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Sopralluogo Unesco nei Gessi emiliano-romagnoli candidati a Patrimonio dell’Umanità

I ‘Gessi’ emiliano-romagnoli, rocce ‘carsiche’ formate nel corso dei millenni in seguito all’evaporazione delle acque marine, presenti in diverse zone della regione, potrebbero fare presto il loro ingresso nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco 2023. Dopo una settimana di sopralluoghi ed incontri per conoscere da vicino la ricchezza ambientale, storica e culturale dei ‘Gessi’, si è conclusa la visita della commissaria Unesco, Gordana Beltram: un passaggio previsto dalla procedura che, in caso di esito positivo, potrà portare la prossima estate all’ingresso nella prestigiosa lista.

Sono sette i siti interessati tra le province Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale. Fra questi ultimi ci sono i Gessi della Valmarecchia (gessi alabastrini), quelli del Rio Marano e del Torrente Conca (gessi primari), presenti i primi fra Perticara, S.Agata Feltria e San Leo, i secondi fra Montescudo e Sassofeltrio (la frazione dal significativo nome di Gesso) e Gemmano (con le sue celebri grotte di Onferno).

Qaunto alle grotte, spiega lo speleologo Pietro Lucci: “L’area carsica nei Gessi del Fiume Marecchia è limitata ad un affioramento di gesso microcristallino (facies alabastrina) attraversato dal Rio Strazzano, dove si apre l’omonima grotta a sviluppo suborizzontale, che evidenzia, lungo gran parte della sua estensione, morfologie spiccatamente freatiche. L’area carsica nei Gessi del Rio Marano e del Torrente Conca è compresa in ammassi di gesso primario macrocristallino di limitata estensione. Oltre ad alcune brevi grotte che si sviluppano nei pressi del Rio Marano (Repubblica di S. Marino) va citata la Grotta di Pasqua di Montescudo, un traforo idrogeologico che si apre in un piccolo blocco di gesso circondato dalle argille. La cavità di gran lunga più conosciuta nei Gessi della Romagna orientale è la Grotta di Onferno, nella valle del Torrente Conca, in gran parte turisticizzata, soggetta a pesanti interventi di consolidamento stante le precarie condizioni di stabilità”.

“Con grande orgoglio – osservano il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e l’assessora regionale alla Programmazione territoriale e parchi, Barbara Lori – abbiamo illustrato alla signora Beltram le caratteristiche dei Gessi emiliano-romagnoli, un fenomeno studiato in tutto il mondo e di grande suggestione oltre che di indubbio interesse scientifico, testimonianza insostituibile dell’evoluzione della Terra. Una candidatura quella emiliano romagnola di alto profilo – concludono – e con le carte in regola per concorrere a un così prestigioso riconoscimento”.

La decisione del Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco di proporre il carsismo emiliano romagnolo come candidatura italiana alla Lista del Patrimonio Mondiale per il 2023 è del gennaio scorso. L’iter di valutazione si concluderà la prossima estate con il pronunciamento definitivo del Comitato internazionale Unesco.

(immagine in apertura da GESSI E SOLFI DELLA ROMAGNA ORIENTALE, Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna)

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