Cerca
Home > Eventi Cultura e Spettacoli > Sant’Agata Feltria condanna e aminista per il brigante Martignon

Sant’Agata Feltria condanna e aminista per il brigante Martignon

Grande partecipazione, domenica 11 settembre, al processo alla storia per Manzi Martino detto Martignon tenutosi a Sant’Agata Feltria. Il teatro Mariani e la sottostante Sala delle scuderie erano gremiti di gente che per oltre tre ore ha seguito attentamente il rito giudiziario simulato con il quale si sono rivissute le vicende del famoso bandito ed in particolare la strage dei carabinieri di san Donato nel 1872.

Preceduta dalla Ballata di Martignone eseguita da Domenico Bartoli e Andrea Santarelli, si è insediata la Corte d’Assise di Sant’Agata Feltria presieduta dall’avv. Lorenzo Valenti con Avv. Gianguido Maggioli giudice a latere e Teresa Giotti quale cancelliere ed il pubblico presente quale giuria popolare.

Nel corso dell’istruttoria il Procuratore del Re, impersonato dal sostituto Procuratore delle Repubblica di Rimini dott. Davide Ercolani, attraverso le testimonianze del Delegato di Pubblica Sicurezza (Davide Cangini), il direttore della miniera (Carlo Evangelisti) l’ex sindaco (Franco Vicini) e Lucia Cantori (Francesca Viola Mazzoni) si sono ricostruite nel dettaglio le ultime vicende dell’imputato. 

L’accusa: Davide Ercolani

Spettacolare l’ingresso in aula del redivivo Martignon (Marco Giulio Magnani) immediatamente arrestato di Carabinieri presenti in aula in divisa storica e portato alla sbarra.

Nella sua requisitoria il Procuratore del Re ha magistralmente ricostruito i fatti con dovizia di particolari, sottolineando l’efferatezza delle uccisioni dei tre carabinieri ed il carattere estremamente violento dell’ambiente minerario.

i testimoni

La difesa assunta dall’avv. Piero Venturi, evidenziando la durezza della vita di miniera, ha posto l’accento sugli ideali di riscatto sociale e di ribellione ai soprusi dello Stato monarchico liberale da poco insediato che animavano la comunità dei minatori ed in particolare Martignon che ne diventò poi il capro espiatorio.

Alla fine entrambe le parti hanno riconosciuto la colpevolezza dell’imputato in ordine al reato di pluriomicidio a lui ascritto. L’accusa ne ha chiesto cosi la pena di morte tramutata in carcere a vita. La difesa, in considerazione delle attenuanti di carattere morale sociale e storico, ne ha richiesto l’amnistia e la riabilitazione storica. 

Nel voto del pubblico ha prevalso quest’ultima tesi con una votazione conclusasi con 99 voti contro 80.

Il Parco dello zolfo di Romagna e Marche che ha finanziato e patrocinato l’iniziativa, attraverso il suo presidente Carlo Evangelisti, si è dichiarato estremamente soddisfatto di questo evento che ha messo in luce le radici del mondo delle miniere oggi scomparso.

La sentenza

IN NOME DEL POPOLO SANTAGATESE

La Corte d’Assise riunita nel Teatro Mariani di Sant’Agata Feltria, oggi 11 settembre 2022, nello storico processo a carico di Manzi Martino detto Martignon.

Visto il capo d’imputazione a carico dell’imputato il quale è accusato di:

Ribellione con tre assassini commessi la sera del 15 settembre 1872 presso San Donato, Mandamento e Comune di Sant’Agata Feltria contro il Vice brigadiere Raviol Stefano ed i Carabinieri Bartolomei Ilario e Pisani Pietro.

escussi i testi Delegato di PS, Direttore delle miniere, Luigi Luchesi e Lucia Cantori,

esaminato l’imputato Manzi Martino detto Martignon

sentita la requisitoria dell’accusa Ecc.mo Dott. Davide Ercolani,

sentita l’arringa difensiva dell’Ecc.mo Avv. Piero Venturi,

Vista la pronuncia della giuria composta da tutto il popolo sovrano di Sant’Agata Feltria

Ritenuto che:

Sul capo d’imputazione si siano raggiunte prove chiare precise e concordanti idonee a fondare la penale responsabilità dell’imputato, il quale prese parte con molti altri alla ribellione che portò alla uccisione di tre Carabinieri, il cui comportamento peraltro contribuì ad innescare la rivolta.

Considerato tuttavia che il Manzi ha vissuto in un momento storico di passaggio, nel quale il nuovo ordine monarchico-liberale escludeva dalla vita pubblica proprio coloro che avevano operato per realizzarlo; che la Destra al potere in quegli anni aveva affamato la popolazione con la tassa sul macinato e stretto le maglie del controllo sociale con la legge sul divieto di porto d’armi, situazioni tutte che giustificavano la ribellione al potere costituito.

Considerato che la partecipazione diretta del Manzi agli eventi per l’Unità d’Italia e la sua preziosa attività di sorvegliante della miniera quale capo di una turbolenta comunità di minatori, furono attività meritorie e apprezzate dalle autorità; che il Manzi fu rappresentante non ultimo di quel il partito repubblicano che era portatore di un nuovo assetto istituzionale e sociale.

Per tutte queste motivazioni si deve riconoscere una fondamentale attenuante all’operato dell’imputato, dovuta al particolare valore storico e sociale del suo operato

P.Q.M.

Visto l’art. 533, 535, c.p.p., dichiara Manzi Martino, colpevole del reato a lui ascritto al capo di imputazione a), riconosciuta l’attenuante di cui all’art. 62 n.1 c.p. per aver agito per motivi di particolare valore morale, sociale e storico applica l’amnistia e per l’effetto ordina la immediata liberazione del reo se non detenuto per altra causa.

Visto l’art. 240 c.p. dispone la confisca e la distruzione delle armi in sequestro.

Inoltre dichiara che la memoria del suddetto Manzi Martino detto Martignon, sia tramandata ai posteri per le generazioni e nei secoli a venire.

Sant’Agata Feltria, li 11 febbraio 2022

Il Presidente Avv. Lorenzo Valenti

Il giudice a latere Avv. Gianguido Maggioli

Il cancelliere Teresa Giotti

 

 

 

Ultimi Articoli

Scroll Up