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Teo Teocoli: “Quando facevo il pendolare fra Milano e Riccione”

In un’intervista su Il Giorno, Teo Teocoli racconta la sua lunghissima carriera nei locali notturni. Come tutti, anche lui si è fatto le ossa sulla riviera romagnola e in particolare a Riccione. Una carriera iniziata come cantate di rock’n roll nei primissimi anni ’60. Il suo primo “complesso”, come si diceva allora, si chiamava I Demoniaci. Nel 1965 arriva il primo contratto discografico con la Dischi Ricordi, con cui debutta nello stesso anno con Una mossa sbagliata e con questo brano partecipa alla Caravella dei successi di Bari nello stesso anno.

Proprio a questa manifestazione conosce Wilma Goich (insieme nella foto di apertura, del 1965), con cui ha una storia d’amore in quel periodo. Nel 1966 entra a far parte de I Quelli (la futura Premiata Forneria Marconi), come voce solista, per poi abbandonarli nel 1967, dopo aver ottenuto un grande successo con Una bambolina che fa no no no.

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Accetta quindi l’offerta della casa discografica Clan Celentano di formare un nuovo complesso creato su di lui e denominato Teo e le vittime, con cui incide altri 45 giri. Prende parte anche  al 15º Festival della Canzone Napoletana 1967 con Carulina nun parte cchiù. Incide poi Le vitamine. Entra poi a far parte, nel 1969, del cast italiano della commedia musicale Hair, insieme a Carlo De Mejo, Renato Zero, Loredana Bertè e Ronnie Jones; l’anno successivo l’RCA Italiana pubblica l’album con le canzoni dello spettacolo.

Ma l’esperienza che lo ha forgiato, come per tanti è stata quella di fare il pendolare estivo fra Milano e Riccione:

«Su viale Ceccarini a Riccione – rievoca Teocoli – c’erano moltissimi locali, col mio complessino andavamo al Canasta, ma ricordo il Villa Alta, la Panoramica, il Sabbiolino, che non erano certo il Cocoricò, che sarebbe venuto dopo. Ce n’erano per tutti i gusti, da quelli più chic ai meno raffinati, da quelli per i giovani a quelli per i meno giovani. Appena suonavi la mazurka saltavano fuori certi ottantenni che giravano come trottole…».

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