Condanne confermate in via definitiva per Emilio Fede e Nicole Minetti nel processo «Ruby bis». La quarta sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi dei due imputati contro la sentenza d’appello bis pronunciata dai giudici milanesi il 7 maggio dello scorso anno. Per l’ex direttore del Tg4, accusato di tentata induzione e favoreggiamento della prostituzione, la condanna definitiva è pari a 4 anni e 7 mesi di reclusione. Per l’ex consigliera regionale della Lombardia, la riminese Minetti, imputata di favoreggiamento della prostituzione, la pena definitiva è di 2 anni e 10 mesi.
Secondo il procuratore generale della Cassazione, Minetti era la «indispensabile cerniera tra Berlusconi e le ragazze a lui destinate».
Nicole Minetti ha frequentato il liceo classico a Rimini, per poi trasferirsi a Milano, dove ha conseguito la laurea di I livello in igiene dentale presso l’Università Vita-Salute San Raffaele; successivamente ha conseguito la laurea di II livello in Scienze delle professioni sanitarie tecnico-assistenziale.
Minetti viene eletta nel 2010 consigliere regionale in Lombardia, in virtù della sua candidatura all’interno del listino del Presidente Roberto Formigoni.
Il 19 luglio 2013 Minetti, assieme agli altri due imputati, viene condannata in primo grado dal Tribunale di Milano nell’ambito del processo Ruby bis a 5 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni con l’accusa di favoreggiamento alla prostituzione. Nel 2014 la corte d’appello riduce la pena a 3 anni di reclusione, concedendo di fatto alla stessa la possibilità di chiedere una misura alternativa alla detenzione presso la magistratura di sorveglianza.Il 22 settembre 2015 la Corte suprema di cassazione accoglie il suo ricorso e annulla la sentenza del “Ruby bis” a carico di Emilio Fede e Nicole Minetti, rinviando ad un nuovo processo d’appello, respingendo al contempo il ricorso della procura di Milano che voleva condanne più elevate. Il 7 maggio il nuovo processo d’appello si conclude con la conferma della condanna, ma con una lieve riduzione della pena che passa a 2 anni e 10 mesi. Ora la conferma in Cassazione.