“La collocazione di Rimini nella graduatoria stilata dal Sole 24 Ore sulle denunce – dichiara il presidente della Provincia Riziero Santi – non mi sorprende”.
“Lo dico chiaramente: le classifiche a livello provinciale si condividono sia quando gli indicatori sono positivi sia quando non lo sono. Dietro i dati numerici ci sono i fenomeni che li generano e questi presentano una spesso complessa genesi che va sempre analizzata con attenzione”, aggiunge il presidente.
Che prosegue: “Dell’indice della criminalità elaborato dal Sole 24 Ore in base ai dati forniti dal dipartimento di Pubblica Sicurezza andiamo ripetendo ogni anno che esiste un aspetto, oggettivo quanto i dati stessi raccolti, ovvero che il nostro territorio sconta in termini statistici, e paga in termini assoluti col danno di immagine che ne consegue, il fatto che soprattutto nei mesi estivi (ma non solo ormai per via della sempre più riuscita destagionalizzazione) ai 335 mila residenti si sommano 3,7 milioni di arrivi, 27 milioni di presenze e milioni di escursionisti. Di cosa ci si deve, allora, ogni anno meravigliare?”.
“Il buon senso, lungi dal farne il pretesto per le solite sterili polemiche politiche di bassa lega, dovrebbe indurci a pensare che la graduatoria non fa di Rimini il Far West ma una realtà complessa non soltanto da osservare e analizzare, ma prima di tutto da governare. Perché è evidente che, fatta la tara del numeratore gonfiato dal turismo, quella stessa realtà dinamica e creativa che abbiamo esaltato in altre classifiche, proprio per la sua ricchezza e il suo buon vivere attira il malaffare”.
“E infatti, come ha mostrato nei giorni scorsi l’operazione Hammer che ha messo fuori gioco un clan della camorra che operava nel nostro territorio, ritengo sia di vitale importanza essere vigili sui reati spia, come le estorsioni, delle infiltrazioni della criminalità organizzata. E qui voglio evidenziare lo straordinario lavoro delle forze dell’ordine che operano nel nostro territorio. Che, come ha già fatto notare il sindaco di Rimini, nonostante lo Stato Italiano abbia fatto seguire davvero pochi fatti concreti alle promesse e agli impegni e ai patti sottoscritti con il nostro territorio, costituiscono un presidio della sicurezza pubblica pienamente percepito dalla popolazione e in grado di rispondere alle problematiche esistenti, come dimostra anche il dato delle denunce per violenza sessuale, un reato particolarmente difficile da denunciare e che a mio avviso ci parla della fiducia presente nelle forze dell’ordine”.
“Non mi piace vedere la provincia di Rimini collocata al secondo posto di questa graduatoria, sia ben chiaro, però non va neppure ignorato che, nell’ambito di una generale diminuzione dei reati denunciati a livello nazionale, il nostro territorio ha visto un calo del 7%, fra i più consistenti nel 2018, confermando il trend positivo dell’ultimo quinquennio”.
“La provincia di Rimini è una realtà complessa quanto quella di una metropoli e tutti i Comuni del nostro territorio ne sono consapevoli, come della necessità di creare le migliori condizioni possibili per quelle politiche di sicurezza e di prevenzione dei reati che precedono la loro repressione svolta con efficienza dalle forze dell’ordine: politiche di prevenzione che incrementano la qualità del territorio e della vita sociale delle comunità. C’è tanto lavoro da fare per noi amministratori: dobbiamo proseguire nella creazione dei presupposti per il buon vivere della nostra comunità e dobbiamo continuare a chiedere alla Stato che rispetti i patti che ha sottoscritto con noi affinché la provincia di Rimini sia riconosciuta finalmente quella realtà complessa che è da molti anni ormai e acquisisca di conseguenza le prerogative strutturali che ne conseguono anche in termini di presidi di sicurezza. E dobbiamo stare vicini alla nostra gente e alle nostre imprese, che tutti abbiamo gli anticorpi per respingere gli attacchi di chi vede nel nostro successo una preda”, conclude Riziero Santi.