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Strage di Bologna: rinviati a giudizio Bellini, Segatel e Catracchia

Il gup del Tribunale di Bologna, Alberto Gamberini, ha rinviato a giudizio l’ex Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, accusato di essere uno degli autori della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, in concorso con i Nar condannati e con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori.

A processo anche l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, per depistaggio, e Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli a Roma per false informazioni al pm al fine di sviare le indagini. Il processo comincerà il 16 aprile.

La richiesta di rinvio a giudizio era stata avanzata dalla Procura generale di Bologna, che ha avocato a sé l’inchiesta sul filone dei ‘mandanti’, rappresentata dall’avvocato generale Alberto Candi e dai sostituti pg Nicola Proto e Umberto Palma.

“C’era il rischio che venisse archiviato e invece no, si va avanti. Il 16 aprile inizierà finalmente un processo ai mandanti e ai tre imputati rispettivamente, di concorso, depistaggio e false informazioni, per la strage del 2 agosto 1980”.

E’ il commento di Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, rispettivamente presidente e vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, commentando la decisione del giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Bologna.

“Crediamo – hanno proseguito il presidente e la vicepresidente della Regione – che sia un altro passo nel cammino verso la verità sulla strage di Bologna, su un sistema di potere e di relazioni che l’ha prima ideata e finanziata, poi coperta. Un ringraziamento particolare lo dobbiamo all’impegno costante e prezioso dell’associazione dei familiari delle vittime e ai tanti cittadini che, insieme a loro, non si sono mai arresi continuando a chiedere giustizia”.

I 23 kg di esplosivo fatti saltare sabato 2 agosto 1980 alle 10:25 alla stazione ferroviaria di Bologna causarono la morte di 85 persone – fra cui la studentessa 18enne riminese Flavia Casadei – e il ferimento o la mutilazione di oltre 200.

 

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