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Domani sciopero della Sanità. Assicurati i servizi essenziali

Per martedì 12 dicembre prossimo è stato proclamato uno sciopero nazionale di 24 ore del personale appartenente alla Dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa del Servizio Sanitario Nazionale (compreso il personale delle strutture di carattere privato e/o religioso che intrattengono un rapporto di convenzione e/o accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale), ad opera delle Organizzazioni Sindacali ANAAO ASSOMED, CIMO, AAROI-EMAC, FP CGIL Medici e Dirigenti SSN, FVM, FASSID (AIPAC – AUPI – SIMET – SINAFO – SNR), CISL Medici, FESMED, ANPO – ASCOTI – FIALS Medici, Coordinamento nazionale delle Aree contrattuali Medica e Veterinaria UIL FPL.

Nella giornata dello sciopero saranno assicurati i servizi pubblici essenziali, nel rispetto della vigente normativa, attraverso l’individuazione dei contingenti minimi di personale a garanzia delle prestazioni indispensabili e non dilazionabili, equivalenti ai servizi minimi assicurati normalmente nei giorni festivi.

Per i camici bianchi è inconcepibile che in una “manovra da 20 miliardi, di cui 12 trasformati in bonus di ogni genere - da quello per i bebè agli abbonamenti per i trasporti pubblici all’inedito per la sistemazione dei giardini – non vi sia spazio per le risorse per il tavolo contrattuale , ancora fermo dopo 8 anni di blocco. Risorse accessorie che i sindacati sottolineano essere «già nostre ed esistenti nelle singole aziende sanitarie».

Le soluzioni trovate per altri settori del pubblico impiego, dalla scuola alla università al comparto sicurezza, sono state negate al personale del Ssn sempre più risicato e più anziano. «Mentre il concorso di ammissione alle scuole di specializzazione, solo pochi giorni fa, ha lasciato 10mila giovani medici ,destinati a raddoppiare nei prossimi due anni, fuori dai percorsi formativi e dall’accesso al lavoro» spiegano.

“Si sciopera per difendere un diritto costituzionale dei cittadini e le ragioni del nostro lavoro che ne è valore fondante e garanzia di esigibilità” ribadiscono i sindacati.

La legge di Bilancio “esclude la sanità, unico settore della pubblica amministrazione, da politiche di investimento e rilancio, relegandola in una recessione perpetua e negando ogni segnale di attenzione e rispetto, nei confronti di medici, veterinari, e dirigenti sanitari dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale”.

Questa situazione per i sindacati è lo specchio di un totale disinteresse per chi ha in mano le cure dei cittadini. «Un tale disinteresse non può che comportare la rottura del rapporto tra chi governa la sanità pubblica, a livello nazionale e regionale, e i suoi professionisti, che ne sono anima e corpo».

L’accusa per le Regioni è di aver garantito i  Livelli essenziali di assistenza – dove sono stati realmente assicurati ai cittadini – a spese dei professionisti «per cui appare inaccettabile che tentino di sottrarsi agli obblighi contrattuali ponendoli in alternativa con il diritto alla salute dei cittadini». E ce n’è ovviamente anche per il Governo chiamato ad assumersi la responsabilità «per avere determinato questa situazione». E non si salva nessuno, figuriamoci la politica «Nemmeno i partiti della sua maggioranza possono pensare di chiamarsi fuori comportandosi come Ponzio Pilato».

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