Si avvicina l’esordio, sta per cominciare il campionato.
I tifosi del Rimini FC riflettono sulla squadra, sul potenziale della stessa e cercano di indovinare quale sarà il destino sportivo che li attende nei 10 mesi a venire.
Soltanto una cosa distoglie l’ attenzione dal campo e dal pallone che sta per tornare a rotolare.
Un po’ tutti i tifosi sono rimasti colpiti dal botta e risposta a mezzo stampa intercorso tra il patron del Rimini FC e il presidente di confindustria Paolo Maggioli.
Ho letto bene entrambi gli interventi e prima di esprimermi in merito ho atteso che anche la mia testa facesse pace con la durezza dello scambio che, mi auguro, sortirà effetti positivi verso l’intera faccenda.
Ha apertole danze Giorgio Grassi con parole volutamente sferzanti quali “hanno i forzieri pieni ma il cuore vuoto” e “il sistema economico locale non ridistribuisce nulla al territorio”.
Nel dipanarsi di questo discorso, il patron del Rimini FC non lesinava complimenti all’amministrazione comunale che, al contrario, non rispermierebbe impegno ed investimenti per delineare la Rimini che verraà.
Non si è fatta attendere la risposta del presidente di Confindustria Romagna, il riminese Paolo Maggioli, che ha bollato come offensive ed irricevibili le considerazioni di Grassi ricordando come gli imprenditori abbiano investito nell’aeroporto e nella biblioteca pubblica; chiarendo e ribadendo con forza che comunque coi propri denari ogni imprenditore può fare ciò che crede.
A questo punto sono partiti i commenti di chi stava di qua o di là. Sorvolando, in parecchi casi, su quello che era il vero oggetto del contendere.
A quale bersaglio mirava Giorgio Grassi quando ha sfoderato e lanciato i suoi dardi?
Cercava aiuti per finanziare il mercato o comunque potenziare i conti del club o della squadra?
Ho riletto le dichiarazioni e lo sfogo è partito da ben altre tematiche.
La pietra dello scandalo è l’Art bonus con cui il Comune sta cercando di mettere insieme i soldi per sistemare la tribuna centrale dello stadio Romeo Neri.
Ricapitolando in breve, essendo “storica” la facciata della tribuna centrale, è possibile finanziare i lavori attraverso il meccanismo de cosiddetto ‘Art bonus, che consente a chi vi accede di detrarre il 65% di ciò che versa.
L’ attuale stato dell’Art Bonus recita che dei 100 mila € che si vanno cercando, al momento ce ne sono 30 mila.
Di questi 30 mila, 20 mila sono arrivati dallo stesso Grassi, mentre tutto il resto della città ha messo 10 mila €.
A questo era indirizzato lo sfogo di Grassi. Al fatto che una città come Rimini da mesi non avesse saputo mettere insieme più di 10 mila € per rimettere in condizioni dignitose un impianto che è di tutti i Riminesi e non del solo di Rimini FC; la quale società, per entrarci e fare ciò che deve, paga l’affitto.
Vero è che un imprenditore o un’associazione di un’intera categoria è libera di fare ciò che vuole coi soldi di cui dispone. Ma le orecchie da mercante verso a questa operazione di Art Bonus non trasmettono certo l’immagine di un’imprenditoria particolarmente affezionata al territorio.
Detto alla mia maniera, se Grassi avesse chiesto soldi per comprare e pagare calciatori, Paolo Maggioli avrebbe avuto tutte le ragioni. Ma trattandosi di un pezzo di città riconosciuto come “storico” e quindi meritevole di essere sostenuto con la formula dell’Art Bonus, l’imprenditoria riminese, secondo me, non dovrebbe limitarsi a dire “grazie, abbiamo già dato”.
Parere, questo, ovviamente personale e transitorio, visto che già incombono gli argomenti del campo. E del Fiorenzuola con cui inizierà’ questo campionato.
Emanuele Pironi