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Home > Cronaca > Tubi in Gambalunga

Nel tardo pomeriggio del 24 agosto 2016 sono entrato nella Biblioteca Gambalunga di Rimini, l’istituzione in cui aveva sede il mio ufficio da cui dirigevo il Settore cultura del Comune di Rimini tra il 1998 e il 2010.

È bene ricordare che Alessandro Gambalunga (Rimini, dopo il 1554 – 1619) fu il fondatore dell’omonima biblioteca pubblica di Rimini, da lui donata per testamento alla Città con vitalizi per il suo mantenimento: dunque si può dire che fu la prima biblioteca comunale d’Italia e del mondo, inserita in un bel palazzo di impianto rinascimentale fatto costruire tra il 1610 e il 1614 che pure sarà ereditato dal Comune.

L’occasione della visita era l’imminenza della presentazione serale nel Museo della città del primo romanzo di Stefano Medas, Rex Juba (Mondadori 2016). Ci tengo a precisare la circostanza per il fatto che Medas è archeologo subacqueo, docente, esperto di navigazione tradizionale, e per inciso, organizzatore del restauro della “Saviolina”, la storica barca con vela al terzo di Riccione: uno dei (quasi) giovani che bisognerebbe trattenere nelle nostre terre.

Dunque sono entrato nel vestibolo dello storico palazzo dove ho ammirato la pulizia delle pareti e quelle del cortile in un colore beige chiaro molto “fine” e “distinto”, direi in “stile soprintendenza”.
Ho trovato poi l’androne spogliato da quella specie di albo pretorio delle molte istituzioni culturali pubbliche e private, locali e non, use a richiedere, con obbligo di reciprocità, l’affissione di manifesti e locandine delle loro iniziative, molto compulsati dal pubblico.
Nella sala di sinistra, annunciata da una targa con la scritta “reception” ho intravisto un bancone tipo albergo, con un paio di operatori mi pare dietro a un computer; nessuna traccia del Dott. Leonetti e degli scaffali e monitor della cineteca, cioè dello spazio di raccolta ordinata, protetta e catalogata di film e video, forse trasferiti o in corso di trasferimento al Fulgor, il cosiddetto cinema di Fellini, dove si prevedeva già temporibus illis un centro studi auspicabilmente strepitoso, cuore della “Casa del cinema” riminese.

Salgo due rampe di scale per accedere al piano nobile, dove si trovano, cataloghi, sale di lettura e consultazione, sale antiche seicentesche e settecentesche mediateca, ecc. e in cima sono accolto da una più che imponente porta girevole, credo tagliafuoco: finalmente entro e il mio cono percettivo si imbatte in un gigantesco tubo di rame che pende dalla sequenza di volte a crociera in cui è scandito il soffitto del corridoio a elle.

GAMBALUNGA TUBO COPIOLI 20160710_183928

Noto immediatamente un’assenza in fondo al primo tratto del corridoio: quella del grande stemma dipinto su tela che Gambalunga si diede, tolto dalla porta murata e incorniciato in marmo di pietra d’Istria in cui era stato collocato, una volta restaurato dietro suggerimento di Pier Giorgio Pasini, nel 2001: Pasini ne ipotizzava la provenienza dalla sede originaria della biblioteca in quella che è ora la sala di proiezione della Cineteca.

GAMBALUNGA PUBBLICAZIONE STEMMA

Dovrebbe essere conservato e consultabile in cineteca il video della presentazione di questo intervento con i contributi, oltre a quello del sottoscritto, di Maria Teresa Tomasetti, presidente dell’International Inner Wheel Rimini & Riviera, Piergiorgio Pasini, Marcello Luchetti, Enzo Pruccoli.
Sottolineo l’importanza della conservazione di questo documento in cineteca, come quella di centinaia di altri che testimoniano le tante iniziative culturali organizzate dalla Biblioteca e dai Musei di Rimini succedutesi negli anni con presenze di rilievo locale e non, spesso di ineguagliabili maestri, comunque storicamente significative che varrebbe la pena condividere in rete.

Queste operazioni tecnico estetiche in Gambalunga, cioè tinteggiature, ridistribuzioni di spazi funzionali, installazione di vistose apparecchiature come i tuboni di rame, sollevano certamente qualche perplessità, ma si può ascriverle al desiderio di manifestare una qualche volontà di rinnovamento, un fare comunque, meglio se corroborato da finanziamenti pubblici e privati.

Tuttavia ben altri sono i bisogni strutturali della biblioteca e questi sono stati illustrati con dovizia tecnico scientifica e di soluzioni in un libro promosso dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia Romagna (CLUEB, Bologna 2008): La biblioteca di Rimini. Passato, presente, futuro della Biblioteca civica Gambalunga.

GAMBALUNGA PROGETTO

Il libro, curato da Paola Delbianco, contiene, oltre a un mio breve testo introduttivo, una nota di metodo di Giovanni Carbonara, un maestro nella teoria del restauro architettonico e la proposta progettuale di Claudio Galli e dei suoi allievi del corso di Ingegneria edile e di restauro del Dipartimento di Architettura nella sede di Cesena della Università di Bologna, ovvero il complesso di elaborati redatti come tesi di laurea. Completano il volume un contributo teorica di Liana D’Afonso sul tema delle biblioteche moderne collocate in edifici storici e una appendice documentaria dedicata alle origini della Biblioteca Gambalunga di Paola Delbianco in cui spicca la trascrizione del fluviale testamento di Alessandro Gambalunga.

Si tratta di una ipotesi, ampiamente discussa con i responsabili dell’Istituto, di restauro adeguamento, ristrutturazione che prevede un notevole ampliamento di spazi e servizi destinati al pubblico, anche con il recupero di un secondo cortile e soprattutto con la costruzione di una “torre libraria” automatizzata costruita per raccogliere e conservare adeguatamente libri, riviste, manoscritti, documenti d’archivio antichi e moderni, audio e video, ecc. in continuo incremento che costituiscono il polmone dell’istituto e la memoria storica della città: ovviamente con la creazione di migliori condizioni per la mediateca, la biblioteca dei bambini e dei ragazzi, il gabinetto delle stampe e dei disegni, l’archivio fotografico e in generale per le tante articolazioni odierne della antica “librarìa”.

GAMBALUGA RENDERING

Un’ipotesi, dicevo, forse un piccolo libro dei sogni di cui sono costellate le vie impervie delle pubbliche amministrazioni, che pure aveva trovato ascolto in un vastissimo piano di previsione per la Rimini del futuro, un “piano strategico” del Comune in cui confluirono le immaginazioni progettuali di decine di studiosi e tecnici concluso nel giugno del 2009.
Lì la Biblioteca Gambalunga veniva considerata con priorità tra le azioni nel centro storico.
Nuove elezioni, nuovi amministratori, una crisi economica mondiale, le politiche centrali e periferiche fecero il resto. Diciamo che la “continuità amministrativa” fu messa tra parentesi. Tuttavia, con Agostino di Ippona, possiamo e forse dobbiamo confidare sempre nella massima “ex malo bonum”, cioè dal male il bene e non “bonum ex malo non fit”, il bene non scaturisce dal male, come molto prima recitava Seneca. O no?

Marcello Di Bella

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