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Sanità e servizi sociali, da noi cosa cambia e cosa dovrebbe cambiare

Il Piano Socio-Sanitario 2017-2019 sostituisce il precedente del 2008 ed è stato approvato dall’Assemblea Legislativa Regionale dell’Emilia-Romagna nel luglio di questo anno.

Gli obiettivi strategici del Piano sono tre :

  • combattere i fenomeni di esclusione sociale, di fragilità sociale e di porre rimedio alla povertà.
  • confermare il Distretto come punto di riferimento nel territorio per l’organizzazione della assistenza sanitaria territoriale e dell’assistenza sociale.
  • strutturare nel territorio una integrazione fra servizi sanitari e sociali.

Forse serve una nota esplicativa per chi non è abituato al politichese e ai documenti regionali.
Per l’assistenza sanitaria oggi il cittadino dispone degli ospedali (per le urgenze e malattie complesse) e degli ambulatori dei medici di famiglia e pediatri di famiglia, oggi ormai riuniti in gruppi di professionisti che esercitano negli stessi locali l’assistenza ai propri pazienti, sostituendosi gli uni con gli altri in caso di necessità.
In più coesiste la Guardia Medica che opera nel territorio nelle ore notturne e nei giorni festivi e prefestivi, compresi il sabato e la domenica, quando medici e pediatri di famiglia non sono raggiungibili.

Per l’assistenza sociale oggi esistono gli uffici comunali dei Servizi Sociali e gli uffici sociali delle Aziende Sanitarie, situati di solito presso le sedi organizzative dei Distretti (a Rimini il Colosseo, a Riccione in sede propria, Distretto Rimini Sud e Rimini Nord, 2 Distretti a Rimini) o n locali messi a disposizione dai singoli Comuni.
C’e’ poi la sede di Acer a Rimini per i problemi della casa , Istituto in relazione anche con gli uffici comunali.

Con il nuovo Piano Socio-Sanitario viene istituita una struttura nuova, prima non presente, la Casa della Salute.
Cosa sono e cosa faranno lo esamineremo; quante saranno e come saranno organizzate e dove ubicate, difficile da prevedere. Presumo che entro le Case della Salute confluiranno anche i nuclei dei medici di base (e dei pediatri di base ?), ma sulla futura organizzazione avremo modo di tornare.
Finora è certo, sulla base del provvedimento regionale, che nelle Case della Salute confluiranno i servizi sanitari e sociali del territorio. La gestione del servizio casa rimarrà come ora competenza di Acer.
Nell’Azienda Sanitaria di Area Vasta Romagna alcune Case della Salute sono già state istituite, cosi’ come in altra parte della Regione.

COSA SONO LE CASE DELLA SALUTE.

Sono luoghi in cui i cittadini possono rivolgersi in ogni momento della giornata per avere risposta competente e adeguata ai diversi bisogni di salute e di assistenza.
Vi si possono trovare :

  • medici di famiglia con ambulatori aperti mattino e pomeriggio nei giorni feriali. Nei giorni prefestivi e festivi il servizio è assicurato dalla Guardia Medica.
  • infermieri per assicurare osservazione sanitaria e terapie per attività programmate e piccole urgenze che non richiedano accesso al Pronto soccorso.
  • presa in carico dei pazienti cronici, quali diabetici, cardiopatici, con patologie pneumologiche.
  • riferimenti per l’assistenza domiciliare.
  • distribuzione dei farmaci per pazienti cronici
  • prenotazioni CUP di prestazioni specialistiche.

Saranno aggiunte progressivamente nelle Case della Salute prestazioni specialistiche senza tecnologia di alto livello, gli ambulatori di salute mentale, attività per la popolazione pediatrica, sia di cura che di prevenzione, prevenzione e promozione della salute individuale e della comunità, i servizi sociali integrati con i servizi sanitari.

Le Case della Salute fino ad ora istituite nell’Area Vasta Romagna sono  a Santarcangelo (Ospedale), Morciano, Bellaria, Coriano, Novafeltria (Ospedale).

Uno dei principali obiettivi del Piano è quello di integrare le attività di natura sociale e di quella di natura socio-sanitaria a livello di Distretti e di Casa della Salute.
A questo livello di integrazione dovranno esser sempre più favorite le integrazioni per questi servizi dei Comuni del territorio, attraverso le Unioni dei Comuni.

