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Tonino Bernabè: “Noi studenti dell’Einaudi cresciuti grazie a Filippini”

Ho conosciuto il Professor Filippini sia nella sua veste di amministratore pubblico sia di intellettuale ma credo di averlo vissuto soprattutto come Preside.
Massimiliano Filippini è stato soprattutto il mio Preside.

Nonostante il suo impegno pubblico non ha mai fatto mancare la sua presenza al corpo insegnante, al personale non docente ed ai suoi ragazzi.
Lo ricordo mentre arrivava a scuola durante la stagione invernale, avvolto dal suo cappotto, dalla sua calorosa sciarpa e dal suo basco.
Lo sguardo era serio, a tratti severo ma per me è stato sempre l’insegnante, il professore e soprattutto il Preside e l’autorità con cui misurarmi. Massimiliano Filippini per tutti noi ragazzi è stato autorevole e, con me in particola che sono stato suo rappresentante di istituto per gli studenti ed ho con lui fatto parte della giunta esecutiva di istituto, quello sguardo severo diveniva paternamente affabile e bonario, in particolare quando ci sorrideva mostrando le fossette sulle guance con quella barba che tanto ci metteva in soggezione.

Massimiliano Filippini ha sempre risposto con professionalità alle esigenze avanzate dagli insegnanti per conto degli studenti e delle loro famiglie.
L’Istituto Professionale per i servizi commerciali e turistici “Luigi Einaudi” (ora a Viserba) era uno degli istituti della Provincia di Rimini con più iscritti ed in perenne crescita, con oltre mille studenti agli inizi dagli anni ’90, situati su quattro sedi: dalla Sede Centrale in Corso D’Augusto di fronte alla Chiesa dei Servi (in cui oggi è situata una delle sedi universitarie di UNIBO) dove si trovava la presidenza e la grande aula insegnanti e le succursali, quella di via Farini di fronte alla Questura e quelle di Piazzetta Ducale e di via Ceccarelli di fronte alla Mutua (poi soppiantate dall’ex Ospedalino sempre sul Corso d’Augusto, situato a fianco della sede centrale dell’Istituto “Einaudi”) .

Fu grande lo sforzo economico ottenuto grazie all’impegno di Massimiliano Filippini per mantenere standard formativi alti grazie alla strumentazione didattica, dalle aule informatiche all’avanguardia, compresa l’aula con le tecnologie per lo studio delle lingue.

Ricordo in particolare il mio Preside (perché così noi studenti di allora sentivamo Massimiliano Filippini) quando gli occupammo la scuola. Era il ’92 e in Italia c’era il Governo Amato con Rosa Russo Iervolino Ministro della Pubblica Istruzione. A livello nazionale il movimento studentesco occupava gli Istituti scolastici per difendere la funzione pubblica dell’istruzione rispetto all’”Autonomia degli Istituti” con la figura del cosiddetto “preside manager” che poteva anche operare per ricevere fondi dal diffuso sistema delle imprese.

Massimiliano Filippini non denunciò i suoi studenti che di notte dormivano a scuola, rispettando le sedi e la strumentazione scolastica ed in cui gli studenti maggiorenni e più maturi si occupavano anche dei ragazzi più giovani. Ci responsabilizzò e ci osservò aiutandoci a crescere e a vivere pienamente quell’esperienza.

Fu possibile nelle mattinate di occupazione gestire le attività in aula con l’ausilio degli insegnanti che ci aiutarono a divenire ragazzi maturi, affiancandoci nell’interpretare in senso critico i problemi legati alla nostra dimensione scolastica di cui stavamo discutendo entrando in profondità nella complessità dei temi. Avevamo dato agli studenti delle sezioni quinte che dovevano affrontare l’esame di Maturità a fine anno scolastico, la possibilità di continuare a svolgere le loro lezioni.
Massimiliano Filippini ha sempre avuto una grande cultura fatta di buone letture, garantendo presenza, attenzione e professionalità nel governare un istituto complesso ed in perenne crescita.

Erano anni in cui la formazione tecnica e professionale (oggi purtroppo in crisi) era vista come condizione necessaria per la crescita personale e di preparazione alla vita lavorativa.

Devo molto a lui a cui mi sono ispirato nel proseguire lungo il mio cammino di impegno pubblico e ricordo con tenerezza ed affetto quegli anni di formazione.
Lo avevo visto recentemente in due occasioni, il congresso del circolo del PD di Bellariva a cui era iscritto ed in cui era intervenuto con una riflessione colta e profonda e più recentemente lo avevo incrociato in ospedale mentre stava combattendo con dignità la malattia.

Il ricordo di Giuseppe Chicchi, di Gianfranco Angelucci e dell’Amministrazione Comunale di Rimini onorano la sua umanità, il suo impegno professionale e di pubblico amministratore a compimento di una vita piena.

Sono vicino in questo momento di dolore alla famiglia e a tutti coloro che come me gli hanno voluto bene.

Tonino Bernabè

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