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San Marino: dal 14 al 17 settembre sulle orme di Garibaldi rievocando la “Trafila”

Per rinnovare la memoria della “Trafila” l’Associazione Amici di Dante, con il sostegno della Repubblica di S. Marino, dei Comuni di Sogliano e Modigliana e della Federcoop di Ravenna, ha organizzato un educational per giornalisti e per Presidenti di Associazioni garibaldine e risorgimentali. In quattro giorni, con la collaborazione del Museo Renzi e della Società Conservatrice del Capanno Garibaldi, verranno percorsi i luoghi della Trafila, da San Marino a S. Giovanni in Galilea, a Sogliano, Cesenatico, Ravenna, Valli di Comacchio, Forlì, Modigliana dove il Generale fu accolto in casa di don Giovanni Verità. Da Modigliana la fuga proseguì verso i lidi toscani e verso le Americhe.

Nel 2019 intendiamo lanciare la Trafila come prodotto di turismo culturale – afferma in un comunicato l’associazione “Amici di Dante” – per far conoscere luoghi ricchi di memorie storiche e di bellezze naturali ed anche per rinnovare la memoria di vicende nelle quali affondano le radici della nostra storia”.

 

Il progetto si collega all’iniziativa “Una rosa per Anita”: una rosa originale, per la prima volta messa a dimora a Mandriole, sarà poi piantata in tutti i comuni della Trafila e da lì in tutto il mondo, per ricordare il centenario di Anita Garibaldi nel 2021.

La storia

Nell’estate 1849 cade la Repubblica Romana retta dai triunviri Mazzini, Saffi, Armellini. La resistenza di Garibaldi alle truppe francesi è sconfitta, tanto difforme è la forza in campo.

Alle ore 12 del 2 luglio Garibaldi scioglie la truppa ma invita i coraggiosi a seguirlo in un’altra impresa: correre in aiuto ai repubblicani di Venezia. Una lunga colonna di uomini in armi lascia Roma ed inizia la “Trafila Garibaldina”, una rete di protezione del piccolo esercito garibaldino, nata spontaneamente, che riuscirà a portare in salvo il Generale in una Romagna assediata dalle truppe austriache.

La prima parte del viaggio di Garibaldi termina a S. Marino il mattino del 31 di luglio. Il Governo della Repubblica accoglie l’Eroe e tratta con gli austriaci una resa onorevole che però Garibaldi non accetta. Chiede inutilmente ad Anita, ammalata ed in avanzato stato di gravidanza, di fermarsi a S. Marino. Nella notte esce da S. Marino, attraversa le colline interne della bassa Romagna, Longiano, Roncofreddo, San Giovanni in Galilea, Sogliano, trovando assistenza e guida. Raggiunge Cesenatico e salpa per Venezia con 13 barche da pesca che vengono però intercettate dagli austriaci. Alcune barche, per sottrarsi alla caccia di un brigantino austriaco, si arenano a Magnavacca sul lido delle Valli di Comacchio. Altre barche vengono catturate e i garibaldini fucilati.

Anita, rifugiata nella Fattoria Guiccioli a Mandriole di Ravenna, morirà alle 19,45 del 4 agosto. Garibaldi, nelle Memorie dirà: “Le presi il polso… più non batteva. Avevo davanti a me la madre dei miei figli che tanto amavo, cadavere”.

Garibaldi è ormai un esule e come Dante Alighieri percorre le strade, i boschi e gli argini dei fiumi di Romagna per sfuggire alla cattura. Di questa fuga avventurosa dell’Eroe restano tracce importanti, su queste tracce intendiamo – prosegue il comunicato – condurre coloro che amano la figura di Garibaldi, che vogliono conoscerne la storia e le imprese per meglio conoscere la storia d’Italia”.

31 luglio 1849. Ricostruzione del prof. Marino Fattori, insegnante del patrio Liceo di S. Marino che assistette al colloquio fra Giuseppe Garibaldi e Domenico Belzoppi, Capitano Reggente della Repubblica.

Garibaldi: “… le mie truppe, inseguite da soverchianti forze austriache… non sono più atte a combattere e fu necessità valicare il vostro confine pel riposo e per avere pane. Esse deporranno le armi nella vostra Repubblica dove attualmente cessa la guerra Romana per l’indipendenza d’Italia…”

Belzoppi: “…questa terra ospitale vi riceve, o generale. Sono preparate le razioni per i vostri soldati, sono ricevuti i vostri feriti…Voi ci dovete il contraccambio, risparmiando a questa terra temuti mali e disastri. Io poi accetto la mediazione che mi offrite, perché il prestarvisi è ufficio umanitario che mi è grato compiere”.

(da R. Belluzzi, La Ritirata di Garibaldi da Roma, Roma, 1899)

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