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Saludecio: La Pietà di Tito Chini dal Museo del Beato Amato alla Chiesa di San Piero in Bagno

Nella Settimana Santa e a ringraziamento del pellegrinaggio che i parrocchiani di San Piero in Bagno e di Bagno di Romagna hanno effettuato lo scorso 18 novembre 2017 al Santuario di Santo Amato, la direzione del Museo di Saludecio e del Beato Amato ha inteso concretizzare questo sentimento con un gesto culturale di significativa rilevanza, prestando l’opera grafica di Tito Chini, raffigurante un’intensa Pietà.

Da sabato 24 marzo 2018 nella Chiesa parrocchiale di San Pietro in Vinculis (Chiesa di San Piero in Bagno) è esposto nella zona presbiteriale, La Pietà disegnata da Tito Chini.

L’opera ben s’inserisce nel contesto architettonico ed artistico dell’aula ecclesiale, in quanto è coeva alla realizzazione della chiesa (progettata da Cesare Spighi e consacrata nel 1936) e le cui finestre monofore, sono chiuse da vetri istoriati analoghi all’arte di Tito Chini.

Tito Chini (Firenze, 1989-Desio, 1947), figlio di Chino Chini ed erede dalla grande manifattura Chini di Borgo San Lorenzo, fu un artista poliedrico che si cimentò nell’arte della ceramica, del vetro, della pittura e dell’architettura. A lui sono dovuti importanti gli affreschi del Mausoleo risorgimentale di Monte Pasubio, dell’Ossario di Bassano del Grappa, dipinti e vetrate del Duomo di Schio, di numerosissime cappelle funerarie al Cimitero dell’Antella a Firenze e, tra le architetture più note, il Padiglione delle Terme di Castrocaro in Romagna.

Il disegno della Pietà, con il Corpo di Gesù Cristo sorretto da Dio Padre, appartenente ad una collezione privata riminese, è un bozzetto definitivo per una vetrata, la cui collocazione è attualmente ignota; è un disegno a tempera, con tratti a pastello colorato, su cartone, databile al 1930 circa e nel quale è possibile riconoscere tutta una serie di riferimenti con l’arte antica (Federico Zuccari).

A Tito Chini e alla sua opera sono state dedicate numerose pubblicazioni e le sue originali creazioni sono state al centro di tante mostre sull’arte applicata, di recente quelle dedicate all’Art Déco a Forlì, a Castrocaro Terme e a Saludecio.

L’esposizione nella Chiesa di San Piero in Bagno è curata dal parroco Don Rody Tonelli e dal direttore del Museo di Saludecio e del Beato Amato, Arch. Marco Musmeci.

Il Museo di Saludecio e del Beato Amato (questa è l’originaria e per ora immutata denominazione) è un museo di storia locale e arte sacra, principalmente legato alla figura di Santo Amato Ronconi (1226-1292), ed è nato nel 2001 dalla volontà della Parrocchia di San Biagio Vescovo, dal Comune di Saludecio e dalla Comunità saludecese.

Si trova in un luogo particolarmente significativo per la storia cittadina: è difatti ospitato nell’antico bastione malatestiano adiacente alla medioevale Porta Marina ed è annesso al Santuario di Santo Amato. E’ ordinato in due sezioni principali: la prima racconta la storia di Saludecio e delle sue espressioni artistiche, mentre la seconda è dedicata a Santo Amato Ronconi, canonizzato da Papa Francesco il 23 novembre 2014; fanno inoltre parte del percorso museale anche la sacrestia e la cripta della Chiesa parrocchiale.

La storia di Saludecio è sintetizzata nel vestibolo/lapidario dall’esposizione di alcuni reperti archeologici di età romana (tra i quali si segnala l’ara dedicata al dio Silvano del I sec. d.C.) e da altro materiale lapideo appartenente ad epoche diverse (come il rilievo del “Cristo in pietà” del XVII secolo).

L’arte è invece testimoniata da una quadreria del Seicento unica per la sua elevata qualità e che allinea alcuni capolavori di Guido Cagnacci quali il naturalista “San Sisto Papa” del 1627 e “La processione del Santissimo Sacramento”, scenografica rappresentazione del 1628; di Claudio Ridolfi con la pluriepisodica “Decollazione di San Giovanni Battista” del 1620 circa; e di Giovan Francesco Nagli detto il Centino con la grande pala d’altare raffigurante “I Santi Antonio Abate e Antonio da Padova in adorazione di Gesù Bambino” della metà del XVII secolo. Le opere esposte rimandano ai rapporti artistici tra Romagna e Marche, che hanno fatto di Saludecio un’importante centro culturale e che, anche per l’apporto di celebri artisti forestieri, ha generato figure locali che si sono espresse con esempi notevoli, nella pittura, nella scultura e nell’arte incisoria -si pensi a Sante Braschi del quale sono custodite nel Museo numerose creazioni-. Sempre in questa prima sala poligonale, sono poi allestiti oggetti di suppellettile ecclesiale che raccontano della presenza di ben cinque confraternite e dei due conventi che furono soppressi sotto il dominio napoleonico.

La vita e le opere di Santo Amato Ronconi e la devozione verso la sua figura, sono il tema della seconda sala. Qui sono allestiti dei dipinti che narrano dei sui miracoli e delle rare matrici e stampe che reinterpretano i medesimi temi in secoli diversi. Si segnala quale oggetto estremamente singolare, una tavola con 12 pannelli pirografati del XV secolo, che in origine era la copertura del sarcofago in cui sono state riposte per lungo tempo le spoglie del Santo; nelle scene intagliate sono raffigurati episodi noti della vita terrena di Amato Ronconi e altri fatti non ancora decifrati ed inoltre, una suggestiva veduta di Saludecio. Il culto verso il Santo si era diffuso già dal XIII secolo e senza interruzione è giunto a noi: lo testimoniano gli oggetti ed ex voto che i devoti hanno fatto dono al Santuario e, quasi in forma di curiosità, anche uno zucchetto di Papa Francesco.

In occasioni di mostre temporanee e al di fuori degli orari delle funzioni religiose, è visitabile su richiesta, la sacrestia e la cripta, quest’ultima è un ambiente sotterraneo neoclassico di particolare armonia, decorata con dei rilievi a stucco di Antonio Trentanove.

Complementare alla visita del Museo è quella alla settecentesca Chiesa parrocchiale di San Biagio Vescovo, dove si trovano altre opere d’arte e nella cappella a lui dedicata, il corpo incorrotto di Santo Amato Ronconi (1226-1292).

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