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Triangolone senza pace, i ricorsi contro il Comune “male minore?

Per la zona del porto canale di Rimini denominata “triangolone” non c’è pace.

E’ di qualche settimana fa un ricorso al Tar presentato da alcuni concessionari della zona contro il passaggio da demanio dello Stato a patrimonio del Comune sulla base delle norme sul federalismo demaniale.

L’avvocato amministrativista che segue il ricorso è Ettore Nesi del foro di Firenze. Una scelta non casuale. Infatti nel 2015, nelle vesti di consulente giuridico di CNA-Balneatori, ha partecipato alle trattative presso gli uffici di Bruxelles della Commissione dell’Unione Europea sulla riforma delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative. Tutt’ora è un consulente di primo piano dei concessionari di spiaggia che si oppongono alla direttiva europea Bolkestein che prevede le evidenze pubbliche per le concessioni sull’arenile.

Il ricorso riguarda vari aspetti, tra cui il provvedimento statale di “sclassifica” dal Demanio Pubblico e inserimento nei Patrimonio Disponibile dello Stato della zona del “Triangolone” (dicembre 2016) ed il decreto di trasferimento dell’Agenzia del Demanio al Comune di Rimini (Marzo 2017).
In sostanza i ricorrenti si propongono di tornare alla precedente situazione: Demanio dello Stato.

A dire il vero, in alcuni ambienti del Comune di Rimini, questa possibilità viene valutata come il “male minore”.

Infatti in questo momento ciò che preoccupa l’amministrazione comunale, ma anche i concessionari della zona è l’incertezza che regna dopo il passaggio dallo Stato al Comune di Rimini.

Come già ampiamente riportato in precedenti articoli, dopo il passaggio dallo Stato al Comune di Rimini e dopo l’annullamento della delibera comunale del 1/08/2017 N. 212 rimangono senza risposte alcuni aspetti fondamentali:

  • Titolarità degli attuali fruitori di aree/fabbricati. Quale tipo di contratto? Quale procedura di assegnazione?
  • Quantificazione dei Canoni. Il ministero del Tesoro detrae al Comune di Rimini 573 mila euro per i canoni che percepiva su quelle aree/fabbricati. L’ammontare che richiede lo Stato corrisponde effettivamente ai canoni attuali? Oppure sono più alti? In questo caso chi paga il maggiore onere?

Vi sono anche altri aspetti di natura tecnica che sono oggetto di approfondimento dei competenti uffici.

In definitiva una situazione complicata e delicata che impedisce nel breve periodo qualsiasi ipotesi di riqualificazione dell’area del “Triangolone”. Troppe le incertezze, i dubbi gli attuali elevati canoni.

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