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Tony il barese, vita da buttafuori

Bisogna avere una certa prestanza fisica, bisogna saper tenere a bada gli attaccabrighe, i casinisti, gli ubriachi, i drogati e bisogna soprattutto mantenere la calma in ogni situazione.
Insomma, fare il buttafuori non è un lavoro proprio per tutti.

Tony il barese, ormai riminese d’adozione, è tra i più noti responsabili della sicurezza delle discoteche della nostra riviera. È muscoloso, ha la testa rasata e uno sguardo severo. Dunque, di primo impatto non si può certo dire che non risponda allo stereotipo del buttafuori. Ma quando ci parli emerge tutta la sua disponibilità, suffragata da una risata contagiosa e un leggero accento pugliese che, unito a una certa somiglianza con il comico siciliano Giovanni Cacioppo, produce un mix di irresististibile simpatia. Ha cominciato a svolgere l’attività di responsabile della sicurezza fin da giovanissimo, a Bari, nella sua città natale, poi si è trasferito a Rimini. Ha lavorato per 17 anni al Cocoricò e oggi sorveglia, a rotazione, praticamente tutte le fortezze della vita mondana, oltre a conoscere i meandri della vita notturna e averne viste “di cotte e di crude” tra locali, discoteche e grandi eventi.

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Tony, quali sono i requisiti per diventare un buttafuori?

«La struttura fisica è il requisito primo. Poi viene valutato il curriculum, l’esperienza maturata nel campo. Oggi, rispetto a quando ho iniziato io, ovvero 20 anni fa, ci sono anche dei corsi professionali specifici per prepararsi a questa attività e poter intraprendere il percorso lavorativo con una certa competenza».

Quanto sono utili i muscoli nel tuo mestiere?

«Un po’ servono a intimorire la gente, ma allo stesso tempo a rassicurarla. Un buttafuori deve dare da subito l’idea di forza e di sicurezza. Per fare il mio mestiere quindi occorre una buona preparazione atletica per poter essere in grado di intervenire quando necessario e poter placare anche i più robusti. Io, ad esempio, mi alleno con regolarità sia in palestra che fuori e seguo una dieta alimentare molto sana».

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La rivera è sempre stata terra di discoteche. E’ cambiato il mondo della notte rispetto a vent’anni fa?

«A mio parere rispetto a vent’anni fa le cose sono migliorate. Una volta le risse e le liti erano più frequenti. Oggi il mondo dei club è cambiato, è più tranquillo e gestibile. Anche l’età dei frequentatori si è ridotta, nelle discoteche arrivano ed entrano ragazzi molto giovani che hanno semplicemente voglia di ballare e di divertirsi».

Quali sono le situazioni più borderline che hai dovuto gestire?

«Di cose strane ne ho viste parecchie, ma le situazioni più difficili restano quelle dove si arriva alle mani. Una volta, ad esempio, sono dovuto intervenire per placare una rissa veramente violenta, con oltre venti persone esagitate, nel parcheggio della discoteca. Hanno iniziato a picchiarsi ferocemente, nelle colluttazioni sono arrivati a sfondare parabrezza delle auto. La situazione era degenerata, tanto che abbiamo richiesto l’intervento dei carabinieri. Sono arrivati con un blindato e armati di anche di manganelli per portare i litiganti in caserma».

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In linea generale, è più difficile gestire una persona ubriaca o una drogata?

«Dipende, varia da persona a persona. Comunque, generalmente, è più semplice gestire una persona ubriaca perché tende a essere più mite e quindi è più semplice da accompagnare con determinazione fuori dalla discoteca. L’alterazione da droga invece può portare a essere più aggressivi. Comunque, per chi fa un lavoro come il mio, è abbastanza normale avere a che fare con gente un po’ esaltata da sostanze alteranti».

E per quanto riguarda le donne? Ti è mai capitato di avere a che fare con ragazze violente?

«Sì, mi è successo qualche volta. Ma naturalmente non è difficile bloccare una ragazza, anche quando diventa molto aggressiva, proprio per una questione di corporatura».

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Fino a che punto puoi intervenire fisicamente? Cosa impongono le regole?

«Naturalmente dobbiamo intervenire evitando la forza il più possibile. Quando ci accorgiamo che le cose stanno degenerando invitiamo le persone coinvolte ad andarsene dal locale. Interveniamo duramente solo in caso di necessità, per gestire situazioni realmente pericolose o per legittima difesa. E comunque dobbiamo cercare di risolvere tutto senza essere violenti».

Quali sono, a tuo dire, i locali più turbolenti della nostra riviera?

«I più problematici sono sicuramente i locali al mare, forse per il fatto che l’ingresso è gratuito e non c’è alcun tipo di selezione all’ingresso. Le discoteche con ingresso a pagamento dal punto di vista del nostro lavoro sono più tranquille».

È il momento delle divisioni razziali. Pensi che questo sentire abbia contaminato anche il mondo della notte? Per tua esperienza personale, ci sono ragazzi di provenienza straniera più violenti di altri?

«Non è tanto un problema di nazionalità, quanto di grado di alterazione. Non ho certezze a riguardo, ma ho notato per statistica personale che tunisini e albanesi sono coinvolti nelle risse un po’ più spesso di altri stranieri ed è più frequente che abbiano un coltellino in tasca. Ma non è che gli italiani siano da meno».

Tony, toglimi una curiosità: facendo il buttafuori nelle discoteche si rimorchia?

«Sì, si rimorchia.(dice ridendo) Però, a differenza di quello che pensano molte persone, un buttafuori non esce ogni sera con una ragazza diversa. Diciamo, però, che siamo agevolati, abbiamo modo di conoscere moltissime persone e siamo sempre al centro dell’attenzione. Insomma, il nostro ruolo di servizio d’ordine ci aiuta nelle conquiste femminili».

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

«Sono fortunato perché il mio lavoro mi piace molto. Non c’è una cosa che prediligo in particolare, il mio mestiere mi piace nell’insieme e spero di poter continuare a svolgerlo ancora per molti anni, anche se richiede un costante allenamento mentale e fisico».

Benedetta Cicognani

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