“San Marino Provincia di Rimini”. Uno strafalcione, quanto di più inesatto possa essere detto o scritto, ma si sa, talvolta il fine giustifica i mezzi e molti cittadini del Titano si vergognano di certo a indicare la fantomatica destinazione negli ordini fatti online ad Amazon. Il motivo? Il colosso dell’e-commerce opera più o meno in tutto il mondo, da poco è operativo con uno stabilimento nella vicina Santarcangelo di Romagna ma non consegna formalmente pacchi in cima al Titano. Ma l’escamotage citato pare dare i suoi frutti (pagamento dell’Iva incluso).
A meno che – pare – con questo escamotage. A metterlo sotto i riflettori un articolo dell’inserto Economia del “Corriere della Sera”, dove viene spiegata punto per punto la genesi della vicenda, in primis la domanda spontanea che a chiunque sorge dopo aver scoperto che Amazon non consegna pacchi nel territorio della Repubblica. Come mai? La risposta non è – formalmente – nemmeno troppo difficile.
Ricordano Mario Gerevini e David Oddone sulle pagine del quotidiano di Via Solferino che fino al 2014 i pacchi di Amazon arrivavano regolarmente oltre confine. Poi, oramai sette anni fa, il governo della Repubblica sammarinese ha chiesto al colosso di Seattle di adeguarsi alle norme sammarinesi “attraverso il versamento dell’imposta monofase (una sorta di Iva). Lo strappo è arrivato dopo il fermo di tre bancali di merce da parte di agenti della Polizia civile. Alla base del sequestro il fatto che Amazon spedisse in Repubblica in esenzione di monofase. Evidentemente Amazon aveva scelto di non sottostare alle richiese dello stato sammarinese decidendo, dopo il sequestro, di bloccare tutte le spedizioni sul territorio”. E da quel momento in poi nulla è più cambiato.
Anche in virtù dell’escamotage cui i sammarinesi ricorrono il governo della Repubblica. «Stiamo prendendo contatto con le principali piattaforme di commercio online fra cui Alibaba, affinché il nostro Paese sia servito – spiega il segretario all’industria e del commercio, Fabio Righi – e siamo pronti a sederci al tavolo anche con Amazon per trovare una soluzione che non penalizzi consumatori e aziende. Siccome di fatto Amazon continua a operare sul Monte credo sia nell’interesse di tutti normalizzare e armonizzare i rapporti».