Il governo sta lavorando alla legge di bilancio per il 2017. Il testo è all’attenzione delle forze politiche, della stampa e della Commissione europea.
Non voglio entrare nei dettagli, anche se mi riprometto di fare alcuni ragionamenti dopo aver avuto modo di leggere le valutazioni anche di altri, certamente più competenti di me in questo settore, quello finanziario e di bilancio.
Per il momento mi limiterò a una disamina degli articoli riguardanti il settore sanitario e concluderò con alcune valutazioni sui nuovi farmaci, in particolare nel settore dell’Oncologia e dell’Ematologia.
La parte più importante di tutto l’articolato nell’articolo 58, in cui si afferma che il finanziamento del Fondo sanitario nazionale sarà, come a più riprese riaffermato, di 113 miliardi di euro nel 2017, 114 nel 2018 e 115 nel 2019.
Da più parti c’era il timore la cifra di 113 miliardi non sarebbe stata possibile e già in molte Regioni ci si preparava a una ‘stretta finanziaria’ a carico del sistema sanitario.
E questo avrebbe sicuramente rappresentato un problema, sapendo che il 2017 sarebbe stato anche l’anno dell’applicazione dei nuovi LEA (sostanzialmente le nuove e vecchie prestazioni ambulatoriali e di day-hospital).
FINANZIAMENTO DEL SSN E PIL
113 miliardi di euro per il Sistema sanitario nazionale corrispondono al 6.5% del Pil italiano.
Sembra tanto, eppure siamo livelli certamente inferiori rispetto ad altri Paesi sviluppati europei e nord-americani. Gli Stati Uniti, ad esempio, spendono fra il 14 e il 16% del pil, mentre Germania, Svizzera e Olanda sono sull’11%. Ciò nonostante negli Stati Uniti il 15-20% della popolazione non è coperta dal Sistema Sanitario. Ma mentre in quel 14-16.5% degli Usa è compresa anche una parte consistente di spesa privata dovuta al sistema assicurativo, il 6.5% dell’Italia è fatto solo di spesa pubblica, quella dello Stato italiano che eroga alle Regioni. Da dove arrivano questi soldi? In molta parte dai contributi dei singoli lavoratori.
A quel 6.5% vanno però aggiunti i circa 30 miliardi di euro che noi italiani spendiamo in salute con i ticket e le prestazioni; aggiungendo questa somma, raggiungiamo all’incirca la media dei Paesi europei sopra citati.
D’altra parte, non si può fare a meno di considerare che il Servizio sanitario italiano potrebbe essere molto migliorato in qualità organizzativa e qualità assistenziale, se le due fonti di finanziamento, pubblica e privata, potessero interagire fra di loro, permettendo attraverso opportuni meccanismi e sempre con la prevalenza del pubblico, una certa competizione o attraverso la valorizzazione nel pubblico, delle realtà con migliori prestazioni assistenziali e organizzative (ad esempio nel campo delle liste di attesa).
Ma questa sinergia pubblico-privato incontra parecchi ostacoli sia di tipo sindacale e politico, sia di cultura sociale, per cui alla fine si preferisce rimanere con un sistema bloccato, sostanzialmente buono per l’assistenza alle emergenze e le fasi acute, ma con numerosi difetti nell’assistenza della vita quotidiana.
Comunque sia, i 113 miliardi nel 2017 e quelli per gli anni successivi, sono una buona base per un piano di mantenimento e di sviluppo del nostro sistema sanitario.
GLI ALTRI ARTICOLI DI BILANCIO PER LA SANITÀ
Vi sono numerose altre novità nella legge di Bilancio sulla Sanità.
In prima istanza, il ‘credito di imposta per ricerca e sviluppo’ per le Aziende del settore viene prorogato fino al 2020 e innalzato al 50% fino a un tetto di 20 milioni.
Poi, nel 2017 non vi potranno essere aumenti delle addizionali da parte di Regioni e Comuni.
Vi saraà un fondo per lo sviluppo infrastrutturale e edilizio anche per la sanità.
Vi saranno agevolazioni pensionistiche per infermiere/i e ostetriche che svolgono attività particolarmente rischiose (turni la notte, assistenza a disabili o anziani), così comeper chi ha iniziato l’attività in età molto precoce.
Sono stati introdotti numerosi bonus – sostegno alla natalità, premio alla nascita, congedo parentale anche per il padre, bonus per gli asili nido, pari opportunità- che di fatto, anche se di entità media, aiutano in modo diffuso in quei momenti della vita che sono di particolare disagio per le famiglie e le giovani coppie.
Viene finanziato, dopo anni di stallo, il fondo per i rinnovi contrattuali e le nuove assunzioni, compreso quello dei precari della sanità. Viene introdotta una quota premiale per le Regioni virtuose, viene aumentato il fondo nazionale per la Ricerca.
E infine viene introdotto il fascicolo sanitario elettronico, con il quale si potrà velocizzare l’attività amministrativa e burocratica (certificati, prestazioni speciali e protesiche ecc.), ma anche, con il controllo incrociato dei dati, eliminare quelle forme “antipatiche” di esenzioni dai ticket per chi non ne ha diritto..
I FARMACI
Anche in materia di assistenza farmaceutica vengono introdotte delle importanti novità.
Innanzi tutto la spesa farmaceutica ospedaliera per i farmaci di Classe A (quelli che contano, che funzionano) in distribuzione diretta viene portata dal 3.5% al 6.9%, mentre quella del territorio dal 11.35% all’8%.
Dunque in ospedale si favoriranno le terapie innovative a favore dei pazienti, mentre sul territorio occorrerà agire molto di più sulla leva dei farmaci generici seri, di molto minor costo rispetto ai prodotti con brevetto scaduto.
Viene istituito un capitolo di un miliardo per i farmaci innovativi, 500 milioni per quelli non oncologici (in particolare per la cura dell’Epatite C) e 500 milioni per i farmaci oncologici innovativi , in particolare gli immunologici.
Sarà lasciata ai medici una certa flessibilità nella scelta dei farmaci biologici a brevetto scaduto.
Infine viene introdotto un Fondo per l’acquisto dei vaccini, sempre all’interno del finanziamento nazionale.
TIRANDO LE SOMME
Una legge di Bilancio piena di impegni e con un adeguato finanziamento del servizio sanitario: una buona legge sulla sanità.
Ci sarà parecchio lavoro da svolgere, analisi da fare, procedure e comportamenti da modificare, sempre col consenso degli operatori.
Una concertazione, fra operatori sanitari e sua dirigenza tecnica e fra amministratori, che dovrà essere svolta con equilibrio, basandosi sui dati concreti e di letteratura, che permetterà l’elaborazione di linee organizzative e di sviluppo, senza la prevalenza di una componente sull’altra.
Alberto Ravaioli