Bene le spiagge all’asta, che potrebbero anche essere l’occasione per porre il servzio di salvataggio in mano pubblica. E’ quanto sstiene la CGIL di Rimini dopo la sentenza del Consiglio di Stato che mette fune a ogni proroga delle concessioni entro il 2023-
“Le sentenze n° 17 e 18 del Consiglio di Stato – ricordano Isabella Pavolucci e Mirco Botteghi, segretari generali rispettivamente di CGIL provinciale Rimini e FILCAMS CGIL Rimini – ribattendo punto per punto, pongono fine a ciascuna delle discutibili argomentazioni dell’ultimo decennio secondo le quali in Italia sarebbero sussistite particolari ragioni per le quali il settore balneare avrebbe dovuto essere tenuto al riparo dalle regole della concorrenza. Esecutività della Direttiva Bolkestein e titolarità delle pubbliche amministrazioni ad agire, gare ad evidenza pubblica e principi ispiratori, scarsità della risorsa demaniale, identificazione delle concessioni come servizi (e non solo come mero bene), modalità di tutela del concessionario uscente. Tutti punti sui quali è stata fatta chiarezza definitivamente. Ora, senza polemiche o dietrologie, è necessario dare immediatamente seguito a quanto indicato dai Giudici del Consiglio di Stato in Adunanza Plenaria. Il tempo c’è, tanto più che il Consiglio di Stato ha chiarito che in ogni caso nulla potrà più determinare ulteriori immotivate proroghe”.
“Per quanto riguarda il nostro territorio – proseguono i sindacalisti – è innanzitutto evidente che (come suggeriscono le sentenze) per le casse pubbliche una gestione del demanio maggiormente efficiente potrebbe portare ad un potenziale maggiore introito. Una maggiore efficienza non può che passare attraverso gare ad evidenza pubblica trasparenti ed imparziali che eliminino misure protezionistiche camuffate e discriminanti. Le gare ad evidenza pubblica sono lo strumento attraverso il quale sarà possibile regolamentare il mercimonio al quale si assiste con la compravendita delle “zone” e per introdurre criteri utili a prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata. La tutela degli affidatari di concessione per il futuro dovrà essere definita nei bandi stessi mentre per gli uscenti ci dovrà essere tutela solo a fronte di oggettive e motivate ragioni, senza spazi per proroghe automatiche e nel rispetto di principi di par condicio”.
E ancora: “Sul tema delle concessioni demaniali, nella realtà distopica che abbiamo alle spalle, si è sempre deciso a partire innanzitutto dagli interessi particolarissimi dei concessionari demaniali. Al contrario sono sempre stati in gioco, ma non sono mai stati sufficientemente tenuti in considerazione, interessi collettivi quali la trasparenza, la salute pubblica, l’impatto sociale, la sicurezza dei lavoratori, la salvaguardia del patrimonio ambientale. Questi sono i principi sulla base dei quali, secondo l’Unione Europea, devono ispirarsi i criteri presenti nei bandi di gara e sono anche quelli che potranno garantire un diverso modello di gestione del turismo balneare. A nostro avviso, oltre a questi criteri, i bandi dovranno prevedere idonee clausole a tutela del lavoro subordinato stagionale. Ciò anche per valorizzare il lavoro dei marinai di salvataggio”.
Ed ecco il punto: “Il servizio pubblico essenziale di salvataggio preposto alla salute e sicurezza di cittadini e turisti potrà trovare, in una nuova geometria definita dai bandi, il giusto ampliamento e potenziamento che interessa la collettività. Vale la pena ricordare che per la maggioranza dei concessionari demaniali (fatta qualche rara eccezione) il servizio pubblico essenziale di salvataggio è sempre stato valorizzato in sede di trattativa con le pubbliche amministrazioni per ottenere risorse e sminuito quando invece si trattava di discutere di un potenziamento e ampliamento. Canoni demaniali più profittevoli per lo Stato e una diversa geometria dei flussi di queste risorse potrebbero garantire una gestione pubblica e diretta del salvataggio. Infatti, le logiche di libero mercato naturalmente presenti in un bando di gara mal si concilierebbero con un servizio che, per sua definizione, è di natura pubblica essenziale e come tale non comprimibile da logiche privatistiche”.
“Ora gli Enti Locali devono ascoltare, nell’ambito di un percorso partecipato e dando loro la giusta dignità, i portatori di interessi diffusi e generali del territorio”, concludono Isabella Pavolucci e Mirco Botteghi.