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Servizio Iene sulla Festa dei 100 giorni. Gli studenti riminesi: “Inutile sensazionalismo”

Giornalismo o sensazionalismo fine a se stesso? E’ una delle domande che si pongono gli studenti dei vari istituti superiori di Rimini dopo aver guardato il filmato sulla Festa dei 100 Giorni uscito il 17 aprile su Le Iene. Diversi diciottenni riminesi, domenica scorsa, mentre stavano guardando il noto programma televisivo, sono rimasti attoniti all’uscita del servizio «Dove sono finiti i 500 euro del Bonus Cultura?». Un video girato all’interno del Palacongressi di Bellaria il 27 marzo – durante il tradizionale party dei ragazzi che frequentano l’ultimo anno delle superiori – per dimostrare che il bonus renziano viene speso non soltanto per la cultura, ma anche per eventi coma la Festa dei 100 Giorni.

Nel sevizio in onda su Italia Uno, molti dei partecipanti si sono ritrovati spiattellati sul piccolo schermo mentre si lasciano andare a dichiarazioni frutto di qualche bicchiere di troppo.

Ma partiamo dall’inizio. Quella sera si sono presentati due uomini sui 30 anni che hanno iniziato a domandare ad alcuni dei presenti che cosa fosse per loro la cultura e se avessero usato parte dei 500 euro per la festa. Le risposte sono piuttosto imbarazzanti. Da chi risponde che la cultura è «la f**a» a chi «non me ne frega un ca**o». Un’immagine di giovani interessati soltanto a divertirsi e che utilizzano il Bonus per uno scopo ben diverso da quello per cui è nato.

Ma quanto è affidabile un servizio impostato così? Perché oltre a essere stato realizzato in occasione di una serata di festa tra ragazzi, ci sono ‘dettagli’ che fanno pensare a un servizio che voleva dimostrare una tesi precostituita: «Le Iene sono partite, a mio parere, con l’intenzione di mostrare un volto negativo dei giovani. – spiega Edoardo, Liceo Linguistico “G. Cesare – M. Valgimigli” –. Per denunciare quello che potrebbe essere un uso improprio dei soldi del Bonus Cultura non è necessario costruire un servizio in cui appaiono ragazzi su di giri che si abbandono a sboccate considerazioni. Gli intervistatori non si sono nemmeno qualificati come “Iene”. Pensavamo facessero parte dell’organizzazione o volessero fare un video per gioco. Ma ciò che ci ha fatto più dispiacere sono le modalità. Le dichiarazioni più ‘normali’ sono state omesse o tagliate. E a dei ragazzi è stata posta la stessa domanda più volte affinché rilasciassero una dichiarazione ad affetto».

Edoardo, inoltre, spiega che i due individui che hanno girato il video non erano i due giornalisti de Le Iene che lo hanno commentato insieme al ministro Franceschini, ovvero Stefano Corti e Alessandro Onnis. «No, – continua Edoardo – Qualcuno li avrebbe sicuramente riconosciuti, sono volti noti. Si trattava di due persone diverse».

«E’ una cosa indecente – si sfoga la madre di una ragazzo del Liceo scienze umane – Mio figlio non è apparso nel video, ma suoi amici sì. Mi hanno raccontato che i due pseudo-giornalisti hanno iniziato a tartassarli di domande con il solo scopo di farli passare come coloro che pensano solo a ubriacarsi e divertirsi. Mio figlio dopo aver visto il filmato era allibito, non ci poteva credere. Se il Bonus Cultura viene utilizzato in maniera distorta – e anche qui ho i miei dubbi – sono d’accordo nel fare una denuncia. Ma in questo caso mi sembra che la denuncia sia stata messa in secondo piano per realizzare un servizio per fare solo scalpore. E soprattutto, dove credo vengano meno le regole prime della deontologia del giornalismo».

Edoardo, la cui intervista è stata montata perché sembrasse che il suo ‘sì’ fosse riferito all’uso del bonus per la serata al Palacongressi, è ancora rammaricato per quel servizio di Mediaset. E ci tiene a mostrare una fotografia diversa da quella emersa dalle telecamere dei due intervistatori.

«Lo scandalo attira, la cattiva notizia interessa più di quella buona, ma in questo momento desidero condividere un’immagine differente dei giovani. Non esaltati e volgari come il video poco lealmente vuol far apparire, bensì coinvolti e attivi. Quasi nessuno ne parla, ma gli esempi da fare sarebbero innumerevoli: il volontariato nel sociale, i gruppi di poesia, canto, teatro, arte, gli incontri culturali, i corsi di lingua, le attività sportive, le assemblee tematiche sono solo alcune delle meravigliose occupazioni dei giovani riminesi. La cultura è profondamente radicata e va alimentata, non offesa con servizi del genere che sviliscono anche chi non c’entra nulla. Non diamo un’immagine triste e falsata delle nuove generazioni, piuttosto diamo loro fiducia, crediamo nella loro passione e nel loro autentico interesse nel coltivare il bello e il giusto, a noi spetta il futuro. Meritiamocelo».

 

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