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Sciacallaggio sulle sciagure, stelle cadenti negli hotel e futuro delle colonie

Sciacallaggio politico

E’ la ricerca di episodî compromettenti o scandalosi, veri o presunti… per danneggiare la reputazione di un politico (Treccani). E’ quello che è andato in onda il 4 maggio scorso durante una riunione, a Faenza, di sindaci, dirigenti della protezione civile forze dell’ordine, prefetto e regione per mettere in atto le azioni di emergenza per fare fronte all’alluvione che ha colpito duramente alcune parti del territorio della Romagna.

A quella riunione non erano invitati parlamentari e consiglieri regionali. La motivazione era ovvia. Una riunione di lavoro che coinvolgeva le istituzioni che già stavano operando sui territori dell’alluvione come appunto Regione, Comuni, prefettura e forze dell’ordine. Non era un incontro di discussione politica. Evidentemente per l’onorevole Jacopo Morrone questa distinzione non era chiara ed ha chiesto, nel suo ruolo di parlamentare, di poter partecipare all’incontro. Ne è uscito un rumoroso “battibecco” tra il presidente della Regione che ha accusato Jacopo Morrone di volere “fare passerella” e l’onorevole leghista che accusava Bonaccini di non volere nessun contradditorio. Dico subito che aveva ed ha ragione Bonaccini. Per due semplici ragioni:

  • Non era una riunione politica ma operativa in piena emergenza alluvione. Ci sarà il tempo per discutere perché è accaduto con dati alla mano e coinvolgendo tutti ed individuando le eventuali responsabilità.
  • Morrone è un deputato della Lega eletto nel collegio di Rimini; in Romagna di Deputati e Senatori eletti tra le varie forze politiche ve ne sono 20; a questi andrebbero aggiunti i consiglieri regionali: oltre 40 persone. Ora, non è difficile comprendere che quel volere esserci dell’onorevole Morrone, lui e solo lui, era per dirla con Bonaccini solo occasione per una “passerella politica”. Dal mio punto di vista si è trattato di puro sciacallaggio politico.

 

Stelle Cadenti

Il Comune di Rimini ha informato che sono state fatti 25 controlli negli alberghi del territorio comunale da parte del personale del Comune per verificare in via preventiva il rispetto della corretta classificazione in stelle, a garanzia e tutela dell’ospite, oltre che dell’immagine complessiva della città. Iniziativa lodevole e corretta da parte del Comune di Rimini. Purtroppo, capitano troppo spesso episodi di gestione di strutture ricettive del tutto inadeguate rispetto alla classificazione alberghiera.

Tuttavia  da troppi anni la classificazione alberghiera richiede un aggiornamento importante. E’ vero che compete alle Regioni ma si è sempre cercato nel passato di usare parametri unici in tutto il Paese, per evitare che una stella in Emilia Romagna abbia un valore e in Veneto ne abbia un altro. Nonostante i tentativi fatti negli ultimi 15 anni, non si è mai giunti ad una soluzione di nuova classificazione alberghiera. Difficile se non impossibile trovare una sintesi con le categorie economiche del settore per una nuova ed avanzata classificazione alberghiera.

Il Governo Draghi nel 2021 ha approvato un decreto-legge che impegna il ministero del Turismo con decreto da emanare entro il 31 marzo del 2025, ad aggiornare gli standard minimi per le strutture ricettive italiane. Vedremo.

Condivido nell’attesa di un intervento innovativo quanto sostiene Mauro Santinato: «L’attuale sistema di classificazione alberghiera non ha più senso, è superato dalla storia, non serve a niente». Oggi la reputazione di un albergo la fanno i social nel bene e nel male. Anche per questa ragione serve una nuova classificazione alberghiera per non lasciare ai soli social la decisone sulla qualità delle nostre strutture ricettive ed anche i controlli. Troppi alti i rischi di una “guerra” senza regole.

 

Il futuro delle ex colonie marine

Alcuni giorni fa si è svolto un incontro tra Regione e Comuni di Rimini e Riccione per fare il punto sullo stato di fatto e soprattutto sul futuro delle ex colonie marine. Dal comunicato finale dopo l’incontro in realtà non si comprende bene quali siano le linee di lavoro di Comuni e Regione. Facile però immaginare quali potrebbero essere e non ancora rese pubbliche. Una revisione dell’attuale classificazione delle ex colonie marine. Infatti va ricordato che oltre alla sovrintendenza ai beni architettonici vi è anche o soprattutto il PTPR (Piano territoriale paesaggistico regionale) che vincola le attuali ex colonie in base ad una serie di parametri:

  • interesse storico-testimoniale di complessivo pregio architettonico
  • interesse storico-testimoniale di limitato pregio architettonico
  • privi di interesse storico-testimoniale incompatibili o scarsamente compatibili con le caratteristiche dell’ambito territoriale
  • privi di interesse storico-testimoniale, compatibili con le caratteristiche degli ambiti territoriali

Le destinazioni ammesse vi sono tutte. Non è possibile trasformarle in appartamenti ma è possibile per i comuni che hanno recepito la norma regionale, di trasformarle in cond’hotel.

Io penso che la materia sia matura per una discussione laica e senza posizioni ideologiche sul futuro delle ex colonie marine. Sulla costa romagnola sono oltre 200. In questi decenni sono state salvaguardate da speculazioni edilizie, da eliminazioni di memorie storiche importanti, ma lo domanda che ci dobbiamo porre oggi è: possiamo continuare a vincolare il degrado senza nessuna prospettiva di un recupero vero di questo patrimonio e senza risorse finanziarie pubbliche importanti?

Gli anni che abbiamo alle spalle ci dicono in modo inequivocabile che eccetto alcuni importanti interventi da parte di privati per il resto nulla si è mosso. Seguendo ciò che ha scritto Stefano Pivato nel suo interessante libro “andare per colonie estive” vi sono alcune colonie che sono “parlanti”. Ci raccontano una storia che va dagli inizi del ‘900 fino agli anni 50-60. Ma sono tutte “parlanti” le oltre 200 colonie che abbiamo sulla costa romagnola? Io penso di NO. Vi sono colonie, costruite dopo la Seconda guerra mondiale, che sono prive di valore testimoniale. In questi casi è meglio valorizzare l’area dove insistono (in molti casi in prima linea del mare o nelle vicinanze) per servizi collettivi di riqualificazione e rigenerazione urbana rispetto ad un edificio senza un particolare valore architettonico. E’ un dibattito maturo che deve anche prevedere vincoli precisi su come rigenerare quelle aree liberate dal manufatto dell’ex colonia.

Maurizio Melucci

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