IL QUADRO DELLE RISORSE PER I SERVIZI SOCIALI.

Da dove arrivano i soldi? Hanno una quadruplice provenienza: statale, regionale, comunale ed europea.

  • risorse statali: Fondo Nazionale per le Politiche Sociali L. 328/2000 (dallo Stato alle Regioni e poi ai Comuni e Ausl), Fondo per la lotta alla Povertà L.208/2015, Fondo politiche per la Famiglia e Pari Opportunità L.248/2006, Fondo Misure anti-tratta L.286 rivisitata nel 2016, Fondo nazionale autosufficienza L. 296/2006, Fondo per Disabilità grave, L. Dopo di noi 112 /2016.
  • risorse regionali: Fondo Sociale Regionale L.2/2003, Contrasto regionale alla povertà L.24 /2016, Fondo regionale per la non autosufficienza.
  • risorse comunali: i Comuni integrano le varie voci di spesa per il sociale, nei loro bilanci triennali, sulla base delle risorse a loro attribuite dalla Regione e della loro disponibilità economica.
  • risorse europee:Fondo Asilo Migrazione e Integrazione, istituito nel 2014 e strutturale fino al 2020, Fondo Sociale Europeo.

Con tutti questi capitoli di spesa e con la loro varia provenienza, si comprende come la materia sia complessa e ancor più lo sia mantenere nel tempo un volume  costante di finanziamenti, elemento essenziale per l’erogazione di servizi efficaci e la sostenibilità sociale.

E’ rimasto famoso ad esempio l’anno in cui il Governo Monti ridusse a zero il Fondo Nazionale per la non autossificienza (2012), lasciando “in braghe di tela” tutti i Comuni Italiani.

LE SFIDE DEL PIANO REGIONALE.

Il Nuovo piano Sociale e sanitario dell’Emilia Romagna ha di fronte a se delle grandi sfide.

La prima, lo dice il Piano stesso, è quello della integrazione.

Integrare i servizi dei diversi piccoli e medi Comuni appare fondamentale. Sarebbe sicuramente meglio la fusione di molti Comuni fra di loro, ma in assenza di questo per immaturità politica, avanti con le le unioni dei Servizi, in questo caso sociali e socio-sanitari.
Rilevo che in assenza di queste unioni, fino ad ora molta parte della popolazione bisognosa ha teso a spostarsi sul capoluogo della Provincia, Rimini, in quanto maggiormente strutturato, ma con grandi difficoltà economiche e organizzative del capoluogo stesso.

Integrare le risorse: con tanti canali di finanziamento e di Enti erogatori, si corre il rischio di costruire meccanismi farraginosi, ripetitivi, e fondamentalmente con perdita di risorse. “La mano destra non sa quello che fa la mano sinistra”, per cui, succede anche questo, che vi siano nuclei familiari premiati e altri meno.

Una corretta organizzazione dei canali erogativi appare fondamentale. Esempi ?
I Fondi per la povertà (nazionali e regionali) andrebbero accumunati sia per erogazione, che per regolamenti di accesso. Come pure quelli quell’assistenza all’immigrazione o i Fondi per la non autosufficienza.

Integrare gli uffici e il personale: avere sportelli separati per i diversi servizi offerti (anziani, handicap, povertà, immigrazione, casa, solo per citare i principali capitoli) con personale di Azienda sanitaria e dei Comuni separati, è costoso, difficile da gestire e scomodo per gli utenti, costretti a lunghi giri da un ufficio all’altro, con altrettante code.

Un assetto organizzativo più semplice sarebbe auspicabile, con il concorso organizzativo del Direttore di Distretto e della dirigenza dei Servizi sociali e sanitari dei Comuni.
Semplificare e ottenere una organizzazione più asciutta favorisce l’organizzazione (più semplice), gli utenti (meno giri e un unico quadro di riferimento) e la spesa complessiva, andando verso quella diminuzione della spesa pubblica che tutti auspichiamo.

Il cammino del nuovo Piano Socio-Sanitario non sarà facile.
Ma con idee chiare si otterranno risultati migliori e si soddisferanno maggiormente le esigenze degli utenti, per il quale il Piano è stato elaborato e approvato.
Lo seguiremo passo a passo.

Alberto Ravaioli

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