Spettacoli > Tunga: “Noi animatori della notte ultimi degli ultimi, ci dicano come possiamo lavorare”

Tunga: “Noi animatori della notte ultimi degli ultimi, ci dicano come possiamo lavorare”

Se è vero che molte categorie stanno pian piano uscendo dal tunnel del lockdown e intravedono uno spiraglio di luce per le proprie attività, ce ne sono alcune che non riescono a immaginarsi quale sarà il loro scenario per i prossimi mesi. Tra queste c’è il mondo delle discoteche, del divertimento e in particolare dell’animazione, come ci ha raccontato Samuele Baldi, direttore artistico del Tunga (l’evento che partendo dal Cocoricò di Riccione è diventato una forma di spettacolo itinerante in tutta Italia, sia nei locali che nelle piazze) e che ha sede fissa a cadenza mensile all’Altromondo Studios.

«Siamo gli ultimi degli ultimi e se non ci dicono come possiamo muoverci, sarà difficile organizzare qualsiasi cosa per noi», spiega Samuele. L’animazione è infatti uno di quei settori che restano vietati anche se inseriti nelle situazioni che stanno via via riaprendo, come le spiagge o i ristoranti.

Qualcosa si sta muovendo e il sud Italia in particolare scalpita, mentre qua in zona tre discoteche storiche di Misano (Byblos, Prince e Villa delle Rose) hanno scelto di aprire offrendo la soluzione “cena e drink fino a tarda sera”, ma senza dancefloor, per rispettare il distanziamento sociale.

Samuele Baldi

Samuele, cosa ne pensi? «Ben vengano tutte le idee che portano un po’ di respiro al settore – commenta Baldi – ma il mondo della notte lo conosco bene e faccio fatica a immaginarmelo con le distanze richieste sopratutto nel momento in cui gruppi di amici fanno festa. A Rimini e Riccione al momento non si muove nulla (sono sempre in contatto con Enrico Galli con cui collaboro e organizzo serate per l’Altromondo e il Cocoricò e Mauro Bianchi con cui collaboro da anni sia con eventi che al Samsara). Quello che ci lascia perplessi è il fatto che ancora non ci abbiano dato indicazioni certe e questa situazione di limbo ci crea difficoltà sia organizzative che a livello artistico anche perché noi artisti amiamo esibirci per condividere le nostre emozioni con un vero pubblico e non nascosti dietro a tante mascherine o schermi. Per il Tunga ci sono circa 40 ragazzi che ballano e sono coinvolti negli show e se ci dicono che sicuramente le discoteche non potranno riaprire, si dovranno organizzare in altro modo, io in primis mi sto attivando per lavorare come salvataggio quest’estate perché fermo proprio non ci so stare, ma per molti la situazione è più difficile e molti hanno lasciato Rimini per tornare nel paese d’origine come ad esempio Janina Stars. La situazione al momento è critica e temo che per qualsiasi cosa se ne riparlerà il prossimo anno».

Qual è stata l’ultima serata del Tunga quest’anno? «L’ultima serata prima che si fermasse tutto è stata quella del 22 febbraio, quando abbiamo festeggiato il Carnevale coinvolgendo esponenti da molte discoteche d’Italia. Ci aspettava anche il Carnevale di Venezia, erano anni che cercavamo di realizzare questa cosa e invece è saltato tutto. Il Tunga è una forma di spettacolo dal vivo che coinvolge danza, acrobazie aeree e che crea tanta energia. Questa energia però ci viene trasmessa anche dal pubblico, quindi non so se saremmo in grado di vivere le stesse emozioni mantenendo grandi distanze con gli spettatori e tra noi sopra il palco (ancor peggio indossando mascherine)».

Cosa rappresenta il Tunga? «Prima di tutto siamo come una famiglia, anche durante il lockdown siamo sempre rimasti in contatto e ci siamo aiutati seppure a distanza. Poi mi ha fatto davvero piacere sapere che la gente sentisse la nostra mancanza e ce lo abbia dimostrato in tanti modi sui social. Negli anni siamo diventati un punto di riferimento importante per il mondo gay e molti ragazzi vivono le nostre serate con la sensazione di sentirsi a casa, cosa che spesso nella nostra società non accade. Poi con il passare del tempo il pubblico dei nostri spettacoli si è allargato ed è diventato molto eterogeneo, ma questa dimensione volta al sociale, a creare un’atmosfera autentica, è rimasta».

Sei in contatto con altre realtà italiane? «Sì, ad esempio alcune drag queen professioniste di Roma, le Karma B., che sono molto in difficoltà in questo momento e non vorrebbero essere dimenticate dallo Stato, così come vale per tutti gli altri artisti».

Irene Gulminelli

(In copertina, l’ultimo Tunga di febbraio)

 

Samuele Baldi

Ultimi Articoli

Scroll Up