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Il segretario nazionale FABI: “Trattativa Carim in salita, non ammissibili ancora sacrifici dei lavoratori”

FABI, il sindacato italiano dei bancari, non ha apprezzato molto gli esiti del primo incontro con i vertici della  Cassa di Risparmio di Rimini.
La trattativa, come titola la FABI nel proprio sito ufficiale “parte in salita”.

“L’azienda – riferisce il sindacato – ha dichiarato l’intenzione di ridurre del 13% il costo del lavoro annuo, intervenendo sugli organici e sulla contrattazione di secondo livello.
Nello specifico i dipendenti da tagliare, secondo CARIM, sarebbero almeno 75. Inoltre, nella lettera di avvio procedura, si parla di nuove chiusure di filiali, senza specificare quante, e di un generico taglio delle spese sulle consulenze, sugli immobili, sulla pubblicità e sulla rappresentanza”.

“Non è ammissibile che si chiedano ulteriori sacrifici ai lavoratori. I dipendenti negli ultimi due anni si sono fatti carico di oltre 7 mila giornate di solidarietà e di certo i deludenti risultati economici denunciati dalla banca non possono essere imputati a loro, ma a un management che non ha saputo gestire adeguatamente il Gruppo.Pertanto chiediamo un’incisiva riduzione delle consulenze e delle retribuzioni degli alti dirigenti, che non sia di mera facciata, e rispediamo al mittente la proposta di tagliare il contratto integrativo ai lavoratori. Vogliamo chiarezza sul progetto industriale futuro di CARIM perché quella presentata dall’azienda sembra più un’operazione di maquillage per rendersi appetibile a qualche eventuale compratore che un vero piano di rilancio”, dichiara Attilio Granelli, Segretario Nazionale FABI.

In 6 anni l’azienda, fa notare sempre la FABI, che nel 2010 contava 755 dipendenti, ha registrato un calo degli organici di circa 100 unità. Inoltre dal 2015 al 2016, ai lavoratori sono state imposte 7.200 giornate di solidarietà a cui si aggiungono ulteriori 5.800 per il 2017.

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