I lavoratori delle aziende metalmeccaniche della provincia di Rimini hanno aderito in forza allo sciopero indetto da Fim Fiom e Uilm Nazionali contro quanto accaduto all’indomani dello sblocco dei licenziamenti e l’avvio delle procedure di mobilità messe in campo da multinazionali e aziende. Si contano centinaia e centinaia di posti di lavoro a rischio.
Le due ore indette, hanno visto in diversi stabilimenti presidi e assemblee per discutere di quanto accaduto e dare subito una risposta in difesa dell’occupazione. Quello che si chiede è però un’azione forte del Governo ad intervenire su Confindustria affinché sia effettivo quanto sottoscritto con l’avviso comune e l’utilizzo di ammortizzatori per frenare l’emorragia in atto da tempo.
Le scelte attuate negli ultimi decenni e soprattutto quanto non fatto in termini di politica industriale hanno reso il nostro sistema industriale fragile e incapace di sviluppare una difesa contro logiche speculative.
Quanto accaduto negli ultimi mesi e l’emblema delle contraddizioni di un sistema che è incapace di reggere alle fluttuazioni economiche e speculative, delle materie, delle logistiche ecc., se non sarà capace di investire le ingenti risorse del piano nazionale in infrastrutture e negli strumenti capaci di affrontare la transizione economica e digitale.
Siamo ad un passaggio decisivo. Tuttavia i mesi della pandemia non sono serviti per avviare quelle riforme necessarie a difendere l’occupazione a partire da quella degli ammortizzatori.
“Il lavoro non si tocca”, recitavano i volantini.
Quanto fatto oggi anche nelle aziende del riminese, pur in un contesto complicato e legato ancora da turnistiche connesse al Covid e difficoltà organizzative, per dare subito un segnale di reazione fa ben sperare.
Il mondo del lavoro dovrà essere più compatto possibile per far sentire la propria voce e portare a casa risposte concrete.