Continuano ad uscire sentenze sulle concessioni demaniali con finalità turistiche ricreative. Questa volta è il Consiglio di Stato, V sezione, che interviene con un dispositivo che ribalta precedenti orientamenti del CdS e della Corte di Cassazione.
Chiariamo subito che non si tratta di tradizionali stabilimenti balneari in concessione ma di villini ad uso abitativo in concessione. Sicuramente i villini possono essere confrontabili con le concessioni degli stabilimenti balneare ma per correttezza di informazione abbiamo ritenuto utile specificare di quale concessione è l’oggetto.
Secondo il Consiglio di Stato, il ricorso del Comune di Anzio che intendeva procedere a licitazione provata per l’assegnazione dei villini, deve essere respinto perché è in vigore la proroga di 15 anni dell’art. 1, commi 682 e seguenti, della legge n. 145 del 2018.
Una sentenza che non tiene minimante conto di precedenti sentenze, sempre del Consiglio di Stato. Una sentenza che non fa nessun riferimento al pronunciamento della Corte di Giustizia Europea. Una sentenza che da per scontato che sulla proroga di ulteriori 15 anni la Commissioni Europea non attivi una procedura di infrazione.
Paradossali le dichiarazioni dei dirigenti dei sindacati dei balneari nazionali. Con queste sentenze (tutte identiche e riguardanti villini), secondo alcuni esponenti dei sindacati del settore i Comuni non hanno più alibi nel prorogare le concessioni di ulteriori 15 anni.
La realtà è ben diversa. Come ha argomentato l’avvocato Roberto Biagini in più articoli sentenze del Consiglio di Stato e di Corte di Cassazione hanno affrontato la complessità della materia con ben altri argomenti e riferimenti legislativi.
In realtà queste sentenze non spostano di una virgola il problema. Rimangono incertezza e confusione
