Alessandro Cardelli, classe 1991, da un anno capogruppo in Consiglio Grande e Generale della Democrazia Cristiana sammarinese. Laureato in giurisprudenza, attualmente è tirocinante per la professione di Avvocato e Notaio nella Repubblica di San Marino. Nel 2012, a 21 anni e mezzo, venne eletto per la prima volta in Consiglio Grande e Generale per la DCS, diventando il Parlamentare più giovane di età della storia della Repubblica.
Alle elezioni politiche del 20 novembre 2016 è rieletto membro del Consiglio Grande e Generale tra le fila del Partito Democratico Cristiano Sammarinese, che, nonostante la sconfitta infertagli dalla coalizione “adesso.sm” al ballottaggio, rimane il partito di maggioranza relativa della Repubblica di San Marino. La DCS ha ottenuto nelle elezioni del 2016 4.752 voti, pari al 24,46% dei votanti, e 10 consiglieri.
Nuovo segretario della DCS eletto al Congresso del 3-5 marzo 2017 è Giancarlo Venturini, che è succeduto a Marco Gatti.
Cardelli, a un anno dalle elezioni qual è il giudizio della Democrazia Cristiana sammarinese sull’azione economica di governo della coalizione “adesso.sm”?
«La nostra azione di governo nella scorsa legislatura, grazie ad una serie di interventi legislativi messi in campo, stava incominciando a dare frutti positivi. L’economia sammarinese stava dando segnali di ripresa. L’insediamento del nuovo governo ha bloccato tutto ciò: l’allarme paura legato alla mancanza di liquidità che ha lanciato a febbraio, le scelte sbagliate sulle banche (Asset Banca con i conti correnti bloccati per otto mesi, le modifiche del bilancio in corso di esercizio della Cassa di Risparmio che hanno creato allarmismo, le numerose scelte sbagliate di Banca Centrale). La nostra economia ha risentito di queste scelte fatte, tanto da incidere sicuramente anche sul prossimo bilancio della Stato. La DCS ha contestato questi passi, abbiamo fatto proposte alternative, abbiamo lavorato per compiere scelte diverse a sostegno del Paese. Purtroppo non c’è stato da parte del Governo alcuna disponibilità a confrontarsi con noi».
San Marino è a rischio default?
«No, ma è un Paese in grande difficoltà, la cui immagine è tutta da ricostruire. Ma per fare questo sarebbe necessario un impegno unitario di tutte le forze politiche, economiche, sociali, sindacali. In questo anno invece il Governo non ha ascoltato nessuno, ha tirato dritto su tutto. Ha approvato una legge Sviluppo il cui unico risultato è stato quello di aprire il mercato del lavoro in maniera indiscriminata ai non residenti, e quindi non tutelando i sammarinesi. Il Bilancio dello Stato che dovremo discutere nelle prossime settimane risentirà profondamente delle scelte sbagliate compiute dal Governo».
Cosa pensa la DCS della situazione delle banche sammarinesi?
«Le dichiarazioni del Governo e gli atti presi sono una parte del problema odierno delle banche sammarinesi. E’ chiaro che questo è uno dei settori più in difficoltà in questo momento. Bisogna dare segnali concreti, ad esempio sugli NPL (i crediti non performanti). Le prospettive per il settore bancario e finanziario sammarinese ci sono, però vanno perseguiti attraverso nuovi accordi con l’Italia e l’Europa. Occorre ricreare la fiducia verso il sistema sammarinese da parte degli investitori internazionali. E tutto questo non si fa nel modo in cui lo sta facendo il Governo. Chiediamo dunque come DCS al Governo di dialogare su questi temi, per il bene del Paese».
Ma quant’è grave realmente la situazione sammarinese?
«Abbiamo un problema patrimoniale serio, dato dal dimezzamento della raccolta dei capitali da parte delle nostre banche. La ricapitalizzazione delle banche è dunque un aspetto fondamentale per la ripresa economica. Dalle banche sammarinesi sono uscite molte risorse per la paura che il Governo ha ingenerato nei risparmiatori sammarinesi. E questa cosa doveva essere assolutamente evitata. Molte delle conseguenze che stiamo pagando in questo momento sono dunque responsabilità del Governo e di Banca Centrale».
Non le sembra che le responsabilità della DCS sulla situazione odierna del Paese siano pesanti, al di là del fatto che l’ultimo anno il timone del Governo non sia più nelle sue mani? I processi hanno coinvolto pesantemente numerosi esponenti di primo piano della DCS. Dopo il ballottaggio che ha visto che la sconfitta pesante della coalizione che faceva capo alla DCS, cosa sta facendo il suo Partito per rinnovarsi e tornare a chiedere la fiducia degli elettori?
«La DCS di oggi non deve difendere niente e nessuno del passato. Siamo un partito polare che deve continuare la sua fase di rinnovamento. E’ un percorso non facile, tanto più fatto dall’opposizione in cui ci ha cacciato questa legge elettorale. Il nostro rinnovamento deve portarci nuovamente a garantire al Paese una governabilità che questo Governo è incapace di dare. Con una nuova classe dirigente giovane e capace».
In Direzione ieri la DCS ha discusso la proposta di Governo di unità nazionale lanciata dal vostro consigliere Teodoro Lonfernini?
«Sì, ne abbiamo discusso. Sarà il Segretario Venturini ad esprimere la posizione ufficiale del Partito. Ma io ritengo che in questo momento non sia la proposta più idonea ad affrontare l’attuale fase politica. Non si può pensare di sostenere un Governo che in questi mesi si è sempre dimostrato chiuso, non ha mai cercato collaborazione. Noi siamo più che disponibili a discutere proposte per far uscire il Paese dalla crisi, ma bisogna che il Governo incominci a cercare il sostegno delle opposizioni sulle scelte strategiche del Paese. A incominciare ad esempio dalla creazione di debito pubblico: non si può continuare ad improvvisare su questo tema».
E sull’Europa qual è la vostra posizione?
«Il negoziato con l’Europa è sicuramente una grande opportunità per San Marino. Le trattative erano già iniziate nella scorsa legislatura, ma cosa sia successo in questo ultimo anno non lo sappiamo. Il Governo non ci sta tenendo informati. Ma un accordo sarebbe fondamentale per le aziende, per il sistema bancario e finanziario, per i nostri giovani. Per noi l’Europa è una grande opportunità e ci auguriamo che quanto prima si possa giungere a definirlo.
Estremamente importante sarebbe inoltre, a seguito di questo accordo, aprire relazioni con altri organismi sovranazionali importanti per la nostra economia, come ad esempio la BCE (Banca Centrale Europea).
Tuttavia vogliamo che le nostre peculiarità siano salvaguardate nell’Accordo. Ad esempio non ritengo che sul territorio sammarinese possano venire inviate persone in maniera indiscriminata».
Per voi c’è una cosa importante che a San Marino funziona?
«Direi la sicurezza. Siamo un Paese sotto questo punto di vista fortunato. Del resto nella scorsa legislatura su questo tema abbiamo investito molto: decine di nuovi agenti presenti sul territorio a salvaguardia dei nostri cittadini.
Ma, nonostante tutto, direi anche che ancora oggi le opportunità che San Marino offre agli investitori siano estremamente interessanti. Si tratta di ricostituire una immagine di affidabilità che questo Governo ha invece seriamente minato».