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Sogni o sirene, ma non spacchiamo questo Rimini

Non era freddo anche se la nebbia bagnava tutto e a quel punto eravamo bagnati fradici come se avesse piovuto per due ore.

E’ il novantatreesimo, stiamo attaccando da almeno un quarto d’ora ma ormai manca troppo poco e mentalmente ci si prepara a metabolizzare il pareggio.

Poi il cross di Cica e Ambro è lì, bene appostato…
La palla arriva piano e anche dopo il colpo di testa si deposita in fondo al sacco con calma, quasi a voler dare il tempo a tutti di raccogliere i pensieri che si stavano accumulando bruciandoli al grido di GOL!

Poi un tutt’uno, esultanza dei giocatori sotto di noi, ultimi istanti di gara e festeggiamenti subito dopo sempre saltando e urlando la gioia della vittoria.

La vetta è raggiunta, non si è ancora vinto nulla ma il Rimini è primo.

Saliamo sul pullman e scendiamo verso casa senza voce e sorridenti, stanchi ma contenti.
Nel viaggio di ritorno non esistono i Croati, non esistono i “se” i “ma” e le tante domande ancora senza risposta in vista di maggio. Esiste una squadra che sente e rappresenta la propria città, con orgoglio e forza, unita nell’abbraccio festoso con la propria tifoseria.

Domenica sera è nata l’atmosfera giusta che può portare i biancorossi al traguardo ambizioso, la vittoria del campionato, il ritorno tra i professionisti.

La prima cosa da fare è preservare questa atmosfera dalle varie turbative che insistono sull’ambiente biancorosso.

Allo stato attuale il Rimini FC sta disputando il suo campionato con i suoi obiettivi. Il Santarcangelo sta facendo lo stesso e fino a che non sarà messo nero su bianco qualcosa che attesti il contrario questa è la realtà, l’unica vera e incontrovertibile realtà.

Anche questa settimana abbiamo appreso che l’ interesse per il Rimini da parte di Mestrovic non è scemato dando a Giorgio Grassi l’opportunità di ribadire che i contatti intercorsi sino ad ora non possono essere definiti una trattativa e che da qui a maggio, quando si dovrebbero tirare le somme, ci sono obiettivi da raggiungere in ottemperanza ad un piano di crescita che esiste aldilà delle sirene croate.

Già, le sirene croate… Curiosamente la parola “croati” me riporta alla mente Croatti, Paolo Croatti.
Colui che nel 2010 trasferì la ex Valleverde Riccione in territorio riminese creando il Real Rimini Siti.

Come tifoso ricordo quel periodo come il peggiore di sempre. La presenza a Rimini di due squadre fu devastante e divisiva per una tifoseria che aveva appena subito l’onta della non iscrizione e si trovò incredibilmente trasformata in due fazioni opposte.

Ricordo le brutture varie e le divisioni che durarono anni nonostante il “siti” fosse praticamente defunto già alla fine di quella prima stagione.

Se l’ingresso in città di un nuovo soggetto avverrà con modalità simili, volte a spaccare nuovamente la tifoseria, mi vedrà “tombalmente contro”. Qualunque sia la forma e la sostanza, la tifoseria biancorossa non va spaccata più.

Il Rimini è uno e una deve essere la tifoseria che lo segue, chi persegue altro è perdente in partenza.
Sono comunque realista, osservo e ascolto sempre prima di farmi un’idea e non posso fare a meno di notare come Ivan Mestrovic, verso cui nutro il massimo rispetto, non manchi mai di mettere sul piatto il fatto che l’arrivo a Rimini del suo sodalizio porterebbe investimenti sull’impiantistica sportiva.

Parlo, in primis, della cittadella del calcio tristemente abbandonata al degrado in quel della Gaiofana.

Un Rimini autoctono, fatto da e per i riminesi che cresce pian piano e si afferma stagione dopo stagione sempre più anche tra i non propriamente sportivi è un sogno.

Un sogno sportivo cui Giorgio Grassi sta provando a dare realtà. Ma la realtà è fatta anche di investimenti e di interventi sull’impiantistica che il pubblico ormai non si accolla più se non in misura minima, nei termini delle migliorie e delle manutenzioni inderogabili.

Da una parte abbiamo Mestrovic che, aldilà del progetto prettamente sportivo, promette investimenti alla Gaiofana innanzi tutto e sul Romeo Neri in subordine.

Dall’altra abbiamo Giorgio Grassi che nell’ultima intervista afferma “…perché una città come Rimini non riesce a pensare che 20 milioni spesi in uno stadio avveniristico…”.

Investimento privato contro spesa pubblica; intervento diretto del soggetto utilizzatore finalizzato alla gestione, contro la richiesta di gestione di un impianto a carico del pubblico.

La mia scelta, quella dettata dal cuore, è per un Rimini fatto dai riminesi per i riminesi. Ma mi rendo conto che se davvero ci fossero opportunità importanti da un punto di vista economico parallelo a quello sportivo, ammetto che non so come andrà a finire.

L’importante è che la maglia a scacchi la serie C se la sia guadagnata sul campo e che non vengano usati stratagemmi per spaccare in due Rimini e la tifoseria biancorossa.
Forza Rimini, tutti insieme

Emanuele Pironi

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