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Coriano, mostra: Don Michele Bertozzi. L’uomo, il sacerdote, il pastore

Sino al 20 aprile è allestita, nella Sala della Biblioteca Comunale “Battarra” a Coriano, la Mostra organizzata in occasione dei 100 anni dalla nascita di don Michele Bertozzi, promossa dalla Parrocchia Santa Maria Assunta di Coriano, dall’Amministrazione Comunale Corianese e dalla Pro Loco.

Un’occasione importante per conoscere meglio un sacerdote che ha segnato profondamente la storia corianese del dopoguerra per la sua azione pastorale e per il suo impegno militante nell’organizzare un mondo cattolico in conflitto con il comunismo ateo. Si potrebbe liquidare la storia di questo prete dicendo semplicemente un sacerdote d’altri tempi. Ma questa affermazione non basta, perché la biografia di don Michele è anche tanto altro: intellettuale cattolico umanista e poco amante della scienza, pastore della propria comunità profondamente amato da molti e comunque rispettato anche dagli avversari, comunicatore ante-litteram con il proprio giornalino “La Voce del Parroco” edito dal 1948 al 1965, promotore instancabile delle associazioni cattoliche, ricercatore di vocazioni (saranno nove alla fine i ragazzi corianesi che guidò verso il sacerdozio). Spesso citato (ogni corianese sopra i 40 anni ha un proprio aneddoto su don Michele), ma tutto sommato poco conosciuto nel suo essere sacerdote, pastore, guida della comunità. Ricorda don Francesco Maria Giuliani: “estremamente residenziale (possedeva solo una bicicletta) si faceva sempre trovare da chi lo cercava non solo come sacerdote, ma anche come maestro e amico”.

La Mostra, in sintesi come è inevitabile quando si allestisce una esposizione di testi e di foto (tantissime inedite provenienti dagli album privati di don Michele donati qualche anno fa dai nipoti alla Biblioteca), tenta di approfondire la conoscenza di questo sacerdote.

Nato a Santarcangelo di Romagna l’11 aprile 1917 da una numerosa famiglia contadina, nel 1929 a 12 anni entrò in Seminario. Venne consacrato sacerdote il 7 giugno 1941 a 24 anni. Il 26 marzo 1943 arrivò a Coriano come coadiutore del parroco don Guglielmo Mondaini. Il 6 agosto 1946, alla morte di don Mondaini, don Michele divenne parroco di Coriano e lo rimase sino al 1970. Morì a Rimini, presso la Casa del Clero, il 9 febbraio 1999 all’età di 82 anni.

Il suo arrivo a Coriano cade nei terribili mesi della caduta del fascismo e vivrà poco dopo, fra l’estate e il settembre 1944, la distruzione del Paese a causa dei bombardamenti aerei, navali e terrestri per lo sfondamento della Linea Gotica. Saranno alla fine 200 i civili uccisi. L’abitato di Coriano è distrutto, compresa la seicentesca chiesa. Don Michele mise fra le sue priorità la ricostruzione della Chiesa corianese, reperendo i fondi necessari. L’edificio venne ricostruito sulla base del progetto dell’architetto riminese Luigi Campanini (1897-1974). Venne inaugurato il 13 settembre 1953.

Don Michele fu un prete ‘militante’, che organizzò il mondo cattolico corianese. Con gli altri parroci  creò la rete delle associazioni cattoliche e le schierò a fianco della DC locale (guidata per tantissimo tempo da Armando Foschi), in fortissima contrapposizione ideologica a PCI (guidato dai Sindaci Carlo Zaghini e poi Renato Muccioli) e a PSI (il cui leader era Giuseppe Montanari). La scomunica emessa nell’estate del 1949 contro i comunisti fu ampiamente ‘usata’ da don Michele nei confronti dei singoli e delle forze politiche di sinistra. Se DC e PCI corianesi si combatterono negli anni ’50 con giornalini dai titoli significativi (per la DC “Il Martelletto”; per il PCI “Liscio e busso”), don Michele sul settimanale “La Voce del Parroco” non si risparmiava di certo. Sul numero del 28 aprile 1963 l’articolo con il titolo “Decidi dunque, o cristiano!” scriveva: “Ricorda sempre che il segno distintivo del cristiano è il segno della croce. In hoc signo vinces! (…) Votare, dunque. Votare tutti! Votare uniti! IL VOSTRO PARROCO”.

Sul numero successivo del 5 maggio 1963, in un pezzo intitolato “Conclusioni”, constatava amaramente e ironicamente che i corianesi ancora una volta non gli avevano dato retta, e i social comunisti ancora una volta avevano vinto le elezioni. “Se andiamo avanti di questo passo non occorre più costruire la scuola ‘unificata’ a Coriano, perché Coriano è unificato bene anche senza la scuola; e non è più un comune di collina, perché già sufficientemente ‘pianificato’”.

Don Michele visse con grande sofferenza i cambiamenti imposti dal Concilio Vaticano II. Legato al mondo contadino dove i cambiamenti sono sempre lentissimi, formatosi nella Chiesa di Pio XI e di Pio XII, le trasformazioni avviate da papa Giovanni XXIII e da Paolo VI non lo convinsero sino in fondo. Forse più sul piano della forma (la rinuncia all’uso del latino, il verso dell’altare) che su “quell’aprirsi al mondo”. Anche se l’accettazione del “siamo tutti fratelli” per un prete ‘militante’ come era don Michele non né semplice né facile. Inoltre arrivarono i cambiamenti epocali del mondo giovanile dopo il ’68 che non capiva e non condivideva. Insomma un insieme di motivazioni che lo portarono a rinunciare “per amore verso la Chiesa” al suo incarico di parroco di Coriano all’età, relativamente giovane, di 53 anni.

Preferì diventare coadiutore di don Vincenzo Marfori (1926-1990), nuovo parroco, e lavorare con i giovani e sui giovani per ricercare nuove vocazioni.

Don Michele possedeva una ricca biblioteca personale, visibile in molte foto che lo ritraevano nel suo studio. Importante per conoscere le letture e gli autori di un intellettuale cattolico della metà del Novecento. Gran parte di essa, dopo la morte di don Michele nel 1999, andò dispersa. Ma c’è ancora un nucleo di questa biblioteca nella canonica di Coriano. In occasione dell’inaugurazione della Mostra il parroco don Fiorenzo Baldacci, in accordo con gli organismi parrocchiali, ha comunicato di volerli donare alla Biblioteca Comunale “Battarra”, ai fini della tutela di questi libri, ma anche per consentire a studiosi e ricercatori una conoscenza ulteriore di don Michele.

Umanista, amante della cultura classica, insegnante appassionato, ma anche rigido nelle sue convinzioni e certezze. Capace sul piano umano di relazioni sincere e fraterne con chiunque, a prescindere dal colore politico; quanto incapace invece di comprendere posizioni politico e sociali diverse dalle sue, dettate da una intransigenza assoluta. Questo è stato don Michele, nella sua umanità, nel suo ruolo di pastore, nel suo essere prete per la Comunità di Coriano.

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