Due ragazze madri con il loro bambini rimaste senza casa dopo l’incendio che ha distrutto l’11 giugno scorso la ditta Tiraferri e tutto quanto gli stava intorno. Le donne abitavano in un appartamento soprastante il capannone della nota azenda di traslochi, ma da allora sono ancora senza tetto. E secondo il loro racconto, dal Comune di Rimini hanno ricevuto l’aiuto che si sarebbero aspettate: nessuna sistemazione, ma solo un contributo per pagare almeno una quota di affitto.
Sul caso il consigliere comunale Mario Erbetta ha presentato un’interrogazione: “La nostra Giunta con la valigia e il nostro Sindaco in cerca di posto si sono sempre vantati in questi anni di non aver mai arretrato la spesa nel sociale che ammonta a circa 29 milioni l’anno, ma ogni volta, alla prova dei fatti ci ritroviamo che il Comune alza le mani accampando scuse per coprire la propria negligenza nell’aiutare le persone che improvvisamente cadono in uno stato di bisogno”.
Questo il drammatico racconto di una delle madri: “Nella notte tra giovedì 10 e venerdì 11 siamo stati svegliati di soprassalto da un angelo della CDO che facendo un sopralluogo, essendo scattato l’allarme di Tiraferri, aveva notato che era divampato un incendio all’interno del capannone e si è preoccupato di svegliarci suonando e urlando. Fortuna che lui sapeva che sopra al capannone ci fosse un appartamento abitato! In quell’appartamento abitavamo io Lucia Pierfederici unitamente a mio figlio Diego di anni 10, la mia amica Di Cristo Maria Raffaella unitamente a suo figlio Mathias di anni 10, e in più si trovava a casa con noi mia nipote Feliciana di anni 17 che è venuta su circa 10 giorni prima per darmi una mano in negozio. Quando ci siamo svegliati avevamo già il fumo in casa e affacciandoci alla finestra ci siamo rese conto che la luce arancione proveniva da un incendio. Il vigilante ci ha urlato di uscire subito in quanto le fiamme erano già alte”.
“Tirati giù i bambini dal letto in mutande e noi in pigiama, siamo corse fuori e ci siamo allontanate in macchina dalle fiamme che avevano avvolto la prima metà del capannone. Una volta allontanati con i bambini in lacrime, ci siamo accorte di avere lasciato in casa il cane ed il gatto e Maria e Feliciana sono tornate per riprenderli ma non era più possibile entrare. Io sono rimasta in macchina con i bambini e ho allertato subito il mio compagno. Arrivati i primi camion dei vigili del fuoco, sono entrati a salvare il cane mentre il gatto è scappato. Da quel momento altri 6 mezzi sono arrivati per domare l’incendio che aveva preso l’altra metà del capannone, facendo crollare un tetto a pochi metri dai vigili del fuoco. Dopo qualche ora è arrivato anche il mezzo speciale per spegnere gli aerei. Guardavamo allibite le fiamme indomabili, ringraziando il Dio e quella guardia giurata che è stato il nostro angelo. Sul posto arrivarono i carabinieri e la polizia che iniziarono ad interrogare noi ed i Tiraferri. Intorno alle 6:00 chiedo al mio compagno , di portare via i bambini da lì, di fargli fare colazione e di farli dormire un po’. Ci informarono che era stata attivata l’emergenza abitativa e avremmo dovuto aspettare il tecnico del Comune che sarebbe arrivato in mattinata per trovarci una sistemazione”.
“Nelle ore successive abbiamo atteso che il fuoco venisse domato, verso le 10.00 riuscimmo ad entrare insieme a 2 vigili del fuoco ed in 5 minuti abbiamo preparato il minimo indispensabile. É stato un film! Si sentivano i vigili di sotto che urlavano tra di loro, i muri erano crepati e scottavano, ci saranno stati 200 gradi, dal tetto entrava acqua ed abbiamo visto che le fiamme entrate da lucernaio avevano inghiottito un bagno. C’era puzza! Una gran puzza di bruciato. Poi è arrivato il tecnico del Comune che ci ha comunicato che il nostro appartamento non sarebbe stato più abitabile, in quanto inagibile.Allertati i servizi sociali, ci siamo sentite dire che il Comune non gestiva questo tipo di emergenza e non aveva alloggi”.
“Esasperate dietro alla provocazione di accamparci in tenda davanti al Comune, il tecnico tramite i servizi sociali ci informò che l’unico aiuto poteva essere economico di 300€ da ritirare entro mezz’ora alla Caritas ma dovevamo cercarci da sole un alloggio. Allibite dalle risposte, abbandonate, completamente in stato di shock Maria andava alla Caritas, io sono risalita nell’appartamento con 3 vigili del fuoco e 4 di Tiraferri a prendere altro. Ma non ero lucida e non ho preso molto, abbiamo riempito dei sacchi della spazzatura e due scatole che avevano i Tiraferri nel furgone, la prima cosa che ho preso sono state le tazze della colazione dei bambini, ne erano affezionati, qualche vestito per tutti, qualcosa da mangiare. Ero scioccata non riuscivo ad essere lucida”.
“I giorni a seguire, dopo vari crolli psicologici, ci siamo rese conto di non avere avuto nessun tipo di assistenza sanitaria, al che Domenica intorno alle 21 ci siamo recate all’ospedale di Rimini e siamo uscite non prima delle 00.30 dopo 3 ore e mezza nelle quali sono stati visitati solo i bambini. Non abbiamo aspettato ancora in quanto i bambini dovevano dormire! Lunedì mattina indignate dalla non curanza ci siamo recate nella sede dei servizi sociali in via Ducale per capire chi avesse gestito l’emergenza e perché siamo state trattate con tale indifferenza. Non un controllo sanitario, ne un alloggio o appoggio momentaneo, quando abbiamo appreso dal giornale che l’altra famiglia è stata accolta dalla protezione civile, con sacchi a pelo, alimenti e vestiti”.
“Dopo una lunga attesa ed insistenza siamo riuscite ad avere un colloquio con il vice sindaco Lisi Gloria che dopo 5 ore di attesa ci ha ribadito che a Rimini ci sono 1.500 case non abitate che i proprietari non voglio dare in affitto nemmeno all’ente comunale. Loro possono aiutarci solo con contributo economico perché gli alloggi non li hanno e nemmeno case di emergenza. Quindi dobbiamo trovarcelo da sole!”.
“Siamo ancora alla ricerca di una abitazione e ci chiediamo se il contributo del comune potrà mai coprire il costo di un affitto in alta stagione a Rimini, per cui cerchiamo tramite i cittadini di trovare un affitto annuale, pagando come abbiamo sempre fatto per ritrovare stabilità ed equilibrio che quella notte ci ha segnato per sempre”.