Cerca
Home > Ultima ora politica > San Leo, storico dell’arte Marchi: “Un Botticelli in più? Tanto clamore per nulla”

San Leo, storico dell’arte Marchi: “Un Botticelli in più? Tanto clamore per nulla”

Alessandro Marchi, che scrive quale Storico dell’Arte – Funzionario MiBACT, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Sarsina, Direttore della Villa Romana di Russi e Direttore della Fortezza Rinascimentale di San Leo invita a prestare più attenzione alla scoperta di un’opera di Botticelli a San Leo, perché a guardare bene, non sarebbe, secondo i suoi studi, proprio così.

“Il clamore che si è scatenato intorno alla ‘sensazionale scoperta’ di un’opera di Sandro Botticelli a San Leo, potrebbe spegnersi assai presto. Così se un qualche critico esperto, magari lontano dalle luci della Tivvù, si fermasse a guardare veramente quel dipinto. O magari, consultasse la letteratura e la storia che lo affianca”.

“Già dal Settecento è noto infatti un prezioso documento che attesta la commissione dell’opera, e ne registra tutte le fasi di esecuzione con relativi pagamenti di anticipi, in corso d’opera e a compimento della medesima sino un totale di 28 fiorini d’oro che, nel 1487 a Firenze, erano una certa somma. A riscuoterla, con soli cinque mesi di ritardo rispetto al contratto, fu Luca di Frosino, un pittore oggi noto solo agli addetti ai lavori, ma che era nato nel 1441 ed attivo a Firenze sino il 1515, residente nel popolo di San Simone, proprietario di una bottega e di una casa, e del quale pittore sono documentate opere nientemeno che per il Duomo di Santa Maria del Fiore nel 1491 e 1494 (purtroppo perdute)”.

“Non è documentata la sua presenza nell’atelier di Botticelli (che era comunque più giovane di lui, essendo nato nel 1445), ma la bottega di Botticelli è quella in cui furono prodotte più opere di qualsiasi altra fiorentina del ‘400 (LIGHTBOWN 1997), e non tutti quelli che vi transitarono sono testimoniati dalle carte (e sospettiamo sia andata così anche per il nostro Luca)”.

“Ma se non fosse stata dipinta da Luca di Frosino –come dice la storia- come potrebbe la pala di San Leo, esser stata dipinta da Botticelli in persona, dato che non riesce a raggiungere la qualità sublime del maestro fiorentino?
Provate ad andare nella sala 12-14 degli Uffizi, non vi chiedo di riuscire ad avvicinare la Venere o la Primavera (almeno prima del Covid, avreste dovuto calpestare un centinaio di visitatori orientali), ma guardate la piccola tavola in cui è rappresentata la Calunnia, vi sembra di ritrovare a San Leo (e non crediate che ciò non mi dispiaccia…) la stessa stesura raffinatissima dei colori, il fluttuare incantato dei panneggi, le espressioni emotive contrastanti dei protagonisti? Magari così fosse! Ma Botticelli è uno dei più grandi artisti italiani di tutti i tempi per la “sua singolare combinazione di altissima qualità tecnica fatta di segno incisivo e di sapiente resa delle forme, di profonda capacità inventiva e di efficacia narrativa. “ (LIGHTBOWN 1997).
Purtroppo i bei santi, la dolce Madonna ed il tenero Bambinello nella tavola di San Leo, sono piacevoli, affascinanti ed evocativi dell’arte botticelliana, ma il confronto diretto con le opere autografe del Maestro scongiura –purtroppo- ogni pia illusione”, conclude Marchi.

Ultimi Articoli

Scroll Up