“Ogni sviluppo economico locale ha bisogno di una banca locale”. E’ questo l’assunto che, emerso dal colorito quanto interessantissimo e applaudito intervento del prof. Stefano Zamagni, ha fatto da punto centrale del convegno: “Da intermediario finanziario a intermediario economico: il ruolo della banca di comunità”, promosso ieri da Rimini Banca e che oltre al prof Zamagni, ordinario di Economia all’Università di Bologna, ha visto tra i relatori anche il presidente di Rimini Banca, Fabio Pula, Giulio Magagni, presidente di ICCREA Banca, Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Romagna e Maurizio Ermeti, presidente del Forum Piano Strategico di Rimini.
Per dare vita la dibattito, Gianluca Conti, DG di Rimini Banca, ha introdotto il tema dell’incontro, sottolineando il profondo cambiamento epocale che è in atto nel rapporto tra banca e territorio e invitando tutti i relatori ad esprimere su questo il loro punto di vista, rispondendo ad una domanda di “visione”: che ruolo può e deve avere una banca di comunità per sostenere e accompagnare lo sviluppo economico di un territorio complesso come quello riminese?
Fabio Pula, nel suo intervento introduttivo ha dato una risposta estremamente chiara ed articolata. Ripercorrendo la lunga fase di crisi che ha vissuto e in parte sta vivendo l’economia riminese, Fabio Pula ha sottolineato come oggi, qui a Rimini, essere una banca di comunità, come Rimini Banca vuole essere, significa soprattutto porsi come attività principale la concessione del credito a favore di chi costruisce e fa crescere l’economia reale e delle imprese che soffrono grande difficoltà a raccogliere credito. “Una sfida al cambiamento che significa anche”, ha sottolineato ancora Fabio Pula, “assumere una identità che ci distingua in modo netto rispetto al restante sistema bancario”. E’ toccato al prof. Zamagni, dare una lettura accademica a questa necessità di cambiamento. E lo ha fatto ripercorrendo la lunga storia del credito cooperativo, le sue immutate ragioni etiche e le sua concreta lontananza a quel concetto di “isomorfismo organizzativo” che vuole le banche tutte uguali a se stesse.
“Un concetto poco attuale”, ha detto il prof. Zamagni,” e in pieno contrasto con le esigenze delle PMI che, qui a Rimini, sono, come nel resto del nostro paese, il corpo essenziale dell’intero sistema produttivo ed economico”. E per questo occorre che le banche di comunità, così lontane per natura dalle leve speculative della finanza della doppia morale, trovino una maggiore capacità di intermediazione “democratica” con il loro territorio. Perché, ha concluso il prof. Zamagni, “non c’è democrazia politica, senza democrazia economica”. Maurizio Ermenti, ha dato una risposta alla domanda in tema, percorrendo, con il suo intervento, un breve viaggio intorno al percorso evolutivo che Rimini sta vivendo in questi anni grazie al “Piano strategico” che ha raccolto le sfide di cambiamento e di innovazione dell’interno contesto economico, sociale e ambientale della città. Sottolineando come per dare un senso concreto alle dichiarazioni di sostegno allo sviluppo dell’economia della città, occorre che il sistema bancario locale guardi “oltre il rating” e condivida e interpreti questo ruolo propulsivo non più come semplice fonte di erogazione di credito ma entri con protagonismo diretto e assunzione di responsabilità all’interno del Piano Strategico per Rimini. “E’ imprescindibile avere una banca del territorio”. Paolo Maggioli con il suo intervento è andato diretto al cuore della questione. “Abbiamo, in passato, sofferto, come imprenditori, la mancanza di lungimiranza del settore bancario. Ecco perché salutiamo oggi con grande attenzione la sfida al cambiamento che Rimini Banca sta facendo, guardando alle reali esigenze del territorio”. Una sfida che come ha illustrato il presidente dell’ICCRA, Giulio Magagni, va collocata all’interno della grande trasformazione che il sistema del Credito Cooperativo sta per realizzare attraverso la nascita del Gruppo Bancario ICCREA, un “unicum” nel panorama finanziario internazionale, nato con l’adesione di 162 Bcc, per un totale di 2.593 sportelli, 125,7 miliardi di attivi per potenziare e sostenere il loro posizionamento sul mercato locale.