Come era apparso, purtroppo chiaro sin da subito, il suicidio dell’ispettore di Polizia Municipale di Bellaria Attilio Sebastiani è legato all’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Rimini per i reati di abuso di ufficio e assenteismo dal posto di lavoro.
Proprio giovedì mattina, si doveva tenere l’interrogatorio davanti al gip di Rimini, come atto di garanzia per i quattro funzionari della Municipale di Bellaria indagati, prima dell’emissione delle misure interdittive, ossia la sospensione dal poso di lavoro.
E’ stato proprio questo a far prendere la drammatica decisione di farla finita. Non avrebbe sopportato due fatti: L’idea che venisse additato come un “furbetto del cartellino”, quando tutti coloro che lo conoscevano ne hanno sempre apprezzato come funzionario di polizia e come persona. Ma non ha sopportato neanche il fatto che l’indagine è partita proprio dall’interno della Polizia Municipale di Bellaria.
Attilio Sebastiani spiega il suo gesto in una lettera indirizzata alla moglie che è stata trovata sulla sua scrivania. Una pagina in cui giustifica il suo gesto alla moglie e le chiede di pensare lei ora alle due figlie. «Compio un gesto che non avrei mai voluto fare, ma non riesco a reggere le accuse che mi hanno mosso. Ecco perché mi uccido».
E ’consapevole di fare un gesto estremo e per molti incomprensibile ma pensava che per lui non ci fosse più un futuro proprio per l’indagine.
Anche ieri nella sede della Polizia Municipale di Bellaria è stato tanto lo sconforto e l’incredulità di tanti suoi colleghi. Lo stesso comandante Cecchini (anche lui indagato) lo ha voluto ricordare come un vigile corretto, impegnato sul lavoro e sempre disponibile.
I funerali molto probabilmente si svolgeranno martedì prossimo.