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Storytellig alberi. Un caso di salute e delle persone e della democrazia partecipata

Allora ricapitoliamo la questione dell’ abbattimento degli alberi per completare la dorsale Sud del Psbo (il nuovo impianto fognario). Succede che per approvarne il tracciato viene applicata una prassi anomala e discutibile in termini di procedure amministrative tra vari livelli di decisori (Comune, Provincia, Conferenza dei Servizi, Atersir) che si sovrappongono, incrociano e sgambettano, a scapito della trasparenza della corretta informazione ai cittadini, anche attraverso il voto dei propri rappresentanti  consiglieri comunali.

Risultato è che il coordinamento delle associazioni ambientaliste che ha un tavolo sempre aperto con l’assessora alle politiche ambientali Anna Montini su varie questioni, non viene consultato su un argomento vitale per la salute, la qualità dell’aria e del respiro dei riminesi.

Fatto sta che sull’arteria verde che attraversa il centro della città – i parchi Cervi, Bondi, Fabbri – viene tirata una gran riga dritta, al massimo obliqua, e non sotto la ciclopedonale come sembrerebbe più logico, non sulla carreggiata, non sui marciapiedi, ma sul terreno erboso, compromettendo inevitabilmente una grande quantità delle specie arboree che vi crescono sopra, compresi alberi importanti e pregiati.

Si è trattato, forse giustamente, della scelta più semplice e meno costosa proposta dall’ingegnere di Bologna, consulente di Hera che insieme ai tecnici comunali, sulle loro carte, con le loro indicazioni, ha lavorato. Egli, il tecnico, non ha alcuna responsabilità, non aveva indicazioni differenti, ha solamente eseguito: non conosce il territorio, né la sua storia, non sa nulla del valore che molti riminesi attribuiscono a quell’antico e prezioso capitale naturale.

Dunque il progetto, le carte e tutto il resto, è stato disegnato e affidato nei tempi e nell’esecuzione. Sembra fatta. Nessuno si permetterebbe mai di mettere in discussione il completamento del Psbo, come neppure è stato fatto per la scelta di ricoprire e pavimentare il cantiere per gli eventi turistici nei mesi estivi quale priorità (le bancarelle e i concerti sulla foce dell’Ausa)… per poi a fine stagione riaprire (sempre a spese nostre). Chi si è posto il problema dei costi nell’occasione?

Ma fermi tutti, con gli alberi a guastare la festa, arriva il solito rompiscatole Gioenzo Renzi (Fratelli d’Italia, minoranza) per il quale l’occasione è ghiotta: e via l’interrogazione al Sindaco (che non risponde mai, poi si lamenta).

Anche il Gruppo aperto per la Sostenibilità del e intorno al Pd, durante i periodici incontri per Cantiere Città nel frattempo aveva posto la domanda al presidente di Commissione e ai consiglieri che lo frequentano, ma che non sapevano.

Le associazioni ambientaliste si agitano, stilano un documento in cui chiedono lumi al Sindaco e si apprestano a dar battaglia.

Il 25 settembre con una mia lettera aperta alle parti, anche come associazione Basta Plastica in Mare, aderiamo all’appello del cartello Rimini Verde e per evitare il muro contro muro e tentare la riduzione del danno, propongo un incontro plenario e un sopralluogo.

Per volontà dell’assessora Anna Montini di lì a poco il dialogo si avvia. Il primo incontro, il 10 ottobre, è di tre ore molto impegnative, insieme ai tecnici e ai responsabili di Hera e del Comune: cerchiamo soluzioni percorribili, ma in una situazione già nata sbagliata per l’approccio culturale che non considera la sostenibilità e l’impatto ambientale del progetto. Oltre che per l’evidente deficit di democrazia partecipata. Nel secondo il 25 ottobre i tecnici arrivano con le loro proposte. Molti alberi vengono risparmiati, si arriva a meno della metà con qualche modesta modifica di percorso (non è più la riga tirata) ma alcune deviazioni portano gli scavi un po’ più distanti dai luoghi con alberi di pregio.

Infine lunedì si svolge la commissione che dovrà rispondere all’interrogazione di Renzi, il quale aveva chiesto mesi fa l’utilizzo della tecnologia chiamata microtunnelling che anche a noi era stata proposta. Di tutt’altro avviso l’assessora Montini che illustra e sostiene le soluzioni già trovate nei due incontri con noi associazioni ambientaliste.

Per la maggioranza prima interviene il giovane Luca Pasini, non molto informato sull’argomento, poi il capogruppo Pd Enrico Piccari inizialmente conciliante, ma sul quale poi la genetica tignosetta prende il sopravvento.

Dai due interventi di maggioranza si desume dunque che l’indicazione sia stata quella di non andare alla rottura con le associazioni, dando il via libera a un intervento meno chirurgico. Lasciando tuttavia intendere che le critiche alla “disattenzione” del gruppo consiliare di maggioranza che pure s’impegna su altri versanti di sostenibilità ambientale, non era stata gradita.

Ci lasciamo nella tarda mattinata di lunedì. Un unico giornalista dell’agenzia Dire è presente. Nessuno, tantomeno l’assessore e i tecnici (che peraltro non hanno parlato) hanno minimamente citato il preventivo dei costi che le modifiche avrebbero significato. Martedì mattina il Corriere Romagna riporta in prima pagina un titolo da sensazione: “Alberi: il salvataggio costa 350.00 euro”.

L’assessora non ne sapeva nulla, non ha dichiarato nulla, il costo non è ancora quantificato. Quali reazioni possa e voglia provocare un titolo del genere che non è una notizia, poiché non c’è un comunicato stampa e nessuno lo sa, né ne ha mai parlato… e a danno di chi possa andare, lo lasciamo decidere ai lettori.

Aggiungo un post scriptum: si chiama orientamento dell’opinione. Lo stesso che le associazioni sono state accusate di avere fatto raccogliendo le firme dei cittadini. Altra cosa, altro stile. Non perdiamo di vista la vera questione.

Manuela Fabbri

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