Sabbia bollente per la legge delega sul riordino delle concessioni demaniali marittime in discussione alla Camera dei Deputati.
In questi giorni la commissione competente della Camera, sta svolgendo delle audizioni tra tutti i soggetti interessati. Hanno iniziato le Regioni con i coordinatori degli assessori al demanio, Marco Scajola della Liguria e Giovanni Lolli dell’Abruzzo, coordinatore assessori regionali al turismo. Nella loro audizione le Regioni hanno espresso una forte preoccupazione per come è stato sinora trattato il tema della disciplina delle concessioni demaniali marittime. Si sono lamentate di non essere state coinvolte dal Governo, se non alla fine del percorso legislativo e chiedono che siano affrontati tutti gli usi del demanio marittimo.
Sul tema caldo delle concessioni di spiaggia, le Regioni chiedono che prioritariamente sia affermata in sede europea la definizione di un regime transitorio di durata congrua con la tutela del legittimo affidamento che è stato dato sino al 2009 alle attività turistiche esistenti e con la messa a regime delle nuove procedure.
Poi è stata la volta dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni). All’audizione ha partecipato per Anci Turismo il sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Per l’Anci il “periodo transitorio prima delle evidenze pubbliche delle concessioni balneari dovrebbe essere una scadenza “entro” la quale i Comuni e le Regioni devono attrezzarsi e avviare le procedure, lasciando la discrezionalità di anticiparle a quelle amministrazioni che sono già pronte per abbreviare i tempi”
In occasione dell’audizione, Andrea Gnassi ha anche consegnato un documento che ricapitola la posizione Anci nazionale. Proposte che in larga parte sono presenti nelle motivazioni della legge delega in discussione in parlamento.
L’intervento di Gnassi ha provocato numerose reazioni. Alcuni sindaci della Toscana hanno scritto all’Anci nazionale:”In merito all’Audizione presso le Commissioni sesta e decima della Camera dei Deputati del collega Sindaco di Rimini Andrea Gnassi, riguardo al disegno di legge in materia di demanio marittimo, i Sindaci toscani fanno presente all’ANCI che, anche di fronte alla Toscana c’è il mare e di conseguenza le spiagge e gli stabilimenti balneari. Pertanto, rappresentare al Parlamento una visione parziale di una sola parte dei comuni turistici balneari è insufficiente. Ci rivogliamo ad ANCI, ritenendo opportuno che ascolti anche la nostra voce e al Parlamento affinché, prima di assumere decisioni in materia di concessioni demaniali marittime, promuova un confronto con i Comuni della Toscana.”
L’intervento di Gnassi è stato anche pesantemente criticato dalle associazioni di categoria, sia quelle emiliano-romagnole che di altre Regioni.
In una nota di Sib e Fiba Emilia Romagna si dice: “E’ grave e inaccettabile che il Sindaco di Rimini, intervenga a nome dell’Anci, addirittura a quanto ci risulta, senza un preliminare lavoro di condivisione con tutti i Sindaci della Costa fornendo dichiarazioni intempestive, dannose per la categoria e inopportune in una fase così delicata come quella attuale in cui, finalmente, Governo e Parlamento si stanno impegnando a trovare una soluzione di riordino del nostro settore”.
Lo stesso Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna ma anche presidente della conferenza delle Regioni, è intervenuto per ribadire che occorre una “durata congrua e adeguata del periodo transitorio necessario per garantire la continuità aziendale e la riattivazione del negoziato politico con la Commissione europea, al fine di rivendicare il rilievo e la peculiarità del comparto balneare italiano”.
Martedì 2 maggio in audizione saranno ascoltati i sindacati del settore.
Si prevede che non sarà facile per i due relatori di maggioranza Tiziano Arlotti e Sergio Pizzolante trovare la quadra e far passare la legge delega. Purtroppo si sono persi anni, le soluzioni legislative andavano trovate già qualche anno fa senza aspettare la sentenza della Corte di Giustizia europea.
L’oggetto del contendere è sostanzialmente uno: un periodo transitorio prima delle evidenze pubbliche di 30 anni. Questa la richiesta di associazioni di categoria, Regioni e molti sindaci costieri. Richiesta che però, se accolta, rischia di portare dritti ad una nuova procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. Per questa ragione la proposta di legge lascia sul vago questo punto.
Sugli altri aspetti (canoni, indennizzo, riconoscimento professionalità, ecc) pur importanti, tutti i protagonisti potrebbero convergere.
Con elezioni politiche sempre più vicine, il rischio è di rinviare ancora una volta le decisioni su una legge di riordino complessivo della materia che tenga assieme peculiarità del sistema italiano delle imprese che operano sul demanio e norme europee sulla libertà di stabilimento.
Un ulteriore rinvio significa continuare a bloccare gli investimenti sugli arenili e non dare certezza alle imprese che vi operano.