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Tamponi rapidi dal medico, Grossi e Paolizzi: “Ok, ma servono più sicurezza e spazi adeguati”

Si chiamano tamponi rapidi e rappresentano lo strumento di ultima generazione per arrivare ad accertare casi di contagio da coronavirus nel giro di 15 minuti, contro le 24 – 48 ore necessarie per elaborare i tamponi nasofaringei. Tamponi quindi utili a effettuare screening su larga scala e procedere – potenzialmente – in maniera più snella a disporre quarantene e isolamenti. La Regione Emilia Romagna ne ha acquistati quasi tre milioni (1 milione in arrivo il 6 novembre, 1 milione e 700 mila test in arrivo entro la fine del mese).

A livello a nazionale in queste ore infiamma un dibattito che coinvolge i medici di medicina generale. Saranno (anche) loro a somministrare i tamponi rapidi? E se sì, con quali protocolli di sicurezza? Il principale sindacato dei medici di famiglia, la Fimmg ha firmato un protocollo che prevede l’obbligo di somministrarli. Ma i dubbi sollevati dai diretti interessati  non sono pochi, anche a Rimini.

Spiega il presidente dell’ordine dei medici di Rimini Maurizio Grossi che “anche nella nostra Provincia Fimmg ha garantito la disponibilità da parte dei colleghi di medicina generale a somministrare i tamponi”. Non un particolare da poco perché in Romagna Fimmg rappresenta il sindacato di maggioranza della categoria. “Il problema, mi spiegano, è che molti medici si interrogano sulle modalità di somministrazione”.

Ovvero, spazi consoni e dispositivi adeguati di protezione individuale. In poche parole, molto più che una semplice mascherina, anche di quelle ad alta capacità filtrante come le FFP2. “Il discorso sugli spazi è comprensibile perché è impensabile dover somministrare questi tamponi negli stessi spazi in cui il medico vaccina i pazienti o visita i pazienti per motivi che nulla centrano con il Covid”, prosegue Grossi. “Difficile pensare di far sostare le persone negli stessi ambienti in cui potenziali contagiati attendono il test”.  Questo per quel che riguarda la tutela generale delle persone, pazienti e medici di medicina generale.

Fatto sta che in prima linea potrebbero essere proprio i medici di famiglia a dover effettuare tutti i giorni questi tamponi. “E non basta una mascherina – spiega ancora Grossi – servono altre protezioni come le visiere. Non so, francamente se allo stato attuale ci sono le condizioni per permettere a breve ai colleghi di poter svolgere questo compito in sicurezza”.

Dello stesso parere il consigliere Fimmg di Rimini, il dottor Corrado Paolizzi. “Un medico ha il dovere di rendersi disponibile alla causa in questi momenti di difficoltà. Dobbiamo essere in prima linea, ma servono tutele. Per meglio dire le tutele sono conditio sine qua non“.

Noi medici di medicina generale siamo in missione per combattere questa pandemia – dice – ma non possiamo combattere da kamikaze“.

Anche in questo caso si parla di protezioni e organizzazione degli spazi. “Sarà necessario procedere nel rispetto dei pazienti e dei medici. Non si può far sostare chi attende un tampone e un paziente arrivato per altri motivi. Allo stesso modo un medico dovrà indossare i dispositivi necessari a ridurre il rischio di contagio”.

Del resto l’epidemia corre veloce in Romagna e a Rimini i numeri sono tornati alti. “Ci tengo a dire – conclude Paolizzi – che negli spazi chiusi l’uso continuo delle mascherine e una continua areazione degli ambienti abbattono e di molto le probabilità di contagio”.

 

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