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Spiagge, le reazioni alla sentenza della Corte Europea: Spinelli, Frisoni, Capacchione, Morrone, Vanni

Il commento della senatrice Domenica Spinelli

“Il richiamo della Corte di Giustizia europea sulla questione delle concessioni balneari – la Corte ci evidenzia l’impossibilità di rinnovo automatico delle stesse e la necessità di una procedura di selezione imparziale e trasparente – va senza dubbio letta con attenzione, ma ritengo che non sia una bocciatura, come qualcuno vorrebbe far intendere, della linea impostata sulla questione dal Governo Meloni. Se da un lato l’Ue ci ricorda alcuni principi già noti, dall’altro conferisce piena legittimità e rafforza l’utilità del lavoro impostato dal governo con il tavolo tecnico, che sarà chiamato a breve a predisporre la mappatura delle aree demaniali. Da tempo su questa questione, praticamente da quando l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si è insediato, è in atto un dialogo costruttivo tra il governo, appunto, e gli organi competenti dell’Unione europea. Il governo e la maggioranza che lo sostiene sono pronti ad una ulteriore interlocuzione proficua e costruttiva e sono fiduciosa che tutte le parti saranno soddisfatte da quanto verrà predisposto”.

Il presupposto per l’applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo è ‘la scarsità di risorsa’, e cioè l’impossibilità del rilascio di nuove concessioni” – ha dichiarato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio.  E’ stato chiarito, poi, che ‘la scarsità’ deve essere stabilita combinando un approccio generale con una valutazione caso per caso.

L’assessora al Demanio del Comune di Rimini Roberta Frisoni

Se ancora ci fossero dei dubbi, la sentenza di oggi della Corte di Giustizia europea ha contribuito a dipanarli definitivamente. Il verdetto, che abbiamo iniziato a studiare nel dettaglio, già ad una prima lettura pare non lasciare spazio interpretazioni: come scritto a chiare lettere nel comunicato della Corte Ue che sintetizza la sentenza, la direttiva Bolkeinstein “si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere dal fatto che esse presentino un interesse transfrontaliero certo”. Si mette quindi nero su bianco, per l’ennesima volta, un dato di fatto assodato: i titoli devono essere necessariamente riassegnati attraverso procedure selettive e i rinnovi automatici delle concessioni vanno considerati illegali. Aspetto, quest’ultimo, su cui si era già espresso in maniera perentoria il Consiglio di Stato, imponendo lo stop allo stillicidio di proroghe che si sono succedute negli anni. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire, se non fosse che, ora più che mai, la definizione dei decreti attuativi per definire i bandi diventa una urgenza, da porre in cima all’agenda politica del Paese.   

Un significativo passaggio conclusivo della nota della Corte Ue che accompagna la sentenza, oltre a sottolineare che l’obbligo di applicare “una procedura di selezione imparziale e trasparente, nonché il divieto di rinnovare automaticamente un’autorizzazione rilasciata per una determinata attività sono enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva” Bolkeinstein, aggiunge che “poiché tali disposizioni sono produttive di effetti diretti, i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicarle, e altresì a disapplicare le norme di diritto nazionale non conformi alle stesse”.   

E’ giunto quindi il momento di uscire dall’empasse e dal continuo gioco di rimpalli cha segnato questa vicenda, se non si vuole mettere nell’angolo un settore economico fondamentale per il Paese come quello del comparto dei balneari, ancora senza certezze, nonché gli stessi i Comuni, a cui spetta il compito di emanare le evidenze pubbliche e che rischiano di rimanere con il cerino in mano, compressi tra scadenze strettissime e mancanza di indicazioni chiare da parte del Governo. 

Ora dobbiamo tutti correre, se non vogliamo arrivare alla fine dell’anno con l’acqua alla gola ed esposti alle conseguenze che il mancato rispetto della direttiva comporta. Anche l’evocato tavolo di consultazione tra governo ed enti locali per entrare nel merito dei decreti attuativi, che sollecitiamo da mesi, rischia di arrivare fuori tempo massimo. E sappiamo bene che è quello il passaggio decisivo per costruire gare che rispondano ai criteri definiti dell’Europa e che trovino una sintesi tra l’apertura trasparente al mercato e all’innovazione e la tutela delle imprese e dei lavoratori che hanno investito nelle nostre spiagge.   

Il Comune di Rimini dal canto suo ha cercato di accelerare sulle partite di sue competenza, a partire dal nuovo piano dell’arenile, strumento urbanistico che come ovvio dovrà intrecciarsi ed integrarsi con le evidenze pubbliche. Vogliamo arrivare all’estate con il nuovo piano pronto, in modo da poter poi avviare il percorso partecipativo, raccogliere le diverse osservazioni, e approvare definitivamente lo strumento che consentirà di stimolare la rigenerazione della spiaggia anche in coerenza con il Parco del Mare. E che sarà soprattutto l’opportunità per i privati di investire sull’innovazione del prodotto turistico, di cui abbiamo bisogno se vogliamo davvero essere competitivi e attrattivi anche sul piano internazionale. Noi stiamo correndo, ma ci auguriamo che non sia una corsa solitaria e contro vento”. 

Il commento di Jacopo Morrone della Lega
“Scarsità di risorse naturali utilizzabili in Italia con 8.000 chilometri di coste? Via non scherziamo, questi sono i parametri oggettivi. Dunque, non vedo bocciature dalla Corte di Giustizia europea ma di un indiretto riconoscimento di una realtà. Ora procediamo con la mappatura delle spiagge della penisola e con l’insediamento di un Tavolo interministeriale che in termini chiari ed equi stabilisca i criteri per determinare la quantità delle risorse del demanio a livello nazionale”.
“Concordo con il collega Gian Marco Centinaio, la Lega è sempre stata sulla linea che oggi appare ribadita dalla sentenza della Corte di Giustizia europea. L’eventuale applicazione della direttiva UE sulla concorrenza è direttamente connessa alla quantità di risorse presenti a livello nazionale e non limitata al solo livello locale. Salta agli occhi che l’Italia non può essere considerata scarsa di litorali e quindi può a ragione uscire dal vicolo cieco di interpretazioni arbitrarie quando non capziose”.
 Il presidente Mauro Vanni di Confartigianato ci legge una serie di elementi positivi su cui “il governo può lavorare a partire da domani” per arrivare a una legge di riforma che metta fine a questa “annosa questione e dia certezze alle imprese”. In primo luogo, spiega all’agenzia Dire, la sentenza dà “ampia discrezionalità allo Stato, e dunque al governo, di valutare la scarsità o meno della risorsa”. Inoltre, prosegue Vanni, “dà discrezionalità nel ritenere se il valore della concessione è transfrontaliero o meno”. Si tratta di aspetti, precisa il presidente, che se “utilizzati correttamente possono mettere in tutela le imprese concessionarie dalla direttiva Bolkestein”.

 

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