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La partigiana riminese Tina Costa a 93 anni al Roma Pride 2018

Domani, nella Capitale, a sfilare insieme al mondo arcobaleno per il Roma Pride 2018 ci sarà anche una riminese di 93 anni, l’ex partigiana Tina Costa e segretaria della sezione Pci del centro di Rimini “Tre Martiri”.

Basterebbe citare l’età per rimanere stupiti della scelta di questa ‘giovanotta di prendere parte alla manifestazione LGBT, ma oltre al dato anagrafico c’è qualcosa di ancora più straordinario. Un qualcosa che rende praticamente naturale provare ammirazione nei suoi confronti. Nata e cresciuta a Gemmano da un padre socialista e una madre iscritta al Pci, facendo un tuffo nella sua biografia si capisce subito una cosa: sabato 9 Tina Costa marcerà per le vie romane per portare avanti una battaglia che, in fondo, le è congenita. Quella della conquista dei diritti.

Ex staffetta partigiana sulle colline riminesi, con la sua bicicletta attraversava la Linea Gotica per consegnare delle borse ai combattenti che si trovavano nel territorio occupato dai nazisti.

«Rischia la vita, ma rifarei tutto»,sono queste le parole di Tina Costa quando ricorda il periodo della Resistenza. Era il 14 agosto del 1944 quando Tina, ancora 18enne, stava pedalando lungo via Cavalieri per raggiungere tre compagni che l’attendevano in un nascondiglio del centro di Rimini. I compagni erano quelli che sarebbero passati tragicamente alla storia come i Tre Martiri: Mario Capelli, Luigi Nicolò, Adelio Pagliarani, che furono catturati, torturati e impiccati nella piazza che ora porta il loro nome. Tina Costa non sarebbe qui oggi se alcune signore impegnate a fare l’uncinetto, quel giorno, non le avessero gridato di tornare indietro. «Se quelle donne non mi avessero avvertita e un altro della mia squadra (che doveva essere con loro anche lui, ndr) non fosse andato in missione, probabilmente gli uccisi sarebbero stati cinque, non tre».

«Quando rischia la vita era per la libertà di tutti, mica solo di alcuni. – racconta Tina Costa in un’intervista a Repubblica Per questo domani sarò in prima fila al Gay Pride di Roma: a me non interessa chi si ama,le persone sono tutte uguali e uguali diritti devono avere.Se lo ricordino i ministri Fontana e Salvini».Perché «pensare che nel 2018 esistano ministri che fanno certe dichiarazioni è assurdo», e l’impressione è quella che «questi politici non abbiano rispetto per l’essere umano. Stanno ancora qui a fare discorsi di razze. La razza è una. Quella unama».

Intransigente fin da bambina verso qualsiasi tipo di prevaricazione, all’età di soli 7 anni si è ribellata alla maestra per non voler indossare la divisa voluta dal Duce delle ‘figlie della Lupa’, preferendo la punizione piuttosto che sottostare passivamente ai dettami di una società nella quale non si rispecchiava. «Sono sempre incavolata con i padroni e i fascisti, forse per questo sono ancora qui pimpantenonostante qualche acciacco. Non sopporto le ingiustizie, ho cominciato da bambina a ribellarmi. D’altra parte sono cresciuta in una famiglia di comunisti, con una madre tanto moderna da fare sembrare antica me».

Tra i membri del direttivo dell’ANPI nazionale e presidente vicaria dell’ANPI di Roma, l’energica romagnola non è una ‘normale’ partecipante al Roma Pride 2018, ma ne è la testimonial insieme all’amico Modesto di Veglia, anche lui ultranovantenne. «Sono una donna libera, vado dove voglio io, non devo chiedere il permesso a nessuno e ho accettato subito. Come Anpi abbiamo sostenuto diverse loro iniziative. Sono persone che, esattamente come tutti gli altri, hanno il diritto di fare quello che ritengono più opportuno della loro vita. L’orientamento sessuale non può e non deve essere un fattore di discriminazione». 

be.ci.

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