Tornerà in Italia, per essere esposto nel Battistero del Duomo di Ascoli Piceno, il crocifisso ligneo attribuito a Michelangelo Buonarroti finora custodito a San Marino.La Commissione per la tutela dei monumenti e le opere d’arte del Titano, anche sul parere della propria avvocatura, ha dato il via libera alla sua restituzione all’Italia.
Sembra così giunta al capitolo finale una vicenda durata 40 anni, che quanto a intreccio e colpi di scena supera di gran lunga la fantasia degli scrittori. Si va dalla guerra del Libano a San Marino, da sospette infiltrazioni della ndrangheta ad accuse di riciclaggio ed esportazione illegale di opere d’arte, con il coinvolgimento delle procure di Torino e di Rimini, in un turbine di personaggi misteriosi e pittoreschi.
Il punto fermo è che l’opera, una scultura lignea alta 40.2 centimetri, nel 1979 è stata periziata dall’Opificio delle Pietre dure di Firenze e attribuita niente meno che al genio di Michelangelo. Ne è certo anche il professor Heinrich Wilhelm Pfeiffer – accademico vaticano – che aveva dichiarato: “Dopo aver esaminato con cura il Cristo non ho più dubbi sull’appartenenza dell’opera al Michelangelo”.
In quel 1979 l’opera era in possesso del conte Giacomo Maria Ugolini, ambasciatore della Repubblica di San Marino in Giordania ed Egitto. L’aveva ricevuta dal Patriarca Melchita di Costantinopoli Maximos V, per salvarla dai bombardamenti ai quali era sottoposto in quel periodo il monastero di Ain-Traz, in Libano, nel quale il crocefisso era custodito.
Alla morte del conte, il crocefisso viene ereditato dal suo segretario Angelo Boccardelli (che è anche poeta e pittore) e quindi depositato in una cassetta di sicurezza di una banca sammarinese di cui è cointestatario Giorgio Hugo Balestrieri. Boccardelli sosterrà di aver portato l’opera d’arte sul Titano perché minacciato dalla ndrangheta che voleva sottrargliela. Però lui stesso viene accusato di associazione esterna in associazione mafiosa, condannato e assolto definitivamente solo nel 2015 dopo aver passato 5 anni in carcere.
Nel frattempo le autorità sammarinesi hanno disposto il sequestro dell’opera, assicurata per 50 milioni di euro. Boccardelli, assistito dall’avvocato ascolano Francesco Ciabattoni, continua a inseguire il sogno di rientrarne in possesso, mentre cade anche l’accusa di traffico di opere d’arte mossagli dalla procura di Torino e poi, per competenza, da quella di Rimini. Fino a che oggi il sogno diventa realtà: San Marino accetta di restituirgli il Michelangelo.
L’avvocato Ciabattoni, ha comunicato al Titano l’esistenza di accordi tra lo stesso Boccardelli e lo Stato italiano per esporre l’opera presso il Battistero di Ascoli Piceno. Pochi giorni fa l’ambasciatore italiano Guido Cerboni ha ricevuto per iscritto dalla Segreteria di Stato agli Affari esteri di San Marino, la disponibilità a restituire il Cristo ligneo e, di lì a poche ore, ha concordato con la stessa Segreteria di Stato la data della restituzione, non ancora ufficializzata anche per questioni di sicurezza.
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“Come meraviglia del mondo e bene dell’umanità non dovrà mai e non potrà mai essere venduta ma solo essere messa a disposizione di esperti e studiosi…nonché di cittadini anche per continuare gli studi su Michelangelo attraverso esposizioni anche stabili previste in locali idonei della Repubblica di San Marino, nello Stato Città del Vaticano e nel Comune di Ascoli Piceno: questo quanto aveva disposto per iscritto da Angelo Boccardelli, qualora il bene fosse tornato nelle sue mani.
Ma perché proprio ad Ascoli? Lo spiega l’avvocato Ciabatton: “Il Crocifisso viene ad Ascoli perché dopo tanto lavoro ho pensato di fare un regalo alla mia città”.
Pietroneno Capitani