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Soldi per i bambini africani in una filiale Carim, indagato parente di Matteo Renzi

Quei 6,6 milioni di dollari dovevano andare ai bambini africani. Invece, secondo le accuse della Procura di Firenze dopo le indagini della Guardia Finanza, sarebbero transitati per dei conti correnti privati attivi presso una filiale dell’allora Cassa di Risparmio di Rimini, quella di Castenaso nel bolognese. Conti intestati ad Alessandro Conticini, fratello maggiore di uno dei cognati di Matteo Renzi. Il denaro sarebbe poi stato investito in grosse operazioni immobiliari; una parte, circa 250 mila euro, sarebbe poi servito per comprare quote di alcune società della famiglia Renzi o di persone ad essa vicine.

A queste infamanti accuse replica per Conticini l’avvocato Federico Bagattini, evidenziando con vigore che nessuna delle organizzazioni che hanno donato contributi di beneficenza alla Play Therapy Africa Ltd, di cui Conticini – impegnato da anni nelle attività di aiuti umanitari – era socio e direttore, “ha fatto la benché minima denuncia nei suoi confronti”.

Ora però Conticini, 42 anni, è indagato  per appropriazione indebita aggravata e autoriciclaggio, assieme al fratello Luca di 37, dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal sostituto Giuseppina Mione. Un terzo fratello, Andrea, gemello di Luca e marito di Matilde Renzi, sorella dell’ex presidente del consiglio, è indagato per riciclaggio, avendo acquistato nel 2011 quote di tre società: la Eventi 6 fondata da Tiziano Renzi, la Quality Press Italia e la Dot Media di Patrizio Donnini e di sua moglie Lilian Mammoliti, legati ai Renzi. 

L’indagine è nata proprio da alcune segnalazioni bancaria su quei conti correnti nella filiale Carim di Castenaso, luogo di origine dei fratelli Conticini. Alessandro, da tempo all’estero, ha rappresentato l’Unicef in Etiopia, poi con la londinese associazione per la Play Therapy ha fondato la Play Therapy Africa, con la quale ha raccolto fra il 2008 e il 2016 circa 10 milioni di dollari da destinare ad iniziative di assistenza dei bambini africani. La sola Fondazione Pulitzer ha donato 5,5 milioni di dollari, mentre Unicef ha aggiunto 3,8 milioni. I restanti 900 mila dollari sono arrivati da organizzazioni no profit europee, americane e australiane.

Secondo la Procura, che si è avvalsa anche di rogatorie internazionali, quasi 6,6 milioni di dollari non sarebbero però mai arrivati in Africa, ma finiti a Castenaso. Una parte sarebbero serviti per sottoscrivere nel 2015  un prestito obbligazionario da quasi 800 mila euro di una società dell’isola inglese di Guernsey, nella Manica, mentre quasi due milioni avrebbero finanziato un’operazione immobiliare in Portogallo fra il 2015 e il 2017.

Alessandro Conticini, sua moglie e i loro collaboratori avevano sì diritto a essere remunerati per le loro attività, ma alla Procura fiorentina quei 6,6 milioni sui 10 raccolti sembrano un po’ troppi. Ma l’avvocato Bagattini e la collega Chiara Zecchi di Bologna sostengono che tutto quanto è spiegabile e inatti spiegato, in una memoria pronta per essere depositata alla conclusione delle indagini preliminari. Inoltre, i difensori rimarcano che nessuno dei donatori ha  denunciato i fratelli Conticini.

Dallo scorso anno il reato di appropriazione indebita aggravata è perseguibile solo dopo una querela. Querela che finora non è arrivata da nessuna delle organizzazioni umanitarie che hanno donato il denaro.

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